La scuola italiana vista da una mamma rumena
Data: Giovedì, 13 maggio 2010 ore 08:20:00 CEST Argomento: Opinioni
“Mio figlio è il più bravo della sua
classe! Prende sempre 9 e 10 in molte materie!”
Esclama con soddisfazione e orgoglio una giovane mamma rumena
trasferitasi da alcuni anni a Brescia per motivi di lavoro.
“Però dal punto di vista scolastico
mi dispiace che ho portato mio figlio in Italia: qui quasi si annoia,
non si fa scuola come da noi in Romania”.
Il ragazzo frequenta in città un istituto tecnico di alta
specializzazione ed è inserito ottimamente nel contesto scolastico e
sociale bresciano. Il problema sono “le scuole italiane che non vanno e
che sono indietro rispetto al sistema scolastico rumeno”. In Romania il
percorso scolastico inizia con i cinque anni delle elementari, poi con
quattro delle medie, poi con l’istruzione superiore di tre o cinque
anni ed infine con l’università.
Ma è nei contenuti la differenza più significativa: già nelle medie i
ragazzi studiano chimica e fisica, poi si studia bene la geografia e la
storia (non solo rumena!), ed infine si apprende bene una lingua
estera: l’inglese.
Tanto che il ragazzo in classe supera tutti i suoi compagni e quasi
conversa correttamente con l’insegnante di lingua. La mamma, anch’essa
laureata nel suo paese, lavora alacremente, sopportando non pochi
sacrifici, pur di sostenere ed incoraggiare il figlio negli studi ed è
contenta degli ottimi risultati conseguiti.
Sono anni che la scuola italiana segna il passo rispetto al sistema
d’istruzione europeo, ed ancora vengono perpetrati “tagli alle spese e
alle cattedre”, affossando in modo definitivo e irreparabile la nostra
scuola pubblica. In un mondo sempre più competitivo e globalizzato, che
richiede competenze e specializzazione per affrontare le sfide
economiche mondiali, la scuola dovrebbe essere “curata”in modo
particolare dai governi e dalle classi dirigenti se non si vuole
restare indietro e diventare fanalino di coda.
E l’Italia in questo campo è messa proprio male, costretta a continui
tagli di cattedre, classi sovraffollate, edifici scolastici decadenti,
insegnanti mal pagati e demotivati, abbandono e insuccesso scolastico
preoccupante, ecc…Si parla tanto di investire nella scuola e
nell’istruzione per creare sviluppo, lavoro e ricchezza per i giovani,
ma di concreto si fa ben poco…
“Abbiamo un governo nemico della
cultura e della ricerca per volere del ministro dell’Economia Tremonti”,
ha dichiarato il presidente della regione Puglia, Nichi Ventola, ed un
ministro dell’Istruzione che sacrifica pezzi importanti della scuola
sull’altare del bilancio e del risparmio economico.
Lo Stato, quindi, nega un futuro migliore ai propri figli, impedisce la
formazione delle future classi dirigenti.
Un bell’esempio di intelligente e oculata gestione della cosa pubblica.
Una bella prospettiva per un futuro migliore. Come sembra lontano
l’incitamento di Antonio Gramsci ai giovani del suo tempo: “Studiate
perché il futuro ha bisogno di voi”.
Anch’io auguro ai giovani, come a quel caro e bravo ragazzo, di
studiare e di realizzare tutti i loro sogni. All’Italia…la magra
consolazione, in faccende di scuola, di stare dietro la Romania.
Angelo Battiato (inviato speciale a
Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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