Insegnamento Religione: se Gelmini è soddisfatta lo sono pure gli studenti che non si avvalgono?
Data: Martedì, 11 maggio 2010 ore 12:17:10 CEST Argomento: Opinioni
Un
comunicato stampa incomprensibile quello presente sul sito del Miur a
commento della sentenza del Consiglio di Stato che “riconosce la
legittimità delle ordinanze nelle quali si stabiliva che ai fini
dell’attribuzione del credito scolastico, determinato dalla media dei
voti riportata dall’alunno, occorreva tener conto anche del giudizio
espresso dal docente di religione.” Incomprensibile perché la
ministra Gelmini esprime “soddisfazione” per una sentenza che avrebbe
preteso invece insoddisfazione e non già per colpire i colleghi di
religione cattolica, ma perché ferisce, colpendoli realmente, i ragazzi
che non si avvalgono.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org
Se infatti si fa un excursus su tutte le altre dichiarazioni
ministeriali, la litania sempre cantata è stata quella che le
istituzioni devono venire in contro alle esigenze degli studenti e
delle famiglie che invece sarebbero subalterne alle bizze dei
docenti. Non è stata infatti sempre questa la paternale che la ministra
ha fatto quando ha inteso colpire gli insegnanti e la scuola pubblica?
Nel caso specifico dei crediti ai ragazzi che non si avvalgono
dell’insegnamento della religione cattolica però di tanta disponibilità
non si cura affatto. Anzi, sembra come se esistesse nella nostra
nazione solo una fede e una confessione e tutto il resto fosse una
piacevolezza di gente non meritevole di regolare cittadinanza e di
costituzionale diritto e rispetto. Una soddisfazione, quella espressa
dalla Gelmini, che dovrebbe offendere tutto il mondo e non solo le
famiglie dei ragazzi che non intendono seguire le lezioni di religione
cattolica. Se può apparire giusta la sentenza del Consiglio di stato
nel considerare la religione cattolica come una materia simile a tutte
le altre, contestualmente il Miur avrebbe dovuto, a tamburo battente,
prevedere un insegnamento alternativo per i ragazzi non cattolici,
atei, agnostici e via discorrendo. Dovrebbe subito aprire la borsa e
pagare docenti affinché si occupino di questi alunni, invece li
penalizza due volte: togliendo un’ora a settimana di lezione e la
possibilità di un credito. Che soddisfazione è lasciare questa
minoranza in balia di se stessa durante l’ora di religione? Quale
principio educativo si impartisce a questi giovani? E’ come dire loro:
peggio per voi che perdete un’ora di insegnamento e pure la possibilità
di un credito maggiore; anzi così imparate a seguire la fede cattolica
che vi garantisce un privilegio. Non siamo ai tribunali di
inquisizione, ma una discriminazione così evidente ferisce l’amore per
un altro culto che ha assoluta pari dignità con qualsiasi altro e ma
intacca pure il principio di uguaglianza, quello caro alla rivoluzione
francese
PASQUALE ALMIRANTE
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