“Apprendere per tutta la vita” rappresenta, nella strategia politica
europea, un elemento essenziale di una cittadinanza consapevole che
generi anche competitività nell’economia. Il diritto alla conoscenza e
all’apprendimento permanente è stato recepito, a livello europeo, come
diritto di cittadinanza e strumento tramite il quale l’individuo
partecipa alla realizzazione di una democrazia cognitiva, collabora
nelle scelte della società e sviluppa una responsabilità cosmopolita.
Su questo indirizzo a Lisbona, nel 2000, viene definito il principio
informatore che ispira le politiche dell’Unione Europea: le persone
sono la principale risorsa dell’Europa e su di esse e sul loro sviluppo
devono essere imperniati tutti gli atti dell’Unione. Attraverso
l’educazione formale, informale e non formale le persone possono essere
padrone della propria vita, del proprio destino e garantire il proprio
personale sviluppo e quello della collettività. Per questo motivo
investire sulla formazione aumenta la competitività, sviluppa il lavoro
e permette di stabilizzare le conquiste sociali.
Nello schema di regolamento recante “Norme generali per la
ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei Centri
d’istruzione per gli adulti,” i principi dettati dai numerosi documenti
europei non trovano spazio, in quanto l’offerta formativa dei CPIA, che
andranno a costituire una tipologia di istituzione scolastica autonoma,
è finalizzata “al conseguimento di titoli di studio e di certificazioni
riferiti al primo ciclo e al secondo ciclo di istruzione in relazione
ai percorsi degli istituti tecnici, degli istituti professionali e dei
licei artistici”.
Un’offerta formativa, dunque, centrata solo sull’istruzione
formale,che tralascia di fatto il settore non formale e quello
informale,cioè gli aspetti inscindibili di un apprendimento permanente
nell’ottica del Life Long Learning.
Critico in tal senso è anche il parere del CNPI che, nell’adunanza
del 16 dicembre 2009, ribadendo l’importanza dell’apprendimento
permanente quale strategia scelta dall’Europa per vivere in modo attivo
nelle diverse età della vita, osserva come la scelta di limitare
l’offerta formativa degli adulti solo al settore formale, sia
strumentale solo ad esigenze di contenimento della spesa pubblica.
Nelle note inviate al MIUR, il CNPI sottolinea come, nel suddetto
Schema, manchi ogni riferimento al patrimonio di esperienze accumulate
negli anni nei corsi di alfabetizzazione attivati nei Centri
Territoriali, nelle sedi carcerarie, nei corsi serali ecc., strutture
tutte che negli anni hanno inteso rispondere, fra mille difficoltà, ai
bisogni di una società in evoluzione che presenta ancora un elevato
tasso di analfabetismo di base e/o funzionale e un numero sempre
maggiore di migranti. Tale situazione è ancora più grave nella Regione
Campania, dove l’analfabetismo – di base e di ritorno – unito alla
dispersione scolastica sono problemi particolarmente gravosi e
numericamente imponenti.
La riorganizzazione del sistema di istruzione per adulti è
certamente necessaria e potrebbe essere l’occasione per avviare
un’efficace programmazione territoriale dell’offerta formativa,
partendo dalla volontà di portare a sistema le “buone pratiche” già
individuate nell’esperienza dei Centri Territoriali e non dai tagli
alle risorse già ad oggi troppo esigue.
La riorganizzazione del settore è inoltre complessa: i CTP e i
Serali (i due mondi che si vuole far dialogare) sono tradizionalmente
portatori di due diversi approcci all’istruzione degli adulti. I CTP
sono frutto dell’evoluzione dell’esperienza delle 150 ore, che fin
dalle origini ha cercato di coniugare istruzione ed educazione intesa
in senso più generale.
I Corsi serali hanno avuto una origine più interna al mondo della
scuola; in molti casi sono stati la semplice riproposizione in orario
serale della scuola “del mattino”.
