Inutile regionalizzare la scuola. Una riflessione critica sulla proposta di legge Goisis
Data: Giovedì, 20 maggio 2010 ore 13:43:33 CEST Argomento: Opinioni
Dal
collega Giuseppe Li Vigni ci arriva una interessante riflessione
critica sulla proposta leghista di regionalizzare la scuola.
"Da una lettura della proposta di legge Goisis, ove è prevista
l’abolizione del concetto “personale scolastico statale”, faccio notare
che la regionalizzazione del personale scolastico stesso non risolve i
problemi dell’efficienza e della produttività delle strutture
educativa. Sono molto scettico su come gestiranno le regioni sia il
personale scolastico che l’amministrazione scolastica stessa, delle
forme di finanziamento e organizzative gestionali."
Giuseppe Li Vigni
pinino@virgilio.it
Da una lettura della
proposta di legge Goisis, ove è prevista l’abolizione del concetto
“personale scolastico statale”, faccio notare che la regionalizzazione
del personale scolastico stesso non risolve i problemi dell’efficienza
e della produttività delle strutture educativa. Sono molto scettico su
come gestiranno le regioni sia il personale scolastico che
l’amministrazione scolastica stessa, delle forme di finanziamento e
organizzative gestionali.
La regionalizzazione inasprirà fortemente il divario fra regioni e
penalizzati risulteranno alla fine gli allievi stessi. L’albo regionale
sarà più di ostacolo che un vantaggio per quanto riguarda la selezione
del personale stesso, creando forti disparità e anche poca trasparenza
anche sugli sviluppi di carriera. Bisognerebbe favorire invece
l'accesso ai ruoli dello stato ed al mondo del lavoro, abolendo ordini
ed albi; ciò garantirà una massima occupazione.
Giusto è il ricorso al concorso pubblico a livello regionale ma
insensato chiedere la residenza come requisito per l’accesso al
pubblico impiego o come titolo di merito o di preferenza. E' una palese
violazione del diritto comunitario che stabilisce la libera
circolazione dei lavoratori.
Tutto il personale scolastico deve rimanere statale, le procedure di
reclutamento e selezione sono già a livello sia regionale che
provinciale.
Anche le istituzioni scolastiche godono di personalità giuridica e
quindi sono già autonome, tanto è vero che possono stipulare contratti
ed organizzarsi: produrre effetti nel mondo del diritto. Compito delle
regioni semmai è fornire i servizi integrativi di assistenza mediante
un piano di organizzazione regionale di garanzia al diritto allo
studio, complementare ai servizi minimi, che sono già garantiti dallo
Stato.
Quest’esasperazione di regionalismo è in realta un vero e proprio
assoggettamento al controllo dei politici sulla scuola e come tale
condizionerebbe anche le scelte didattiche ed educative delle scuole
stesse. Questo tipo di riforma somiglia in un certo senso a quella
sanitaria che col regionalismo ha prodotto i frutti di una sanità
privata che ha calpestato quella pubblica, basti pensare come hanno
operato i Comitati di Gestione delle USL ed il forte indebitamento
delle stesse ed allo scempio che oggi assistiamo.
Non è a mio parere questa la strada che dovrebbe essere perseguita per
garantire efficienza e professionalità del personale scolastico, in una
scuola sempre più umiliata da tagli indiscriminati ed impoverimento
della cultura nazionale. Sarebbe un ulteriore sacrificio inutile da
chiedere alla cittadinanza ed agli allievi stessi.
Giuseppe Li Vigni
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