Stati generali della città: CATANIA, CITTÀ EDUCATIVA
Data: Lunedì, 05 aprile 2010 ore 08:24:09 CEST
Argomento: Eventi


Il palazzo della cultura (convento San Placido-Platamone) di Catania ha ospitato nell’ambito degli Stati generali della città di Catania il seminario di studio sul tema “Catania città educativa”
Il tema assegnato alla giornata dedicata alla scuola, non prevista in un primo tempo nell’organiz-zazione degli Stati generali, promossi dal sindaco per mettere in sinergia Amministrazione e cittadini, dopo averne ascoltato e accolto le istanze”, e dopo la nostra richiesta sabato 27 marzo è stato trattato sotto molteplici sfaccettature.
Giuseppe Adernò

L’attributo assegnato a Catania, quale “città educativa” al momento è solo un auspicio ed una dichiarazione d’intenzionalità che merita attenzione e tanto lavoro perché l’educazione non s’insegna a parole, ma si testimonia.
La scuola catanese “ammalata” di abbandono e di limitate attenzioni, che registra carenze di edilizia e di sostegni adeguati, opera, nonostante tutto, in maniera lodevole, grazie alla capacità organizzativa dei dirigenti, e, grazie all’alta qualità didattica dei bravi professori che insegnano e formano i giovani allo studio, ma, com’è emerso dai numerosi interventi necessita di progettualità e d’integrazione sinergica.
Con la sua relazione, il prof. Giuseppe Vecchio, ha centrato il tema dei “patti di corresponsabilità” che impegnano certamente la scuola, la famiglia ed anche l’Ente locale, obbligato per legge (art. 12 legge regionale n.6 del 24 febbraio 2000) a fornire i servizi necessari, le strutture, gli arredi e quant’altro necessario al funzionamento didattico.
Il Comune di Catania da cinque anni non ha assegnato alcun contributo alle scuole, né ha dato i buoni libro spendibili. L’ultima distribuzione di buoni libro è stata solo formale perché le librerie non attribuiscono al buono alcuna validità, considerati i ritardati pagamenti.
È stato evidenziato come i tempi della scuola non coincidono con i tempi dell’amministrazione e della lungaggine della burocrazia degli uffici, quindi le carenze ed i disguidi sono molto visibili, creando notevoli disagi alle famiglie e agli alunni.
È stata rinnovata ancora una volta la richiesta di far sì che i contributi previsti per il diritto allo studio siano assegnati direttamente alle scuole, le quali così pure per la manutenzione degli edifici scolastici e il verde delle scuole, spesso in stato di abbandono e di trascuratezza.
Ecco alcuni punti di forza e di debolezza
La geografia delle scuole catanesi con il dimensionamento scolastico ancora in fieri subirà notevoli modifiche riguardo ai Circoli didattici che si trasformano in Istituti comprensivi.
L’edilizia scolastica resta un problema emergente e si sollecita l’Amministrazione ad interventi di massima priorità La presenza nel territorio di scuole ben costruite ed attrezzate e scuole ancora in affitto, accomodate, con manifeste carenze strutturali (prive di palestre e di spazi esterni, con aule tramezzate e adattate) segna una differenziazione che si amplia sempre più nella possibilità o meno di realizzare progetti e servizi per la popolazione scolastica. Alle carenze strutturali si aggiungono la disattenzione e la trascuratezza per la manutenzione ordinaria.
Gli interventi per la sicurezza nella scuola dovrebbero essere al primo posto nella progettazione comunale.
Ci sono ancora scuole con vasche in eternit, scale antincendio che sbarcano contro un muro o peggio in un fosso dove nel frattempo è cresciuto un albero, cortili interni che raccolgono l’acqua piovana senza il collegamento degli scarichi alla fognatura, aule di artistica e di musica al buio senza aria, dove si tiene la luce accesa dalla mattina alla sera, impianti elettrici centralizzati che provocano uno spreco enorme di energia elettrica; plessi scolastici senza il collegamento ad internet, scuole con 900 alunni, dotate soltanto di una linea telefonica attiva ed una dedicata al fax.
Il fenomeno della dispersione scolastica per la quale non basta fare le statistiche e le tabelle degli alunni dispersi, ma intervenire attraverso una didattica specifica ed una ricerca di motivazioni forti che consentano allo studente di star bene e di venire a scuola volentieri. I “ragazzi difficili” hanno bisogno di una scuola diversa da quella tradizionale, con attività mirate, ridotte anche nei tempi di concentrazione e di produzione, ma intensa e ricca di stimoli, capace di produrre e sviluppare competenze spendibili nella quotidianità della vita sociale. Per ottenere tutto ciò occorrono innanzitutto persone che ci credono e che intendono scommettersi in questo progetto e non nominati secondo graduatoria. Perché non pensare ad una selezione per titoli e con la garanzia di una continuità triennale assegnare i dovuti riconoscimenti in base ai risultati conseguiti?
