Formigoni: «Le scuole lombarde sceglieranno i loro insegnanti»- -IL VERDETTO ''No a graduatorie che favoriscano i residenti''
Data: Sabato, 17 aprile 2010 ore 12:45:33 CEST
Argomento: Rassegna stampa


da Repubblica.it
IL VERDETTO "No a graduatorie che favoriscano i residenti"

Il Consiglio di stato considera illegittime le graduatorie degli insegnanti "protette" per i residenti. Un duro colpo alle recenti richieste della Lega friulana e lombarda che, dopo la vittoria alle ultime elezioni regionali, spingono per avere "prof e buoi dei paesi tuoi". Nel pronunciarsi sul ricorso di un professore di Verona, incluso in coda alle graduatorie di Trento perché di fatto non residente in quella provincia, il massimo organismo della giustizia amministrativa ha rinviato alla Corte costituzionale la legge provinciale sull'aggiornamento delle liste dei precari.

L'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti in formazione) esulta. "All'indomani della pubblicazione dell'ordinanza di aggiornamento delle graduatorie di Trento per l'anno scolastico 2009/2010 - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - avevamo avvertito l'assessore Dal maso e questa pronuncia del Consiglio di stato è quanto mai opportuna, viste le recenti proposte avanzate dai parlamentari della Lega su graduatorie regionali e punteggi di residenza, perché chiarisce come anche nelle Regioni-Province autonome con competenza esclusiva nel settore della scuola non sia possibile inserire in coda i docenti provenienti da altre regioni o attribuire un punteggio diverso, neanche in presenza di un'invocata quanto mai falsa continuità didattica".

Il docente contesta "in particolare, la previsione del bando, secondo cui gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento provenienti da altre Province sono inseriti nella graduatoria in questione in posizione subordinata a tutte le fasce". I giudici di Palazzo Spada sembrano dargli ragione: rilevano sul provvedimento profili di "contrasto con gli articoli 3, 4, 16, 51 e 97 della Costituzione". E si spingono oltre. "Infatti - scrivono i giudici - l'inserimento in fondo alla graduatoria dei docenti provenienti da altre graduatorie, anche se aventi un punteggio superiore a quelli già inseriti, determina una ingiustificata disparità di trattamento tra soggetti con i medesimi requisiti in funzione dell'avvenuta iscrizione in altra graduatoria di altra provincia".

Ma non solo. "La norma - continua il collegio giudicante - appare essere ispirata a una logica 'protezionistica' dei docenti inseriti nelle graduatorie trentine, al fine di ostacolare l'arrivo di docenti da altre graduatorie". Esattamente quello che hanno chiesto di recente, nell'ordine, il Consiglio regionale del Friuli e la Lega Nord lombarda. Nel primo caso, è stata approvata una mozione, presentata dai consiglieri della Lega Nord, che impegna la giunta e l'assessore competente "ad attivarsi presso il Parlamento e il Governo nazionale affinché le graduatorie per l'accesso al ruolo degli insegnanti siano stilate su base regionale". Nel secondo caso, sono stati invocati "pieni poteri alle regioni per dare la precedenza agli insegnanti lombardi".

Ad avanzare la proposta, una settimana fa, il capo delegazione del Carroccio nella giunta regionale lombarda, Davide Boni, che aggiunge: "La piena attuazione del federalismo - spiega Boni - si traduce nell'autonomia concessa alle Regioni nelle diverse materie previste dalla stessa riforma federale e dalle modifiche introdotte al titolo V della Costituzione". Una richiesta che comincia a riscuotere qualche apertura. "Come si fa - ha detto Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura della Camera, nel corso di un convegno - a resistere alla gestione regionalista, ancorché con abilitazioni di carattere nazionale, di fronte a certe varianze di risultato scolastico presenti a livello non di Nord e Sud, ma addirittura di istituti vicini?". di SALVO INTRAVAIA



Il Corriere
Formigoni: «Le scuole lombarde sceglieranno i loro insegnanti»

MILANO — «Sono stufo di vedere la scuola italiana agli ultimi posti in Europa. Sono stufo di vedere i professori depressi a causa di un sistema che non garantisce la qualità». Roberto Formigoni, fresco di quarto mandato come presidente della Regione Lombardia, anticipa la svolta federalista della scuola. Due i principi cardine della riforma. Stop alle graduatorie nazionali con il reclutamento diretto dei professori da parte delle scuole su base regionale. Assoluta parità tra istituti statali e istituti privati grazie al potenziamento della dote scuola. Un modello che ricalca la riforma della sanità del 1997. La Lombardia chiede al governo di fare da apripista e di sperimentare il «nuovo modello».
Presidente Formigoni, più che una riforma sembra una mossa per spiazzare e anticipare la Lega.
«La definirei una proposta formigoniana-pidiellina-leghista in profonda sintonia con il programma del governo e della coalizione».
Una riforma che richiede un cambiamento delle leggi.
«Ne ho già parlato con il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini e con il governo. La direzione è condivisa. Siamo all’inizio della legislatura emetteremo con forza sul piatto la nostra proposta».
La risposta?
«Per la sperimentazione non è necessario cambiare le leggi, c’è bisogno di un accordo con il governo. Individueremo delle scuole e ci confronteremo con tutti, senza violenza e senza ledere i diritti di chicchessia. Abbiamo già trovato un terreno favorevole sia con i sindacati sia con i professori».
Su quali proposte?
«Integrare il meglio della scuola pubblica e privata puntando su un elemento: la valorizzazione degli insegnanti grazie all’introduzione del merito. Dopo aver premiato gli studenti vogliamo premiare gli insegnanti esaltando chi vuole continuare a qualificarsi».
Come?
«Deve essere la scuola a scegliere gli insegnanti. Adesso esistono le graduatorie nazionali. Ti iscrivi a quell’elenco, arriva il numero 1826, e la scuola ti deve prendere. Sia che tu sia un premio Nobel sia che tu sia uno che fa il professore perché non ha nulla di meglio da fare».
Con quale strumento?
«Costituendo degli albi regionali. Le scuole pescano in questo albo in base al merito».
Albi riservati ai residenti lombardi?
«No. Chiunque può iscriversi all’albo regionale. Garantendo però alcuni requisiti». Quali? «Una certa permanenza nel territorio, almeno un ciclo di studio di 5 anni. Per evitare turn over frenetici come succede adesso».
Basta?
«No, bisogna anche premiare. Estendendo la dote scuola anche agli insegnati meritevoli. Con incentivi di natura economica e diversificazione degli stipendi. Come accade in Regione per i dirigenti dove un terzo del loro stipendio dipende dal merito. Non voglio insegnati burocrati, ma insegnanti dirigenti». Sul versante delle famiglie?
«Bisogna potenziare la dote scuola. E permettere alla famiglia e allo studente di scegliere in massima libertà a quale scuola iscriversi, sia statale, sia privata. E dall’altra parte passare al finanziamento diretto delle scuole. È la scuola che ingaggiando l’insegnante gli garantisce lo stipendio».
Sa quale sarà la critica? La stessa che ha segnato la riforma della sanità. Favorite i privati a scapito del pubblico.
«È il residuo degli ultimimaoisti in Lombardia. L’88 per cento della popolazione lombarda è soddisfatta della nostra sanità. Hanno capito che abbiamo puntato sulla qualità. Non si chiedono se l’ospedale è pubblico o privato, ma se cura o non cura. Lo stesso avverrà con il sistema scolastico».
Maurizio Giannattasio







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