Scuola, tagli al futuro
Data: Lunedì, 19 aprile 2010 ore 07:43:46 CEST Argomento: Rassegna stampa
Confermate
le più tristi previsioni, peraltro agevoli da fare, considerando che è
tutto scritto nella Finanziaria 2008
di Tremonti. Scuola primaria:
8711 posti in meno; secondaria di I grado, 3661; superiore: 13746;
personale Ata: 15000. Non una cabala, ma 41118 persone a spasso. Donne
e uomini. Con figli e senza. Con progetti, investimenti, dignità da
tutelare, tutti. E non è finita.
(Marina Boscaino da Il Fatto)
Mentre a San Benedetto del
Tronto Pantaleo, segretario nazionale della Cgil
scuola-ricerca-università che celebrava il II congresso, auspicava per
uscire dalla crisi di “investire sulla conoscenza almeno il 2% del Pil,
stabilizzando i precari, aprendo a un piano di reclutamento
pluriennale”; mentre a Roma, come in molte città italiane, il
Coordinamento delle scuole superiori e i precari organizzavano la
manifestazione che sabato ha sfilato per le vie del centro, facendo
registrare numerosissime e significative adesioni, e raggiungendo al
termine quella di Emergency; mentre i quotidiani cominciano a
registrare massicciamente (e a comunicare tardivamente) lo stato di
sofferenza profonda in cui si dibattono le scuole, gli imperterriti
strateghi della “semplificazione” e della “razionalizzazione” (leggi
tagli diffusi e falcidia di posti di lavoro e di conoscenza) emanavano
la circolare sugli organici della scuola per il settembre 2010.
Confermate le più tristi previsioni, peraltro agevoli da fare,
considerando che è tutto scritto nella Finanziaria 2008 di Tremonti.
Scuola primaria: 8711 posti in meno; secondaria di I grado, 3661;
superiore: 13746; personale Ata: 15000. Non una cabala, ma 41118
persone a spasso. Donne e uomini. Con figli e senza. Con progetti,
investimenti, dignità da tutelare, tutti. E non è finita.
La riduzione di 140.000 posti entro l'anno scolastico 2011-12 riguarda
i docenti di tutte le discipline, tranne i 15.000 di ruolo e i 10.000
"precari" di IRC (Religione Cattolica). L'anomalia è tanto più grave,
poiché riguarda personale pagato dallo Stato, ma subordinato – in
termini di operato e di contenuti – alla gerarchia cattolica, che lo
abilita, inserisce e rimuove, secondo le norme del diritto canonico. Il
privilegio dell’intoccabilità implica che l’insegnamento confessionale
partecipi in percentuale maggiore di prima al monte ore generale, che
ha subito tagli per tutte le altre materie; alla faccia della laicità
della scuola pubblica.
Ogni anno il governo, con la complicità di media disinformati, ci
redarguisce sul fatto che in Italia il numero di alunni per docente è
più basso che nella media europea. Questa litania generalmente prelude
a politiche di contrazione degli organici e anche in questo caso ha
tentato di giustificare la mattanza, ma omette volontariamente alcuni
dati. Innanzitutto il fatto che molti Paesi di area UE non prevedono
parametri nella definizione del rapporto docente/alunni, mentre da noi
– praticamente in ogni Finanziaria – si aumenta la quota di alunni per
classe, disattendendo una serie di norme, a cominciare da quelle sulla
sicurezza di aule stracolme. La variabile degli insegnanti di religione
cattolica – che esistono anche in altri Paesi, ma che non sono a carico
delle spese per l’istruzione, alla stregua degli altri e non
beneficiano, come da noi, di trattamenti vantaggiosi – non viene
citata. Ad influire sul rapporto numerico alunni-docente c’è poi la
peculiarità del sostegno; il nostro Paese gode di una legge
sull’integrazione della diversabilità all’avanguardia in Europa- dove
spesso ancora esistono le scuole speciali. Invece che essere
considerata acquisizione di civiltà, la norma viene ridotta ad arma per
dimostrare l’eccesso di insegnanti in Italia. Per fortuna il 22
febbraio la Consulta ha valutato incostituzionali (le violazioni sono
"in contrasto con i valori di solidarietà collettiva nei confronti dei
disabili gravi", ne impediscono "il pieno sviluppo, la loro effettiva
partecipazione alla vita politica, economica e sociale del Paese" e
introducono "un regime discriminatorio illogico e irrazionale che non
tiene conto del diverso grado di disabilità di tali persone, incidendo
così sul nucleo minimo dei loro diritti") i tagli sui posti di sostegno
intervenuti negli ultimi due anni. La Corte ha poi indirizzato Stato ed
enti locali ad investire maggiori risorse, perché gli alunni disabili
possano avere identiche opportunità formative rispetto agli altri,
rimuovendo gli ostacoli che si oppongono al diritto all'apprendimento
di qualità garantito ad ogni individuo.
La domanda che una parte del mondo della scuola continua – inascoltata
– a rivolgere a una parte del mondo della politica e delle
amministrazioni locali è: cosa aspettate? Cosa aspettate, davanti a
questi tagli, davanti a queste circostanze, davanti allo scempio della
scuola della Repubblica, di cui siete parte istituzionale,a fare
davvero qualcosa ?
MARINA BOSCAINO
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