Gelmini, per superiori riforma condivisa e in linea con esigenze societa'
Data: Venerdì, 28 maggio 2010 ore 11:55:07 CEST Argomento: Rassegna stampa
Caro Direttore,
condivido le preoccupazioni di Irene Tinagli sul futuro dei molti
giovani che non sono impegnati nello studio e nemmeno sul lavoro. Si
tratta di una condizione di disagio con evidenti ripercussioni negative
sugli individui e sulla società. Proprio per questo il governo ha
intrapreso fin dall’inizio del suo mandato un’azione incisiva su questo
fronte. Per la prima volta da molti decenni è stata messa a punto una
riforma delle superiori ampiamente condivisa e in linea con le esigenze
della cultura e della società dei nostri tempi.
Con il ministro Sacconi abbiamo sottoscritto il «Piano per
l’occupabilità dei Giovani: Italia 2020», che punta ad una piena
integrazione tra il sistema educativo e il mondo del lavoro e ad una
rapida transizione dalla scuola al lavoro. Un piano in sei interventi
che darà impulso ad una serie di iniziative volte a rilanciare
l’istruzione tecnica e professionale, il contratto d’apprendistato,
l’utilizzo dei tirocini formativi, il ruolo della formazione
universitaria e l’apertura dei dottorati di ricerca al sistema
produttivo. Per l’università si prospetta ora un’occasione
irripetibile, quella di una riforma organica e di ampio respiro in
grado di rimettere in gioco le energie migliori della nostra ricerca.
Nuova governance, bilanci e concorsi più trasparenti, più attenzione ai
giovani studiosi.
Mi sembra quindi fuori luogo ridurre questi sforzi ad una battuta e
dire che il ministero dell’Istruzione è più in sintonia con quello del
Turismo che con le esigenze di crescita dei nostri giovani. Il problema
è davvero diverso, sia nel caso specifico che in generale. Ho espresso
- e la ripeto - la disponibilità a discutere senza pregiudizi una
rimodulazione del calendario scolastico, tenendo presenti due fatti
oggettivi: oggi in Italia i giorni di scuola sono più numerosi rispetto
alla media europea e a Trento e Trapani il clima non è proprio lo
stesso. Quindi ben venga un dibattito su come rendere l’anno scolastico
più flessibile e aderente alle esigenze di diverse parti del Paese.
Però, come dicevo, esiste anche un problema generale, che è quello del
rapporto tra quantità e qualità. Negli anni il nostro sistema
educativo, sia nelle scuole che nelle università, ha privilegiato la
prima sulla seconda: più ore di scuola, più insegnanti e professori,
più corsi di laurea, più sedi, più studenti universitari. E’ bene
riconoscere che tutto questo non vuol dire aumentare la qualità dei
processi formativi. La scuola e l’università devono tornare ad una
visione rigorosa e - vorrei dire - orgogliosa del loro compito, che è
quello di creare e trasmettere conoscenza, anche se questo significa in
molti casi abbandonare consuetudini alle quali in molti si erano
attaccati. E’ finita un’epoca. Oggi la crisi internazionale ce lo
impone: o si cambia o non si è più in grado di reggere la sfida della
modernità. Per questo mi aspetto che il Parlamento approvi al più
presto, e con una larga maggioranza, la riforma delle Università.
*Ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca
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