CONFSAL : RELAZIONE SEGRETARIO GENERALE
Data: Sabato, 10 aprile 2010 ore 12:19:05 CEST Argomento: Rassegna stampa
LE
PRIORITÀ PER IL 2010
RINNOVO DEI CONTRATTI , DETASSAZIONE DI RETRIBUZIONI E PENSIONI,
SVILUPPO DELL’OCCUPAZIONE
Relazione del Segretario Generale
Marco Paolo Nigi
Colleghi consiglieri, amici
questo nostro Consiglio Generale, che apre di fatto le attività della
VIII Consiliatura, convocato sul tema: “Le priorità per il 2010:
rinnovo dei contratti, detassazione di retribuzioni e pensioni,
sviluppo dell’occupazione”, potrà avvalersi dei recenti esiti
congressuali che hanno fornito una approfondita analisi delle questioni
sociali, politiche e sindacali e assicurato l’individuazione degli
obiettivi sindacali di breve e medio periodo, nonché delle strategie e
dei percorsi per conseguirli.
La mozione congressuale, approvata all’unanimità, costituirà il
fondamentale riferimento per le concrete proposte politico-sindacali,
il dibattito e le conseguenti deliberazioni da parte del Consiglio
Generale.
Pertanto, la mia relazione introduttiva su temi specifici riguarderà
gli impegni assunti in sede congressuale per centrare tre obiettivi
prioritari nel 2010:
> il rinnovo dei contratti 2010/2012 secondo la puntuale
applicazione del nuovo modello contrattuale basato sull’indice
inflativo IPCA, sul rapporto produttività-premialità e sulla
valorizzazione e sulla estensione universale della contrattazione di
secondo livello, da raccordare con la detassazione delle retribuzioni
accessorie. La chiusura in tempi brevi dei contratti scaduti nel
quadriennio 2006/2009 e non ancora rinnovati, sia del settore privato
che di quello pubblico;
> la detassazione delle retribuzioni e delle pensioni da
avviare gradualmente, nonché l’introduzione di un sistema organico di
esenzioni e deduzioni fiscali per le famiglie;
> il sostegno alla crescita economica ed occupazionale:
- premiando il dinamismo nell’economia e il merito nel lavoro, nonché
mettendo in atto un sistema organico di protezione e sicurezza sociale;
- puntando sulla formazione, raccordata con le problematiche del lavoro
e le esigenze dell’impresa, sulla ricerca e sull’innovazione
tecnologica;
- incentivando le misure per l’ingresso e la permanenza dei giovani e
delle donne nel mondo del lavoro;
- privilegiando gli investimenti nelle infrastrutture strategiche.
In sintesi, sono indispensabili mirate politiche contrattuali e fiscali
finalizzate al recupero e possibilmente al miglioramento del potere
d’acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, anche in
funzione dell’incremento della domanda interna che dovrà compensare
l’attuale lenta e difficoltosa ripresa delle esportazioni.
E’ così che le tre priorità indicate
dalla Confsal possono trovare la sintesi nel riconoscimento della
centralità del lavoro sia in termini di accesso, permanenza e stabilità
nelle attività produttive e sia in termini di valorizzazione economica
del merito nella prestazione.
Il Consiglio Generale, una volta affermata la centralità del lavoro e
individuate le priorità sindacali per il 2010, dovrà assicurare le
conseguenti deliberazioni per delineare le azioni politico-sindacali
per l’anno in corso, al fine di impegnare la Segreteria Generale a
metterle in atto.
Intanto, la Segreteria Generale, già riunitasi il 23 febbraio 2010 e
prima del presente Consiglio generale, sta operando con intensità ed
efficacia su più fronti ed è fortemente impegnata sulle questioni
sindacali “aperte” individuate dal tema.
Rinnovo dei contratti
In merito al rinnovo dei contratti la Confsal, con il costante apporto
delle sue Federazioni, sta esprimendo un forte impegno per allineare
alla scadenza del 31 dicembre 2009 tutti i contratti e per chiudere in
via definitiva con il “vecchio” modello contrattuale, sia nel settore
privato che in quello pubblico. Infatti, la grave anomalia del mancato
rinnovo di alcuni contratti, scaduti da anni, che dovranno essere
rinnovati “ora per allora”, vede impegnata la Confsal, in sinergia con
altre Organizzazioni Sindacali rappresentative, nei confronti di datori
di lavoro privati e pubblici.
In relazione al rinnovo dei contratti del settore privato è stata
avviata positivamente l’applicazione del nuovo modello contrattuale
triennale con la firma di importanti accordi.
