Crescono i ''dottori'' disoccupati e diminuiscono gli stipendi
Data: Sabato, 10 aprile 2010 ore 12:40:57 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Un tempo esisteva il mito della laurea. Il famoso “pezzo di carta” che doveva garantire un’entrata rapida nel mondo del lavoro, portando a un miglioramento delle condizioni economiche di chi riusciva a completare gli studi universitari. Oggi la situazione sembra capovolta. Lo spiega bene il Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. (di Domenico Giardina in:
http://www.siciliainformazioni.com/)

La banca dati che si è occupata dello studio e alla quale aderiscono 60 università italiane ha preso in esame 210 mila persone che si sono laureate nel 2008 e per ogni ciclo di lauree, di primo e secondo livello, la risposta è sempre la stessa: aumentano i disoccupati. A fronte di un considerevole numero di laureati, rispetto agli anni precedenti diminuiscono le possibilità di lavoro. Il mercato, inoltre, assorbe con difficoltà i neo-dottori anche a distanza di diversi anni dal conseguimento della laurea.
 A venire colpite sono anche le tasche di quei fortunati che riescono a entrare nel mondo del lavoro. In generale un laureato ha uno stipendio medio di poco più di 1300 euro, con picchi verso l’alto di 2000 per le professioni mediche a fronte di situazioni opposte, come quelle degli avvocati, che non arrivano a 1000 euro al mese. Ma cos’è che ha determinato questo scenario? Di sicuro la sempre minore richiesta di laureati da parte del mondo del lavoro. Secondo AlmaLaurea, infatti, nei primi mesi del 2010 c’è stato un calo, rispetto al 2009, del 31 per cento. Inoltre il numero continuamente decrescente di fondi destinati alla ricerca contribuisce a rendere più nebuloso il futuro di chi decide di iscriversi all’università. L’Italia è agli ultimi posti in Europa sia per fondi destinati alla ricerca che per spesa destinata all’istruzione universitaria.
 
Un quadro a tinte fosche che non sembra destinato a migliorare nei mesi a venire. Il mito della laurea è ormai un ricordo del passato, e sembra quasi diventato un inutile impaccio che rende sempre più lontana la possibilità di avere un lavoro stabile. Paradossi tutti italiani che spingono i cervelli di casa nostra a cercare fortuna all’estero, e dove le politiche per chi in futuro dovrà prendere le redini del Paese vengono relegate nelle ultime pagine dei programmi dei partiti.










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