Nonsense regionalista sulla scuola
Data: Domenica, 18 aprile 2010 ore 09:28:40 CEST Argomento: Rassegna stampa
L’ultima trovata viene dalla Lega: apprendiamo
dell’intenzione di modificare su
base regionale il reclutamento da graduatoria, in modo che al
nord ‘finalmente’ prendano l’agognato “posto di ruolo” docenti
puramente nordici, ovvero residenti all’interno della regione. Non sto neanche per un attimo a commentare
a che livello la proposta leghista cozzi con gli ordinamenti dello
Stato e della Costituzione: ci siamo tristemente abituati allo
“stato d’eccezione”come condizione normale attraverso cui in Italia si
esplica la gestione del potere politico.
(da L'Unità)
Nonsense regionalista sulla
scuola
Annamaria Palmieri Presidente CIDI
Napoli
È certo una cattiva abitudine di questo paese ragionare su
questioni di capitale importanza in termini spesso inadeguati e
superficiali. Un esempio degli ultimi giorni: la questione della
qualità della classe docente, che pure costituisce un nodo dello
sviluppo culturale e produttivo della nazione. L’ultima trovata viene
dalla Lega: apprendiamo dell’intenzione di modificare su base regionale
il reclutamento da graduatoria, in modo che al nord ‘finalmente’
prendano l’agognato “posto di ruolo” docenti puramente nordici, ovvero
residenti all’interno della regione. Non sto neanche per un attimo a
commentare a che livello la proposta leghista cozzi con gli ordinamenti
dello Stato e della Costituzione: ci siamo tristemente abituati allo
“stato d’eccezione”come condizione normale attraverso cui in Italia si
esplica la gestione del potere politico. Le argomentazioni addotte
dalla Lega sono due: la presunta necessità di garantire continuità
didattica agli studenti, giacché i docenti di origine meridionale
avrebbero il cattivo vizio di prendere posto al Nord e di volersi poi
ritrasferire al sole lasciando le cattedre vacanti. La seconda, per
così dire “perequativa”, nascerebbe dalla difficoltà dei docenti
settentrionali iscritti nelle graduatorie a trovarsi in posizione utile
per l’assunzione, essendo i rivali meridionali molto più “titolati”,
sia per maggiore anzianità di carriera (leggi: più anni di precariato)
sia per il possesso di molti e discutibili titoli di specializzazione.
Riguardo alla cosiddetta “transumanza”, appare abbastanza evidente che
i politici leghisti non si occupano di scuola da tempo, almeno da
quando, prima delle “razionalizzazioni” dettate ai ministri Moratti e
Gelmini da Tremonti, le graduatorie potevano forse garantire ai docenti
un reclutamento stabile: sono anni, infatti, che la scuola subisce
riduzioni di tale entità che l’unica assunzione consentita ai precari è
per supplenze brevi o incarichi a tempo determinato. Questa modalità
non consente certo al ‘cinico’ meridionale di accaparrarsi posti per
giocarseli altrove: la supplenza breve o la si accetta laddove c’è, o
la si perde. Per contro-argomentare, propongo solo due linee di
riflessione ai nostri illuminati governanti:
1°) il mestiere di insegnanti, di fronte alle sfide della società
complessa, non si improvvisa, e richiede ben altro impegno che quello
di garantire una sorta di potestas loci, di diritto legato al suolo:
richiede investimenti ideali e culturali che spingano la classe docente
a farsi comunità ermeneutica, mediatrice di competenze culturali per la
cittadinanza europea, non regionale
2°) È vero, un docente ha bisogno di essere radicato in una realtà
scolastica nella quale condividere con altri una visione dei valori e
della cultura, e una buona qualità del lavoro: ma questo non accade
trattando i nuovi reclutati come numeri.
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