Si tratta, ora, di operare con impegno per creare le condizioni
economiche per la pronta apertura di tutti gli altri negoziati. E le
nostre Federazioni stanno operando in tal senso.
La Confsal, da parte sua, subito dopo le elezioni regionali e
amministrative, intende organizzare un monitoraggio per la necessaria
fase conoscitiva della situazione, al fine di rilanciare una più forte
azione sindacale confederale per garantire nei tempi possibili il
rinnovo dei contratti scaduti a tutte le categorie lavorative del
settore.
Riguardo ai contratti da rinnovare per il quadriennio 2006/2009 (bienni
economici 2006/2007 e 2008/2009) nel pubblico impiego la Confsal ha
posto la questione con la dovuta determinazione nell’incontro del 15
marzo u.s. con il Ministero per la Pubblica Amministrazione e
l’Innovazione, chiedendo una “verifica” ministeriale sulla situazione
delle trattative in relazione alla natura e alla tipologia normativa
e/o economica delle difficoltà negoziali che finora non hanno
consentito la sottoscrizione di alcune ipotesi contrattuali.
I massimi responsabili ministeriali si sono impegnati a fornire, con il
concorso dell’ARAN, un quadro dello stato dei negoziati e soprattutto a
cercare tutte le possibili mediazioni per l’immediata chiusura
dei contratti.
Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti relativi al triennio
2010/2012, la Confsal, firmataria dell’Accordo di gennaio 2009 sul
“nuovo modello contrattuale” e dell’Intesa applicativa del 30 aprile
2009, è impegnata, anche tramite le sue Federazioni, a realizzare le
condizioni strumentali ed economiche per aprire in tempi accettabili le
trattative.
Come è noto, per il rinnovo dei contratti 2010/2012, in applicazione
del decreto legislativo n. 150/2009 (riforma Brunetta), sono
indispensabili alcuni adempimenti essenziali, come la sottoscrizione
dell’Accordo Quadro all’ARAN sulla costituzione dei nuovi comparti e
delle corrispondenti aree dirigenziali di contrattazione.
In merito, il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione
ha acquisito i prescritti pareri per la predisposizione e la firma
dell’atto di indirizzo da inviare all’ARAN finalizzato all’apertura del
negoziato con le Confederazioni Sindacali rappresentative. Abbiamo
appreso per vie brevi che la direttiva dovrebbe essere inviata all’ARAN
entro la fine di marzo.
Ma, al di là delle prevedibili difficoltà legate alla specificità e
alla complessità della trattativa sulla configurazione dei quattro
comparti e delle quattro corrispondenti aree di contrattazione, la
questione reale rimane il reperimento delle risorse finanziarie per
integrare quelle stanziate con la legge finanziaria 2010 corrispondenti
al valore dell’indennità di vacanza contrattuale.
La legge finanziaria, inoltre, prevede, con “norma programmatica”,
l’impegno del Governo a stanziare le risorse necessarie per il rinnovo
dei contratti 2010/2012, una volta definiti i nuovi comparti ed aree di
contrattazione.
E’ evidente che, in mancanza di adeguata copertura finanziaria
allineata al nuovo indice triennale certificato IPCA del 6,1% e della
disponibilità di risorse aggiuntive, anche attraverso il reinvestimento
di economie di bilancio certificate e di accertati risparmi di gestione
da destinare alla premialità e alla incentivazione, non possono
esistere le condizioni per attuare l’Intesa di Palazzo “Vidoni” del 30
aprile 2009 che estende al pubblico impiego il Patto di Palazzo “Chigi”
di gennaio 2009.
In relazione alla questione “risorse contrattuali”, al momento si può
registrare soltanto l’impegno formale del Ministro Brunetta nei
confronti delle Organizzazioni Sindacali del 9 dicembre 2009, impegno
rinnovato più volte pubblicamente, anche con l’intervento al nostro
Congresso.
In materia, la Confsal ha ripetutamente denunciato il grave ritardo del
Governo anche in occasione dell’impiego delle risorse derivanti dal
primo gettito tributario dello “scudo fiscale” per il rientro dei
capitali dall’estero e in relazione agli esiti quantificati della lotta
all’evasione e all’elusione.
La Confsal, ricorrentemente, ha fatto presente al Governo che
ritiene improcrastinabile il rinnovo dei contatti 2010/2012 secondo il
nuovo modello contrattuale e, pertanto, è pronta, perdurando l’inerzia
governativa, ad intraprendere forti e incisive azioni di lotta.
