Razzismo e obbedienza, la scuola è la linea del Piave
Data: Venerdì, 23 aprile 2010 ore 08:18:18 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Infatti, secondo il disegno di legge, le graduatorie, che da provinciali diventano regionali, sono aperte solo ai nativi e ai residenti, e i docenti diventano dipendenti delle regioni e non più dello Stato.
Tutto questo è anticostituzionale. Neanche l'attuazione delle modifiche al titolo quinto della Costituzione comporta il passaggio degli insegnanti alla dipendenza delle regioni e per di più non c'è principio costituzionale che impedisca ad alcuno di andare a cercare lavoro fuori regione, mentre d'altra parte direttive europee ribadiscono in più occasioni il diritto alla libera circolazione delle persone e dei servizi.

Comunque la vogliamo mettere questa uscita della Gelmini sulle graduatorie regionali per gli insegnanti della scuola statale sa di obbedienza alla Lega. Che da sempre se la prende con gli insegnanti meridionali rei di affollare le graduatorie, di non conoscere i dialetti locali e soprattutto, detto e non detto, di essere un po' fannulloni. Questa scelta targata Gelmini, Bossi, Tremonti parte dalla materialità dei problemi ma è anche una misura che dà il senso dei progetti a lunga scadenza del berlusconismo e del leghismo
Ma questa volta il razzismo della Lega, che intercetta come sempre, i peggiori umori della gente diventa progetto di legge, presentato alla Camera dei deputati, a poche ore dal successo elettorale. E si badi bene alla Camera c'è già un disegno di legge della maggioranza che affronta gli stessi temi: reclutamento degli insegnanti, valutazione e così via. Aziendalismo da una parte (il disegno di legge Aprea secondo il quale il preside manager si sceglie i suoi insegnanti), impaurito localismo, respingimento dell'insegnante non autoctono dall'altra. Non c'è da stare allegri. Perché per una via o per l'altra il programma di smantellamento della scuola della repubblica va avanti. In più la Lega, sostenuta da Gelmini, ci aggiunge il carico da novanta dell'egoismo territoriale. Infatti, secondo il disegno di legge, le graduatorie, che da provinciali diventano regionali, sono aperte solo ai nativi e ai residenti, e i docenti diventano dipendenti delle regioni e non più dello Stato.
Tutto questo è anticostituzionale. Neanche l'attuazione delle modifiche al titolo quinto della Costituzione comporta il passaggio degli insegnanti alla dipendenza delle regioni e per di più non c'è principio costituzionale che impedisca ad alcuno di andare a cercare lavoro fuori regione, mentre d'altra parte direttive europee ribadiscono in più occasioni il diritto alla libera circolazione delle persone e dei servizi.
C'è da chiedersi : perché questo problema sorge adesso dopo decenni in cui in massa gli insegnanti meridionali trovavano lavoro al Nord? Anche da semplici laureati. Con tutta evidenza negli anni passati il lavoro nella scuola non era sufficientemente appetibile per i laureati del Nord che riuscivano a trovare lavori più competitivi e meglio pagati. Ora che la crisi morde va bene anche il lavoro nella scuola. Ma bisogna liberare le graduatorie dagli insegnanti meridionali che spesso si trovano ai primi posti. Vorrei sommessamente ricordare che le graduatorie sono ordinate secondo un punteggio di merito. E vorrei invitare la Gelmini, perché ogni pazienza ha un limite come diceva Totò, a non usare l'argomento che i titoli (lauree e abilitazioni alle professioni) al Sud si ottengono più facilmente e con voti più alti.
L'ideologia razzista della Lega parte, ora che le possibilità di lavoro, come di accesso ai servizi sociali si restringono, dall'obiettivo primario di difendere il "territorio". Mai che venga in mente a loro signori da quando sono al governo , sia a Roma ladrona, sia nelle loro valli, di battersi per esempio contro la dissennata riduzione degli insegnanti o per corposi investimenti nelle politiche del welfare. Perché il nemico, secondo questa logica, non è il governo ma chi mangia ( o ruba) una fetta del tuo pane. E così cresce e si alimenta l'ideologia dell'intolleranza, della lotta al diverso, allo straniero, all'altro da sé.
Questa scelta targata Gelmini, Bossi, Tremonti parte dalla materialità dei problemi ma è anche una misura che dà il senso dei progetti a lunga scadenza del berlusconismo e del leghismo. Una sistematica distruzione dell'identità del nostro paese, condizione indispensabile per procedere ad una ricostruzione a loro immagine e somiglianza. Non basta riscrivere la storia, non basta ridurre drasticamente le cattedre. Non sono soddisfatti neanche della mattanza di precari che continua. È la scuola nella sua funzione di luogo di formazione alla cittadinanza lo scopo della loro azione. È qui che individuano, giustamente, il baluardo più forte in difesa dell'identità della Repubblica.
E' la scuola la linea del Piave. Cedere su questo significherebbe far crollare una diga attraverso cui passerebbe di tutto. Non solo il pensiero unico berlusconiano, già dominante attraverso il sistema televisivo, ma la "cultura" leghista, il razzismo e la xenofobia, i particolarismi e gli egoismi, i ridicoli dialetti e le tradizioni posticce di un ascendente che è celtico solo nelle fantasie alcoliche dei dirigenti delle camicie verdi. Il mondo della scuola è chiamato ad uno sforzo straordinario, di portata storica. Reso ancor più gravoso da una necessità di supplenza, quasi, rispetto ad una opposizione che ne ha fatto sempre un tema da "addetti ai lavori". E' un tema politico troppo importante e decisivo non solo per gli insegnanti, ma per la tenuta civile del Paese, sul quale costruire un'opposizione forte e mobilitante , che superi frantumazioni, debolezze, incertezze. Perché la scuola è anche il più straordinario serbatoio di intelligenze, volontà, culture, che il paese abbia a disposizione. Non è affatto certo che la Gelmini varcherà la linea del Piave. La voglia di futuro, di nazione, di cultura, è ancora molto giovane. La scuola della repubblica si salverà







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