L’integrazione dei disabili e degli extra comunitari è un problema reale, mancano ancora le badanti per le scuole dell’infanzia, il personale specializzato “mediatori culturali” per gli studenti extracomunitari. Sono ancora molto disattesi i servizi specifici per i “DSA - disturbi specifici dell’apprendimento” che non sono catalogato come handicap, ma sollecitano una specifica attenzione didattica.
Tali servizi dovrebbero essere a carico dell’Assessorato alle Politiche scolastiche e non dei Servizi sociali così da poter dare maggiore unitarietà ai servizi di assistenza nell’ambito scolastico.
La diversa competenza d’intervento per le disabilità (udito e vista alla provincia) psicofisici al Comune crea non pochi disguidi nell’azione di funzionalità dei servizi.
Le innovazioni didattiche che emergono e coinvolgono soltanto alcune realtà scolastiche, implicano particolare impegno nella progettazione e nella gestione di un processo innovativo. Non tutte le realtà sono pronte a gestire tali innovazioni sia per mancanza di strutture, spazi e strumenti adeguati, sia per un’atavica abitudine di fare poco e limitarsi all’indispensabile, poiché quello in più non è incoraggiato e, a volte, neanche valorizzato.
L’orientamento scolastico e professionale, dovrebbe avere un carattere sistemico, continuo e organico, invece spesso appare come un’azione episodica, limitata nel tempo, destinata solo agli alunni delle classi terminali e, di fatto, poco efficace se si continua a registrare dispersione ed abbandono scolastico specie nel primo biennio della scuola secondaria di secondo grado.
La scuola secondaria presente anche nel quartiere di Librino dovrebbe costituire un reale impegno dell’amministrazione comunale, in sinergia con la provincia regionale.
In merito alle relazioni delle scuole con il territorio si registra una situazione variegata che a macchia di leopardo presenta ottime interazioni sociali, culturali, e collaborative, ora una diffusa esclusione o isolamento della scuola dal contesto Se per territorio intendiamo anche l’utenza del servizio scolastico, i genitori e gli studenti, ci rendiamo conto che dove la scuola è presente con la sua qualità di “buon servizio”, è apprezzata, riconosciuta e seguita, anche nella cooperazione dei genitori, i quali sono anche disposti a comprare la carta igienica e collaborare per alcuni servizi aggiuntivi per il bene dei loro figli; dove, invece, alle carenze di strutture si aggiungono disagi, disappunti e contrasti con l’Amministrazione, la relazione con il territorio è soltanto un termine che si legge nelle norme ministeriali e sui libri che sognano una scuola bella, efficace ed efficiente.
La scuola catanese è bella ed è anche di buona qualità, spesso si registra che fa più notizia una scuola disastrata, un atto di bullismo, un docente poco esemplare, e a tutto ciò la stampa dedica ampie pagine e titoloni, mentre la foresta verde e fertile della scuola catanese che opera con profitto è dimenticata e messa “sotto il moggio” insieme alle tante nostre scuole belle e ben organizzate, ai nostri ragazzi “positivi”, bravi, generosi, studiosi e meritevoli che sanno fare anche i “sindaci” e vincono le olimpiadi di grammatica, di matematica, d’inglese, i ragazzi brillanti nella musica e nell’arte i vincitori delle gare nazionali nelle discipline sportive ed anche alle gare di scienze, dei certamina di latino, alle gare di cucina e, se i ragazzi arrivano a tali traguardi è certamente merito dei bravi docenti della scuola siciliana, dei quali nessuno parla Ecco perché si chiede che siano sostenuti con adeguati sostegni le eccellenze della scuola catanese portandole a modello regionale e nazionale e consentendo così un efficace riscatto e non solo d’immagine del nostro Comune e dell’area metropolitana.
Se questi ed altri interventi diventano concrete azioni, gli Stati generali della Catania educativa passeranno alla storia come una tappa d’inizio di un nuovo cammino, un segnale forte di ripresa e di rilancio della città di Catania che ancora una volta intende e vuole “risorgere”.

Giuseppe Adernò, gi.ad@tiscali.it,
Presidente provinciale ASASI Catania
Preside dell’I.C. “G. Parini”, Via Quasimodo, 3 95126 Catania 095.497892 - Fax 095.4032652










Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-20514.html