La Confsal, inoltre, in merito all’estensione dell’Intesa sul nuovo
modello contrattuale al settore pubblico “non statale”, ha sollecitato
più volte la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome,
dell’ANCI e dell’UPI a voler definire e sottoscrivere con le
Organizzazioni Sindacali rappresentative una Intesa analoga a
quella sottoscritta a Palazzo “Vidoni” il 30 aprile 2009 per il settore
pubblico “statale”.
Come è a voi tutti noto, la Confsal e le sue Federazioni interessate al
settore hanno partecipato ad un primo incontro di confronto tenutosi in
Roma in data 11 febbraio 2010, al quale non si è ancora dato seguito.
Certamente il clima politico-relazionale fra Governo e Conferenza delle
Regioni, ANCI e UPI dell’ultimo anno, da aprile 2009 ad oggi, e
l’attesa dell’esito delle elezioni regionali e amministrative del 28-29
marzo p.v. non ha favorito la definizione dell’Intesa da applicare al
settore pubblico “non statale”.
Ora, purtroppo, i tempi per la sottoscrizione dell’Intesa potrebbero
protrarsi in relazione all’insediamento della “rinnovata” Conferenza.
Anche su questo punto si rende indispensabile la nostra vigilanza
attiva e il nostro incessante impegno.
Sulla questione relativa alla rappresentatività sindacale in base ai
nuovi comparti-aree di contrattazione per l’accesso ai negoziati per il
rinnovo dei contratti 2010/2012 è intervenuto in via risolutiva il
dettato dell’articolo 20 bis della legge 26 febbraio 2010, n. 25
(Milleproroghe), confermando chiaramente per il triennio in corso la
rappresentatività accertata per il biennio 2008/2009.
E’ il caso di aggiungere che, a legislazione vigente, la
rappresentatività sindacale per il triennio 2013/2015 sarà rilevata e
certificata sui nuovi comparti e aree e in testa alle Federazioni, in
rapporto ai futuri esiti delle iscrizioni per delega e dei voti
riportati alle elezioni delle RSU al momento fissate per legge e da
tenersi entro il 30 novembre 2010.
Detassazione di retribuzioni e pensioni
La Confsal considera fondamentale e irrinunciabile un immediato
intervento del Governo per la detassazione di retribuzioni e
pensioni.
I dati ufficiali assoluti, relativi e comparati in ambito Eurozona sul
fisco italiano evidenziano una incredibile situazione che si può
sintetizzare: il peso del fisco italiano grava prevalentemente sul
lavoro dipendente e sulle pensioni!
I lavoratori dipendenti e i pensionati italiani sono tassati a livello
da record europeo. I pensionati italiani, in particolare, sono gravati
dal fisco nella misura del 15% in più rispetto ai pensionati francesi e
tedeschi!
Pertanto, si dovrà aprire con urgenza un tavolo “tematico” di confronto
fra Governo e Parti sociali per individuare le forme di detassazione
dei redditi da lavoro dipendente e da pensione e le tipologie di
esenzione e deduzione fiscale, nonché le fonti delle necessarie risorse
“compensative” delle conseguenti minori entrate.
Comunque, il Governo non può risolvere il problema sostenendo che non
ci sono le risorse per la copertura finanziaria di un intervento
equitativo per lavoratori e pensionati.
Certamente, con l’attuale inerzia governativa in materia, le risorse
non ci sono e probabilmente non ci saranno nel prossimo futuro!
Il Governo non può eludere la grave questione e soprattutto non può
sottrarsi al confronto ufficiale, fuori da quello mediatico, con le
Parti Sociali, che sono in grado di formulare proposte organiche e
finanziariamente compatibili.
La Confsal da tempo sostiene che la questione fiscale per lavoratori
dipendenti e pensionati non si può risolvere con il semplice ricorrente
“annunzio” governativo della grande riforma fiscale e, pertanto, ha
dichiarato la mobilitazione di lavoratori e pensionati.
Comunque, per realizzare una riforma fiscale organica e sistematica,
data la complessità della materia, sono necessari tempi medi e quindi
insostenibili per lavoratori dipendenti e pensionati, i quali stanno
subendo da anni un enorme peso tributario che incide fortemente sul
consumo dei beni di prima necessità e dei servizi essenziali!
La Confsal individua le risorse occorrenti nelle “accertate” maggiori
entrate per effetto della lotta all’evasione e all’elusione fiscale, in
una parte delle entrate dallo “scudo fiscale” per il rientro dei
capitali dall’estero, nonché nella possibile maggiore tassazione delle
plusvalenze finanziarie e delle transazioni dei beni voluttuari e di
lusso e nella tassazione a livello di Eurozona delle rendite
finanziarie, esclusi i titoli di Stato ed assimilabili.