E’ ora necessario che queste due realtà trovino le risorse e i mezzi
per risolvere, con rinnovate e condivise strategie operative, il
problema più grave dell’educazione degli adulti in Italia, cioè quello
della scarsa propensione delle persone con bassi livelli di scolarità e
di cultura, ad esprimere una domanda di formazione. Ed a questa domanda
dare risposte concrete ed efficaci.
In questa ottica si chiede che nel nuovo assetto organizzativo dei
CPIA vengano considerati e garantiti i seguenti punti:
· La continuità di un’offerta formativa ampia e articolata che
ricomprenda i vari settori educativi del formale, non formale e
informale e non escluda così di fatto la stragrande maggioranza di
adulti che esprimono la volontà di rientrare in formazione. In sintesi
è necessario che si torni a parlare di “educazione” e non solo di
“istruzione” poiché solo nel termine EDUCAZIONE è possibile
ricomprendere le molteplici dinamiche della formazione in età adulta.
· Il riconoscimento della pari dignità lavorativa di tutte le figure
professionali attualmente operanti nei CTP e nei serali, ciascuna con
una propria specifica competenza didattico - formativa. Ci riferiamo
alla perdita, nel passaggio dai CTP ai CPIA, di n.1 docente
alfabetizzatore e di n.1 docente di lettere e al riferimento, contenuto
nello Schema di regolamento, ad un generico indice, per il biennio delle
superiori, di n.1 docente (senza alcun riferimento all’ambito
disciplinare di insegnamento) ogni n.10 iscritti. Tali indicazioni
destano non poche preoccupazioni per l’avvio di una prassi operativa
che pretende di imporre, contrariamente a tutte le antiche e nuove
teorie didattico-scientifiche, un’unica figura professionale che possa
coprire, alternativamente o saltuariamente, ambiti disciplinari non di
sua competenza, se non anche profili professionali diversi: ciò è già
accaduto in alcuni CTP dove la figura del docente alfabetizzatore è
stata sostituita da quella degli altri docenti, creando un grave
depauperamento dell’offerta formativa laddove è forte il bisogno di
integrazione linguistica ed in casi di reale analfabetismo.
· La garanzia della stabilizzazione degli organici già esistenti nei
CTP e nei Serali negli istituendi CPIA, sia per non disperdere le
competenze acquisite in anni di lavoro, sia per continuare a garantire
stabilità al nuovo sistema dell’Istruzione Permanente e quindi
assicurare la crescita del livello di istruzione, da situazioni di
completo analfabetismo fino al diploma secondario superiore, nonché
percorsi di educazione alla cittadinanza ed alla legalità, rivolta agli
stranieri presenti sul nostro territorio.
· Una rinnovata tutela verso le fasce culturalmente più deboli del
nostro territorio, per le quali è urgente trovare nuove e più efficaci
strategie di sostegno alla formazione. Su questo punto si chiede che le
attività svolte a favore delle categorie a rischio analfabetismo
vengano monitorate secondo parametri qualitativi e non semplicemente
quantitativi (non in base al rilascio del titolo di studio ma in base
alla realizzazione di percorsi educativi individualizzati).
· La trasparenza e la condivisione delle scelte sulla futura
riorganizzazione dei CTP e dei Serali nei CPIA. E’ bene ricordare che
si tratta di un riorganizzazione amministrativa del tutto nuova e
tuttora da definire anche a livello sindacale. La costituzione dei CPIA
viene intesa dal MIUR come una riorganizzazione amministrativa e come
tale dovrà essere gestita prevedendo, solo se strettamente
necessario, un tipo di “mobilità chiusa”, quando non un semplice
riassetto organizzativo.
In nessun caso bisognerà considerare i docenti impegnati nei CTP e
nei Serali come “perdenti posto” e quindi costretti alla mobilità
ordinaria.
In quest’ottica potrebbe essere positiva la realizzazione di un sistema
di reti organicamente realizzato sulle esigenze del territorio che,
senza prevedere riduzioni di organico né declassificazioni dello stato
giuridico dei docenti (attualmente i docenti impegnati nei CTP e nei
Corsi Serali sono Organico di diritto), rappresentino compiutamente
delle Autonomie scolastiche operanti stabilmente a favore del rientro
in formazione della popolazione adulta.