A scuola un equivoco Tecnico
Data: Lunedì, 24 maggio 2010 ore 07:24:21 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Un'immagine dell'Italia di domani: è questo, nulla di meno, che emerge dall'analisi delle domande d'iscrizione alla scuola secondaria superiore per il prossimo anno scolastico, anticipata dal Sole 24 Ore mercoledì 12 maggio. Il delicato passaggio dalla scuola "media" alle superiori si rifletterà nella preparazione dei giovani che si affacceranno al mercato del lavoro dal 2016. Ma la loro preparazione corrisponderà, a quella data, alle richieste delle imprese?
Attilio Oliva, creatore e presidente di TreeLLLe, l'associazione non profit per il miglioramento della scuola, ha richiamato l'attenzione sul problema principale: le aziende hanno grandi difficoltà a reperire i tecnici qualificati di cui hanno bisogno, ma i giovani e le famiglie continuano a scegliere in misura crescente l'istruzione liceale. (Andrea Casalegno da Il Sole24Ore del 19/5)

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Negli ultimi due anni c'era stata una leggera riscossa degli istituti tecnici, ma questa tendenza sembra essersi fermata con l'approvazione della riforma Gelmini, che pure aveva tra i suoi obiettivi una svolta verso la professionalizzazione.
Le scelte dei giovani e delle famiglie sono dunque criticabili? Credo siano, al contrario, sostanzialmente equilibrate, poiché riflettono la fisiologica tendenza di tutte le società evolute ad accrescere i livelli d'istruzione. Una tendenza che si esprime da noi nel calo costante (non però nel crollo) delle iscrizioni agli istituti professionali, che oggi ammontano a poco meno del 20%, con una flessione del 2,2% rispetto all'anno precedente.
Non dimentichiamo, inoltre, che la riforma Gelmini muoverà i primi passi solo nel prossimo anno scolastico. Oggi le scelte sono state compiute in base a una previsione, non all'esperienza diretta, e nei prossimi anni si potranno correggere se le novità, per ora esistenti solo sulla carta, si conquisteranno sul campo un profilo solido e convincente.
Vediamo dunque perché la fotografia scattata dalle domande d'iscrizione all'anno scolastico 2010-11 non mi pare squilibrata.
Sommando il settore economico (14,1%: gli ex ragionieri) e il settore tecnologico (16,8%) l'istituto tecnico, sia pure in calo dell'1,4% rispetto all'anno precedente, conquista saldamente il primo posto: 31% degli iscritti alle scuole secondarie superiori. È vero che i licei nel loro complesso arrivano al 49,3% e sono in lieve crescita. Ma le diverse forme di istruzione liceale sono fortemente disomogenee e ha poco senso sommarle. Gli istituti tecnici invece, pur nella distinzione tra i vari indirizzi, opportunamente ridotti di numero con la riforma, sono fortemente caratterizzati in senso unitario. Vediamo i licei uno per uno. Il liceo scientifico con il 25% delle iscrizioni (21,1% l'opzione tradizionale con il latino, in leggero calo, e 3,8% il nuovo liceo di scienze applicate, senza latino, quasi raddoppiato ma partendo da una base esigua) resta saldamente al primo posto, ed è in crescita. Il classico è sostanzialmente stabile (8,4%, con una crescita dello 0,7 rispetto all'anno precedente).
Cresce il linguistico, ma si ferma al 5,5%, mentre è stabile il liceo delle scienze umane (ex magistrali), poiché il calo dell'opzione con il latino è poco più che compensato dall'incremento della nuova opzione economico-sociale. Il liceo musicale (nuovo) e quello artistico sono due scuole di nicchia culturalmente importanti; ma, pur sommati, non raggiungono il 4% delle iscrizioni.
Ecco dunque la struttura portante dell'insegnamento secondario superiore nel 2010-11: 31% istituti tecnici, 25% liceo scientifico, 8,4% classico, 6,8% scienze umane, 5,5% linguistico, 20% istituti professionali. Se è vero, come è vero, che le aziende italiane, soprattutto quelle più innovative, hanno difficoltà a reperire tecnici qualificati, come dovremo agire nei prossimi anni per soddisfare le loro richieste e indirizzare i giovani verso le migliori prospettive d'impiego?
Orientando le loro scelte, si dice. D'accordo. Ma l'orientamento può soltanto riequilibrare le tendenze in atto, non capovolgerle; tanto più se sono radicate, come appaiono da anni le scelte delle famiglie italiane. La crescita delle iscrizioni ai licei è una tendenza sociale progressiva e non è né possibile né opportuno cercare di invertirla. All'interno di questa crescita, se i nuovi orientamenti (meno latino, più scienze esatte, più scienze umane) sapranno fornire un'istruzione di qualità, le scelte si orienteranno gradualmente verso di essi. Assisteremo così a un'espansione dei nuovi licei, solo in parte compensata dal calo delle opzioni tradizionali.
Per quanto riguarda gli istituti tecnici, l'unico modo per farne salire le iscrizioni non è metterli in concorrenza con i licei e scoraggiare l'iscrizione a questi ultimi (in pratica, al liceo scientifico) bensì orientare verso i tecnici il calo fisiologico dei professionali. In altre parole, la riscossa degli istituti tecnici non deve avvenire abbassando, ma elevando i livelli sociali d'istruzione.
Questo è un obiettivo realistico e opportuno. Sconsigliare l'iscrizione ai licei per favorire i tecnici sarebbe, più che controproducente, inutile: come fare un buco nell'acqua.








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