E tutto questo si può fare subito e gradualmente e comunque ancor prima
di avviare la “dovuta” grande riforma fiscale che il nostro Congresso
ha prefigurato in parallelo e in connessione con una vera e seria lotta
alla larga e diffusa evasione fiscale e contributiva presente sul
territorio nazionale.
Ma di questo ne abbiamo diffusamente parlato in Congresso e sulle
nostre deliberazioni in materia aspettiamo concrete proposte da parte
del Governo e soprattutto occasioni ufficiali di confronto, al di là
delle rilevanti e apprezzabili proposte del Ministro dell’Economia e
delle Finanze Tremonti, espressi in convegni e conferenze di elevato
livello scientifico e di alta valenza politica.
Ma anche sulla grande questione della riforma fiscale legata alla lotta
all’evasione, la Confsal, interpretando il profondo disagio dei
lavoratori dipendenti e pensionati contribuenti, non può aspettare
oltre il tempo occorrente per avviare un serio confronto tra Governo e
Parti Sociali.
Sviluppo dell’occupazione
La ripresa della crescita economica risulta lieve e lenta ed in alcuni
settori produttivi sembra improbabile, le esportazioni stentano a
ripartire se si escludono le eccellenze del made in Italy, le piccole e
medie imprese continuano a soffrire le limitazioni del credito bancario
e soprattutto la riduzione di ordinazioni e commesse, la domanda
interna è pesantemente condizionata dalla mancata detassazione delle
retribuzioni e delle pensioni, dal ritardato rinnovo dei contratti,
dalla riduzione del risparmio disponibile e del credito al consumo,
nonché dai mancati redditi da lavoro conseguenti all’aumento della
disoccupazione. Pertanto, la domanda interna, per effetto della caduta
del potere d’acquisto, non potrà dare la spinta indispensabile alla
crescita economica e occupazionale.
In questa situazione l’effetto differito e probabilmente progressivo
della grande crisi è pericolosamente costituito dalla disoccupazione,
con particolare riferimento a quella dei giovani e delle donne, delle
aree deboli e dei distretti industriali in caduta libera.
La Confsal, dopo aver chiesto e sostenuto un significativo sforzo del
Governo sugli ammortizzatori sociali, anche “in deroga”, si è impegnata
con ferma determinazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali per la stesura e la sottoscrizione dell’Intesa fra Governo,
Regioni e Province autonome e Parti sociali sulle “linee guida per la
formazione nel 2010”.
Il nuovo progetto formativo del Ministro Sacconi può costituire uno
strumento importante delle politiche attive del lavoro e può
determinare una effettiva inversione di tendenza verso la ripresa
occupazionale.
Infatti, la formazione entra nei processi produttivi e diventa parte
integrante dell’evoluzione e del cambiamento delle imprese, dei settori
produttivi e dei distretti industriali.
La Confsal considera l’Intesa un successo e la sua puntuale attuazione
un impegno. Del resto la Confsal e le sue Federazioni hanno saputo
puntare decisamente sulla formazione nella prospettiva dell’ingresso
nel mondo del lavoro, di una stabile occupazione e del superamento
delle precarietà lavorative, con particolare riferimento a giovani e
donne.
Ma, questo probabilmente non basterà se il mondo delle imprese non
investirà in tecnologie avanzate e su prodotti altamente competitivi,
non investirà in ricerca applicata, non premierà il merito nel lavoro,
in una parola non sarà competitivo.
Lo sviluppo economico e occupazionale di un Paese industrializzato e
privo di grandi risorse naturali, qual è l’Italia, in regime di
globalizzazione non si sostiene con un cieco e improbabile
protezionismo e con uno sterile assistenzialismo.
Al contrario, lo sviluppo si consegue puntando sui fattori: lavoro,
formazione e innovazione tecnologica. Questo è un progetto che va
realizzato responsabilmente e in sinergia da Stato e Istituzioni
pubbliche, Imprese e Sindacati.
E proprio di questo impegno in sede congressuale la Confsal ne ha fatto
la ragione del “suo essere” e del “suo agire”.
La ripresa della crescita economica ed occupazionale merita tutti i
possibili interventi contingenti con l’obiettivo di agganciare lo
sviluppo globale e, pertanto, il Paese in tutte le sue componenti
sociali, produttive e lavorative, deve obbligatoriamente “fare sistema”
per raggiungere l’ineludibile obiettivo.
Ma uno sviluppo economico occupazionale stabile, progressivo e di medio
periodo può e deve trovare linfa vitale in mirate ed efficaci riforme
dell’economia, della finanza pubblica e del fisco, delle istituzioni e
della politica, dei primari servizi pubblici, della previdenza, nonché
del lavoro e della sua moderna organizzazione.
