Lettera a Tremonti di un’insegnante di periferia
Data: Sabato, 05 giugno 2010 ore 18:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Ministro Tremonti,
lei mi obbliga a violare la legge. Mi piacerebbe incontrarla per
dirglielo guardandola negli occhi. Lei sta obbligando la maggioranza
dei docenti italiani a violare la legge. E’ esattamente quello che
accade in moltissime scuole italiane. Cosa
significa infatti ammassare più alunni di quanti un ‘ aula può
contenerne, se non violare la legge? Sono ben tre le norme violate: la
normativa antincendio, quella per la sicurezza negli edifici scolastici
e quella igienico sanitaria. Molti sanno che lei ha tolto ben 8
miliardi all’istruzione pubblica.
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“C’erano tanti sprechi e siamo in tempi di crisi, bisogna
razionalizzare”, saggia e incontrovertibile affermazione. Così ha
giustificato la cosa. Di contro, però, le spese militari ricevono 25
miliardi di euro e leggo in questi giorni di un bonus di 19 mila euro a
classe per le scuole private e leggo anche di un aumento di circa 200
euro mensili per i colelghi di religione, buon per loro, non sia mai,
ma allora non bloccassero i nostri per i prossimi secoli.Mettiamoci
d’accordo. C’è la crisi o no? Un giorno c’è, un giorno non c’è, un
giorno è un “anatema psicologico delle sinistre” e l’altro giorno
“dobbiamo fare sacrifici”. Ma non tutti, attenzione: gli statali. Io mi
sono arrovellata nel tentativo di capire dove fossero quegli sprechi
quando, nell’agosto 2008, ho saputo degli 8 miliardi da togliere alla
scuola pubblica. Ma lei ha fugato i miei dubbi: lo spreco era studiare
l’italiano, e quindi via due ore. Lo spreco era studiare la tecnologia
moderna e quindi via un’ora. Questo alle medie. Escano prima i ragazzi:
così hanno tempo per riflettere. Lo ha detto il ministro Gelmini. Lo
spreco era recuperare i bambini con difficoltà (cosa frequentissima nei
contesti dove vivo e ho scelto di insegnare io, e cioè nelle
periferie), e quindi via le compresenze in talune ore di due maestri
nelle elementari: a questo servivano, caro ministro. IL tutto eseguito
con la furia di un boscaiolo cieco che ha distrutto chiome sane, piante
rigogliose e qualche ramo secco, ma troppo pochi, in cambio della
distruzione della nostra foresta amazzonica: il polmone del nostro
futuro. Quelle due ore d’italiano e le compresenze servivano anche a
coprire le assenze dei colleghi senza ricorrere a supplenze esterne.
Inoltre : aumentiamo i ragazzi per classe: fino a 30, 33..ma sì.
Realizziamo un bel parcheggio per ragazzi, non una scuola certamente.
Del resto sono altre le fonti vere della formazione: la vita, la
strada, la televisione, il computer. Per chi vuole studiare veramente
ci sono le scuole private. Studiare cosa e come poi è da vedere. C’è un
piccolo particolare: tutto ciò è anticostituzionale. La Costituzione
riconosce alla scuola pubblica, statale, italiana il compito di formare
e istruire gli italiani. Le private? Una scelta possibile, non
obbligata. Non era un paradiso la scuola pubblica, prima di Tremonti,
ma i problemi erano altri, non certo questi. Torniamo alle sue
motivazioni: la gestione dei singoli istituti, troppi soldi, troppi. E
quindi tagli anche a quella. “Facessero una colletta i genitori, e che
sarà mai qualche centinaio di euro”. Alla voce vedi sopra. “Qualche
centinaio di euro è nulla”, ma non c’era la crisi? Nella mia regione,
in Sicilia, quel centinaio di euro serve per andare avanti. E dunque i
tagli: nella scuola dove insegno io, una normale scuola media della
periferia palermitana, ma potremmo generalizzare a tutte le scuole
medie d’Italia, siamo quasi alla paralisi. Avete compiuto il miracolo:
unire di colpo nord e sud nella omologazione verso il peggio. Dico
quasi, perché poi, incredibilmente, docenti e dirigenti sono diventati
bravi a fare i salti mortali e le capriole all’indietro. E forse questo
lei lo sapeva: qual è l’unica classe di lavoratori in Italia che,
nonostante tutto, continua a lavorare? La nostra. Nel senso che lei
aveva ragione e che quindi, nonostante i tagli , riusciamo ad andare
avanti? No: nel senso che per noi quelli che non devono subire le
ricadute gravissime della sua scelta scellerata, ripeto, scellerata,
non devono essere i ragazzi: e dunque si alza la saracinesca comunque e
si fa l’appello tutte le mattine. Però sa cosa c’è? C’è che abbiamo
anche sopportato e stiamo sopportando molto, ma l’illegalità di stato
dentro una scuola no. Io non la sopporto e la denuncio. Tagliare
completamente i fondi di gestione delle scuole ha comportato
l’impossibilità di chiamare supplenti per coprire le assenze, adesso
che non ci sono più quelle due ore che servivano a coprirle. E dunque
le classi si dividono in altre classi. Giornalmente. I ragazzini si
prendono la loro sedia e vagano nei corridoi in cerca di spazio.
