Mannaia sugli insegnanti: verso il blocco del contratto
Data: Mercoledì, 19 maggio 2010 ore 08:22:23 CEST Argomento: Rassegna stampa
«L'obiettivo mi sembra chiaro: un forte ridimensionamento della scuola
pubblica, una scelta dettata dalla mancanza di risorse ma anche da un
preciso impianto ideologico», dice il segretario generale della Flc
Mimmo Pantaleo. D'altronde la scuola è il settore in cui il
centrodestra ha trovato la maggiore resistenza nell'applicare la sue
varie riforme. E ora arriva il conto da pagare. Tagli, tagli e tagli.
Senza alcuna pietà. Se ne accorgono le famiglie che proprio in questi
giorni stanno scoprendo una triste realtà: il tempo pieno è morto,
deceduto. Ma gli insegnanti non hanno finito di vedersi complicare la
vita: il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha in mente una manovra
«alla greca». E il comparto pubblico sarà il primo a farne le spese,
compreso ovviamente quello della conoscenza. L'ultima indiscrezione,
non confermata dal ministero, è che verranno bloccati gli scatti di
anzianità. «L'unica certezza è che sarà un'ennesima mannaia sul
pubblico. Ma stiamo discutendo al buio: non c'è alcuna certezza». Se
non, dice il segretario della Cgil, che non c'è da aspettarsi il
rinnovo dei contratti. Ieri l'ennesima riunione all'Aran per il
riordino dei comparti, conditio sine qua non secondo il decreto
Brunetta per l'apertura della trattativa sul contratto: «Ma è solo una
scusa», secondo Pantaleo, «la verità è che vogliono bloccare la
contrattazione». E le indiscrezioni sugli scatti di anzianità?
«Possibile, ma inaccettabile».
E mentre Tremonti assicura che la manovra non avrà «impatti sulla vita
concreta delle persone comuni», come ha detto a Bruxelles, le «persone
comuni» si stanno accorgendo proprio in questi giorni in quale stato
sia ridotta la scuola pubblica dopo le precedenti manovre tremontiane.
Dalla Lombardia al Lazio, genitori e insegnanti sono sul piede di
guerra perché la riduzione degli organici impone una riduzione delle
classi a tempo pieno, e l'impossibilità di garantire il modello di quel
tipo di scuola, che vive e ha senso soltanto se gli insegnanti possono
dedicare delle ore alle compresenze. A Roma domani si concludono «le
quattro giornate per la scuola pubblica», che nascono sulla scia di una
mobilitazione che già da qualche mese ferve nelle scuole romane e che è
esplosa dopo la «scoperta» che i tagli quest'anno sono «enormemente
aumentati con oltre 700 esuberi del personale di ruolo» spiega il
Coordinamento permanente delle scuole. Domani alle 17 l'appuntamento è
sotto al Miur per un «assedio sonoro». Ma non va meglio nelle altre
città. Si legge sul sito «Rete scuole» che a Milano, ad esempio, sono
state richieste 7.206 classi a tempo pieno e sono state autorizzate
7.059 classi a 40 ore, per un totale di -147. A settembre, quando sarà
reso noto l'organico di fatto, le sorprese potrebbero essere
addirittura più brucianti. L'autunno caldo potrebbe partire proprio
dalla scuola.
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