Un aumento di 5mila euro ai prof più bravi
Data: Venerdì, 23 aprile 2010 ore 08:00:44 CEST
Argomento: Rassegna stampa


«Aumenti di stipendio ed incentivi per gli insegnanti migliori entro la fine del 2010». Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha preso diversi impegni all’inizio del suo mandato e si è anche esposta con una promessa. Quella di creare un sistema di valutazione della classe docente attraverso il quale premiare in termini economici e di carriera i più meritevoli. La formula «magica» del ministro è semplice. Meno docenti, meno ore di lezione, meno materie per avere in cambio però professori più qualificati e motivati e dunque anche più pagati; scuole più attrezzate e studenti più preparati. (da Il Giornale di Francesca Angeli)

«Aumenti di stipendio ed incentivi per gli insegnanti migliori entro la fine del 2010». Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha preso diversi impegni all’inizio del suo mandato e si è anche esposta con una promessa. Quella di creare un sistema di valutazione della classe docente attraverso il quale premiare in termini economici e di carriera i più meritevoli. La formula «magica» del ministro è semplice. Meno docenti, meno ore di lezione, meno materie per avere in cambio però professori più qualificati e motivati e dunque anche più pagati; scuole più attrezzate e studenti più preparati.
I tagli fino ad ora imposti alla scuola dovrebbero cominciare a dare i loro frutti entro quest’anno e il ministro lo ribadisce in un’intervista a Panorama. I risparmi realizzati verranno ridistribuiti nelle buste paga degli insegnanti. In passato il ministro aveva ipotizzato una sorta di bonus da assegnare a fine anno che era stato quantificato intorno ai 5.000 euro. Un premio che non verrà distribuito a pioggia, ma soltanto ad una parte dei professori, più o meno il 40 per cento del totale, quindi circa 150.000 persone.
La Gelmini sa bene che l’unica vera riforma che può davvero incidere sui livelli di apprendimento degli studenti è quella che riguarda le modalità di accesso alla professione docente e la possibilità di valutarli. Per questo il governo sta mettendo a punto un disegno di legge complessivo, definendo anche i criteri attraverso i quali valutare i docenti per poi assegnare a chi merita gli incentivi economici.
I conti fatti all’inizio del mandato parlavano di un risparmio di circa 7 miliardi. Di questi almeno due sarebbero dovuti tornare alla scuola proprio per finire nelle buste paga degli insegnanti più impegnati. Si tratta però di conti fatti prima dell’arrivo della crisi.
Il ddl comunque non riguarderà soltanto gli aspetti economici e proprio in questi giorni si è aperto il dibattito sulla possibilità per le scuole di chiamare direttamente gli insegnanti attraverso un sistema di albi e graduatorie regionali. Un dibattito alimentato dalla proposta di legge della Lega, già depositata alla Camera e al Senato, che chiede appunto gli albi regionali. Proposta rilanciata pure dal governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, che sogna una scuola sul modello della sanità lombarda con la chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole, le graduatorie regionali e un sistema misto pubblico-privato.
Proposte di fronte alle quali la Gelmini non ha detto no, ma non ha detto neppure sì, anche perché il ministro ha in mente appunto un progetto più ampio che ha come obiettivo prioritario quello di alzare il livello qualitativo della preparazione degli studenti per permettere alla scuola italiana (tutta la scuola italiana, in un progetto quindi di carattere nazionale) di risalire a poco a poco le classifiche internazionali.
Interpellata da Panorama sugli albi regionali, infatti, la Gelmini non si sbilancia. «La Lega chiede gli albi regionali ma non è affatto detto che ci si arrivi - dice il ministro -. Non vogliamo una scuola regionalizzata».
A questo punto si apre il confronto con i sindacati sostanzialmente contrari ad una scuola «regionale» ma invece disponibili ad introdurre criteri meritocratici per i docenti. Massimo Di Menna, segretario generale Uil scuola, chiede che gli aumenti vadano «agli insegnanti che si dedicano davvero ai ragazzi e non a quelli burocratici che si sono dedicati a progetti e ricerche».







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