La Lega vuole la sedia della Gelmini
Data: Domenica, 23 maggio 2010 ore 07:53:37 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Dopo il federalismo demaniale l'obiettivo delle camicie verdi è il ministero dell'istruzione
Il Carroccio pensa a una scuola sul modello svizzero
La scuola italiana non piace alla Lega Nord, che adesso scopre l'istruzione svizzera e si prepara ad attaccare il ministro Mariastella Gelmini e il governatore Roberto Formigoni. Prenotando la poltrona ministeriale in caso di rimpasto e cercando di colpire una volta di più il governatore lombardo, così da poter ottenere la candidatura per palazzo Marino. (da Italia Oggi di Antonio Calitri)

Redazione


Ottenuta la prima vittoria sul federalismo demaniale, la Lega Nord torna a interessarsi di scuola. Un suo vecchio cavallo di battaglia che all'inizio della legislatura aveva creato i primi attriti tra Umberto Bossi e la Gelmini, poi appianati grazie alle vittorie ottenute sulle graduatorie regionali. Ma la poltrona della Gelmini continua a far gola alla Lega Nord che da lì potrebbe riscrivere la storia d'Italia e iniziare a formare i giovani leoni verdi sin dai banchi di scuola. Così, anziché continuare con la storia trita e ritrita del dialetto che ha fatto presa fino a un certo punto sulla base, adesso ha incominciato a studiare il modello svizzero, che presto rivendicherà per l'Italia o per lo meno per la sua «Padania».
Con una sorpresa. In Svizzera non esiste un ministro dell'istruzione. Che sia stato un chiaro messaggio di sgombero a Mariastella Gelmini?
Nessuno per il momento è stato esplicito ma a Varese dove si è svolto un interessante convegno sull'argomento, l'hanno intesa proprio così. Fatto sta che durante il convegno all'interno di Villa Recalcati si sono confrontati i modelli scolastici della Lombardia e del Canton Ticino, ed è andato in scena il riposizionamento leghista sul tema.
Non più le vecchie bandiere del dialetto, degli insegnanti locali e della chiusura agli stranieri. No, la Lega diventa adulta e adesso adotta un modello nuovo e più credibile.
Nell'enclave leghista, territorio controllato a vista da Umberto Bossi e Roberto Maroni hanno preparato i lavori il presidente della provincia Dario Galli e il sindaco del capoluogo Attilio Fontana. E hanno attaccato la scuola lombarda tanto esaltata da Formigoni che di fatto, secondo Giuseppe Reguzzoni, «non è altro che una diramazione di quella statale italiana».
E allora, la vera star dei lavori è stato il direttore della divisione scuola del Canton Ticino Diego Erba che ha spiegato il sistema elvetico dove la costituzione affida ai cantoni la competenza esclusiva dell'istruzione e riserva al ministero dell'interno (che in Italia guarda caso è targato Lega) un ufficio di coordinamento tra i vari sistemi locali. Che sono ben 26, più delle nostre regioni, e funzionano bene visto che l'istruzione svizzera è considerata tra le miglior in Europa.
Ogni cantone svizzero non solo decide l'organizzazione dell'istruzione, ma anche i concorsi e la paga degli insegnanti. Per quanto riguarda la lingua poi, la lingua locale (che per la lega può essere rappresentata dal dialetto) e messa alla pari delle altre lingue ufficiali svizzere.
Infine l'integrazione degli stranieri gestita sempre da cantone a cantone a seconda delle diverse situazioni, sembra funzionare. Musica per le orecchie della Lega con il presidente della provincia Galli pronto a continuare gli approfondimenti e a capire come introdurre qualche elemento svizzero nella scuola varesina. Ma Varese rappresenta solo il primo passo perche Bossi vuole fare tesoro dell'esperienza svizzera per portarla a Roma e introdurla nel nuovo sistema federalista. Dove non troverebbe più posto il ministero.

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