Scuola: De Mauro, insostituibile ruolo di quella pubblica
Data: Sabato, 17 aprile 2010 ore 19:51:16 CEST Argomento: Redazione
Un’accorata
difesa della scuola pubblica. La conversazione “divagante”, ricca di
aneddoti, di Tullio De Mauro ha intrattenuto per quasi un’ora la platea
congressuale della Flc Cgil al Palariviera di San Benedetto del Tronto.
L’occasione per l’intervento dell’ex ministro della Pubblica
istruzione, intervistato da Ermanno Detti, direttore della rivista
“Articolo 33”, è stata la celebrazione del trentennale della morte di
Gianni Rodari.
Ma parlare di Rodari significa, inevitabilmente, parlare del valore
della scuola, della funzione della lettura e dell’istruzione di tutti e
per tutti.
De Mauro ha insistito sul compito enorme svolto negli ultimi cento anni
dalla scuola pubblica quasi in solitudine.
“Sebbene la legge Casati – ha raccontato – già nel 1859 prescriveva
l’obbligo dell’istruzione primaria, questa norma ha cominciato
pallidamente a funzionare sono nel primo decennio del 900, quando
finisce l’evasione totale dell’obbligo.
E tuttavia, nel primo censimento post-fascista, quello del 1951, il
59,8 per cento della popolazione era ancora privo di licenza
elementare”.
Grazie poi a una grande spinta collettiva, soprattutto attraverso gli
anni sessanta e settanta (quando ancora la metà dei bambini non
conseguiva la licenza media), si è arrivati “ad avvicinarsi negli anni
90, ma senza mai conquistarla al 100 per cento, alla totalità dei
ragazzi con il titolo di studio di scuola media”.
E poi, nella distrazione generale della politica, la scuola è riuscita
a portare al diploma di scuola superiore il 75 per cento degli studenti
e molti alla laurea, cosa che “ha compensato progressivamente il
bassissimo livello di scolarità adulta”.
“Continuo a girare per le scuole – ha concluso De Mauro – e non smetto
di provare una grande felicità quando vedo istituti che, in queste
condizioni, e spesso anche al Sud, riescono a svolgere bene la loro
funzione. Con sacrifici, sforzi terribili e ingegno, tutto questo si
può fare”.
di Stefano Iucci
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