Perdendo ore di lezione. E allora: posso sopportare di lavorare meno,
posso sopportare di farlo in una scuola ammuffita, con l’acqua che
filtra, senza vetri (lei mi dirà : si rivolga all’amministrazione
comunale), posso sopportare di non avere carta igienica per i ragazzi,
sapone nei bagni, riscaldamenti a singhiozzo. In una mia classe di
prima media ho 23 bambini, 4 di loro con gravissimi disagi sociali e
disturbi comportamentali (sono figli di carcerati) , due con problemi
di apprendimento e uno disabile grave. Io insegno arte: nelle mie ore
non ho insegnante di sostegno, perché sono state tagliate le ore del
sostegno, come tanti sanno. E allora mi dica lei quel ‘è il diritto
all’istruzione negata del mio alunno disabile? Qual è il diritto
all’attenzione precipua negata ai 4 bimbi con problemi sociali? E ai
due che non riescono a leggere senza distrarsi? E ‘ una scuola di
periferia, se non li aiuto io chi li aiuta? E il resto dei compagni?
Non hanno diritto alla “normalità”? E poi viene la ministra Gelmini a
parlar male dei docenti del sud, di come i nostri alunni sono in fondo
alle classifiche delle prove di merito: ma in queste condizioni cosa vi
aspettate? E’ già un mircolo se abbiamo le sedie nella mia scuola.
L’inverno lo abbiamo trascorso con mussa e infissi rotti. “Si rivolga
al Comun” dirà lei. Il suo sindaco di centrodestra ha tagliato anche
lui tutti i finanziamenti alle scuole: sia per il funzionamento
ordinario, sia per le manutenzioni. Non ci resta che Santa Rosalia. E
in effetti ..manco la chiesa ci appoggia, noi sciagurati delle
periferie, intenta com’è a salvaguardare le scuole private. Lei lo
chiama razionamento e si riempe la bocca di frasi assurde sul come
l’Italia stia reggendo la crisi. Mi scusi: ma che cavolo sta dicendo?
Lo deve dire lei, una statistica o io? Ho 253 alunni, 253 famiglie
cioè: un bel campione di famiglie di periferia, come ce ne sono a
migliaia nella corona delle città. Forse ne so parlare meglio di lei
degli effetti della crisi, sig. Ministro: niente fumo negli occhi
ahimè. Perché nemmeno il contributo di 15 euro annui riescono più a
pagare. Lo stato vissuto nelle classi italiane è disastroso. Io la
chiamo illegalità. Io non posso adeguarmi. Non per me stessa, che alla
fine noi docenti ci abituiamo a tutto, ma per loro. Non posso più
tollerare che quei ragazzi siano il bersaglio vero delle nostre scelte.
E’ questa l’illegalità Egregio ministro. L’’illegalità e il non
rispetto della legge no. A Palermo no. Non in quel quartiere: la scuola
non può tollerarlo perché è l’unico baluardo dello Stato. Porti solo la
sua firma questo scempio: io non voglio rendermene complice. E non mi
dica che sto facendo politica e un insegnante non può farla. Io ne ho
più diritto di lei, che sia chiaro: io formo i cittadini di domani. Non
lei. Lei passerà, per fortuna, ma i docenti italiani ci saranno sempre
a insegnare cosa voglia dire rispettare le regole, rispettare la legge,
cosa significhino parole come “comunità”, come “solidarietà”, come
“eguaglianza”, come “fraternità”. Questa è politica, caro Tremonti, ed
è il senso del mio mestiere. Glielo insegno di più io, non di certo tu
che gli togli maestri, risorse e ruolo sociale. Da qualche mese mi
rifiuto di accogliere ragazzi provenienti da classi divise oltre il
numero consentito. E lo farò anche a fronte di ordini di servizio
scritti. Venga qualcuno a obbligarmi. Venga pure. Io mi rifiuto. IL mio
Dirigente mi dirà: dove li metto allora? Io la rivolgo a Lei questa
domanda: dove li mettiamo? La rivolgo ai suoi elettori, che sono anche
genitori: dove volete che li mettiamo i vostri figli? Di quei 25
miliardi alle spese militari destini nuovamente alla scuola pubblica
gli 8 miliardi tolti. Oppure assegni i proventi del lotto per un anno
alla messa in sicurezza degli edifici scolastici: sono questi per me i
monumenti culturali dell’Italia che amo. La smetta di giocare con la
vita e con l’istruzione dei nostri figli. Anzi, le dico di più, se
posso: se ne vergogni.
Mila Spicola
Professoressa.
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