LA SCUOLA «REGIONALE»
Data: Mercoledì, 14 aprile 2010 ore 22:06:38 CEST
Argomento: Rassegna stampa


La Lega Nord si arrocca sul Carroccio della scuola e il giorno dopo la conquista del Piemonte e del Veneto fa squillare trombe autonomiste: per insegnare nelle nostre scuole bisogna essere residenti.
Ma anche dalla Lombardia s'odono simili rulli: «Pieni poteri alle Regioni per dare la precedenza agli insegnanti lombardi» e la cui eco risuona perfino alla Camera di Roma per voce di Paola Goisis: albi regionali dei docenti, con l'obbligo di residenza per chi chiede l'iscrizione, impegno a non trasferirsi per cinque anni e esame sulla cultura e civiltà del luogo.
Gli epigoni di Alberto da Giussano vogliono dunque docenti locali, a prescindere dai titoli, benché una logica più saggia pretenderebbe maestri semplicemente preparati che finora le graduatorie hanno garantito visto che si sale per punteggio dovuto a master, servizio, abilitazioni ecc.
Per trincerarsi sul concetto che vale più la residenza che la cultura accademica significa che i leghisti temono la validità delle graduatorie e quindi che i professori meridionali sarebbero in maggioranza impreparati, che usano parlate levantine nelle classi celtiche e che di conseguenza possono formare i pargoli padani su altri contenuti.
E con ogni probabilità portano a riprova l'esperienza della ministra della cultura, Gelmini, che per prendersi la patente di avvocato venne a fare gli esami a Catanzaro dove, si diceva all'epoca, una abilitazione non si nega a nessuno.
E allora bisogna mettersi d'accordo: se le abilitazioni all'insegnamento hanno valore devono essere riconosciute in tutto il territorio nazionale, altrimenti ogni regione si fa la sua e di conseguenza si ritaglia un suo programma appeso al rispettivo campanile.
La proposta leghista tuttavia sembra smarrire la bussola perché tutta la scuola dovrebbe essere riprogettata a immagine e sembianza regionalistica, a cominciare dagli stipendi alle normative ai concorsi e perfino nella contrattazione sindacale.
Dal palazzo dei Normanni invece, nonostante l'Ars abbia approvato un ordine del giorno con cui si impegna a rinviare all'anno scolastico 2011/2012 l'avvio della riforma Gelmini, nessuna campana s'ode.
Una mozione, quella del rinvio, rimasta mozione che in Trentino però si è fatta legge.
Sarà che le trombette sul Carroccio assomiglino a quelle che diroccarono le mura di Gerico, mentre le campane dei Vespri chiamo solo alla raccolta confusa nelle piazze.

Pasquale Almirante
La Sicilia del 11 aprile 2010






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