La scuola, internet e il sapere su misura
Data: Mercoledì, 05 maggio 2010 ore 21:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Tutti
coloro che hanno figli conoscono la difficoltà dei ragazzi a discernere
le informazioni sulla Rete. Una ricerca su Google sforna pagine e
pagine di riferimenti: in tutta questa abbondanza, come distinguere
l'informazione importante e attendibile da quella irrilevante o
patentemente falsa? Chi non è cresciuto con internet ha costruito con
lo studio e buoni insegnanti la capacità di separare il grano dal
loglio dell'informazione. Lo stesso deve avvenire oggi con la Rete:
insegnare un "senso critico digitale" tocca, in primo luogo, alla
scuola. (di Andrea Gavosto Il sole24Ore)
Tutti coloro che hanno
figli conoscono la difficoltà dei ragazzi a discernere le informazioni
sulla Rete. Una ricerca su Google sforna pagine e pagine di
riferimenti: in tutta questa abbondanza, come distinguere
l'informazione importante e attendibile da quella irrilevante o
patentemente falsa? Chi non è cresciuto con internet ha costruito con
lo studio e buoni insegnanti la capacità di separare il grano dal
loglio dell'informazione. Lo stesso deve avvenire oggi con la Rete:
insegnare un "senso critico digitale" tocca, in primo luogo, alla
scuola. (di Andrea Gavosto Il sole24Ore)
Questa, peraltro, è solo una delle ragioni per cui la scuola oggi non
può fare a meno di internet. Un'altra è che i ragazzi imparano meglio
se sono interessati. Lo scollamento fra la mattina, in cui i ragazzi
assistono a lezioni tradizionali, con gesso, lavagne e quaderni a
quadretti, e il pomeriggio, in cui gli stessi ragazzi passano il tempo
al computer o alla playstation, non è mai stato così netto.
Per portare internet dentro la scuola italiana (è uno dei temi del
Rapporto sulla scuola in Italia 2010 della Fondazione Agnelli in uscita
da Laterza questo mese) bisogna innanzitutto abbandonare due
convinzioni diffuse, ma sbagliate. Nelle nostre scuole i computer e
internet ci sono: siamo appena sotto la media dei paesi avanzati. In
secondo luogo, il problema non è quello dell'alfabetizzazione digitale
di studenti e docenti. Non c'è adolescente che oggi non sappia usare il
computer o la playstation. Ma anche l'80% dei docenti utilizza ormai
internet abitualmente (e il 50% tutti i giorni).
Il problema degli insegnanti è semmai culturale e professionale: la
loro tendenza – che è la stessa delle attuali politiche scolastiche -
resta quella di vedere internet come un'attività scolastica ancillare,
che non deve far perdere tempo nello svolgimento dei programmi
ministeriali. Le nuove tecnologie, invece, possono e devono essere
trasversali, servire a insegnare tutte le materie.
In prospettiva scolastica, le nuove tecnologie hanno due pregi.
Intanto, favoriscono la "personalizzazione" dell'apprendimento. La Rete
rende la personalizzazione più facile e mette in discussione la
composizione di classi formate in base all'età, anziché al livello di
competenze acquisito. Il secondo punto di forza dell'Ict è la capacità
di simulare scenari. I videogiochi – soprattutto quelli strategici –,
come pure software educativi di analoga ispirazione, permettono di
apprendere nuove nozioni e, insieme, la capacità di risolvere problemi
cognitivi e pratici, simulando "per prova ed errore" che cosa avviene
modificando le variabili dello scenario.
Spesso si teme che internet e videogiochi distraggano i ragazzi e ne
peggiorino il rendimento. Il rischio c'è, se l'uso delle nuove
tecnologie non incontra nessun limite: lo confermano studi
internazionali (ad esempio, New Millennium Learners di Ocse-Ceri) da
cui apprendiamo anche, però, che un uso non smodato della tecnologia,
ancor prima che questa entri nella scuola, migliora gli apprendimenti.
In conclusione: le nuove tecnologie e internet sono solo strumenti, ma
strumenti oggi indispensabili per la vita e il lavoro. Sono gli
insegnanti che devono guidare i ragazzi a un loro uso critico e
vantaggioso, evitando che si perdano nella melassa indistinta della
Rete.
Andrea Gavosto è il direttore della Fondazione Giovanni Agnelli
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