E’ proprio al lavoro, quale primario fondamento della Repubblica
Italiana, che intendo dedicare una doverosa riflessione.
La “nuova” economia, il mercato globale, la moderna organizzazione del
lavoro e la sua flessibilità impongono di ripensare i modelli di
valorizzazione professionale ed economica dei ruoli e delle prestazioni
lavorative a tutti i livelli, la stabilità e/o la flessibilità
“corretta” del rapporto di lavoro, la flexicurity a livello europeo, le
condizioni di sicurezza a salvaguardia della salute dei lavoratori, la
formazione e soprattutto l’usufruibilità del lavoro e l’esigibilità del
diritto al lavoro con l’obiettivo della piena occupazione e della
promozione del lavoro quale fattore primario dello sviluppo.
Tutto questo non si ottiene con la cieca e inefficace difesa
dell’esistente, ma avendo il coraggio di essere soggetti attivi e
propositivi, seppure nella distinzione e nel rispetto dei ruoli
istituzionali, nel campo delle riforme, anche quelle che riguardano il
diritto del lavoro e la previdenza, nell’esclusivo interesse superiore
dei lavoratori effettivi e potenziali e dei pensionati di oggi e di
domani.
E’ di questi giorni, e precisamente del 3 marzo 2010, l’approvazione
definitiva al Senato del “collegato al lavoro” che, tra l’altro,
introduce l’istituto dell’”arbitrato di equità” per la risoluzione
delle controversie di lavoro.
Come è di questi giorni la reazione “motivata” del fronte sindacale del
NO costituita da una sola sigla, la CGIL, e la reazione “motivata” del
fronte del “SI problematico” di tutti gli altri sindacati, i
quali hanno già sottoscritto con tutte le parti datoriali un impegno a
definire un accordo interconfederale e sulla esclusione che il ricorso
delle parti alle clausole compromissorie, poste al momento
dell’assunzione, possa riguardare la controversia relativa alla
risoluzione del rapporto di lavoro.
Si tratta di due rispettabili posizioni di politica sindacale di fatto
alternative di fronte ad una legge di riforma su materia “sensibile”.
La Confsal, con la sottoscrizione della dichiarazione dell’11 marzo
2010, è orientata verso la concreta possibilità di chiudere sulla
materia un soddisfacente accordo interconfederale che possa cogliere
soltanto gli aspetti “utili” dell’arbitrato, eliminando o riducendo
fortemente l’alea del possibile ricatto da parte del datore di lavoro
nei confronti del lavoratore, il quale può, in alcune situazioni,
trovarsi in condizioni di debolezza relazionale e/o contrattuale.
Questo è il classico esempio che ha evidenziato, ancora una volta, i
due modi possibili di “fare sindacato” basati o sulla difesa ad
oltranza dell’esistente o sulla ricerca della migliore riforma
possibile in relazione ai “nuovi” obiettivi per l’occupazione,
per la promozione del lavoro e per la tutela dei lavoratori.
La Confsal, tenendo fede al profilo di Sindacato tracciato dal
Congresso, è orientata verso un’azione sindacale basata sulla proposta,
sulla disponibilità al confronto franco e trasparente e sulla apertura
a possibili accordi equi ed utili fra le “Parti” interessate.
Certamente, è questa la via più difficile, la via che impegna il
Sindacato più nelle relazioni industriali e nel negoziato e meno in
piazza.
In sintesi, è la sfida della Confsal.
Chiudo ricordando a tutti noi che l’VIII Congresso ha dato forti e
chiare indicazioni anche sulle politiche sindacali di medio periodo e
sulle possibili grandi riforme strutturali di cui ha bisogno il Paese,
individuando obiettivi e percorsi e assicurando concrete proposte
politiche e sindacali, da indirizzare al Governo, al Parlamento, alle
Istituzioni pubbliche e a tutte le altre Parti sociali, datoriali e
sindacali.
A tutti noi, componenti del Consiglio Generale, rimane viva la grande e
attiva partecipazione dell’Assise Congressuale sui temi dibattuti e la
sua conseguente ferma volontà di concorrere per la puntuale attuazione
dell’impegnativa mozione finale.
Di questo trarremo la forza necessaria per indirizzare ed alimentare
coerentemente ed efficacemente la nostra azione sindacale.
Sulle problematiche organizzative, formative e dei servizi rimane forte
l’impegno congressuale ad organizzare, una volta celebrati i congressi
regionali e provinciali, la Conferenza Organizzativa Nazionale.
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