Dario Fo: Ripartire dalla cultura per uscire dalla barbarie.
Data: Domenica, 04 aprile 2010 ore 09:23:15 CEST Argomento: Eventi
«A un povero che chiede la carità devi dare cinque monete. Tre per il
cibo, due per comprare un libro». Era scritto sul muro di una casa del
popolo dei primi del Novecento. Dario Fo è convinto che sia necessario
ripartire da lì, dalla cultura per il popolo, per uscire dalla barbarie
che sta invadendo il nostro paese. Giovedì sera sarà al teatro Carcano
di Milano con uno spettacolo a favore del Movimento immigrati primo
marzo. Una piéce sull'immigrazione, sul palco ci saranno degli attori
migranti. E ci sarà lui. Cosa dirà, di preciso, non lo sa ancora.
Mentre parla, prende appunti. Gli vengono idee, spunti. Passa dal
divano del salotto alla scrivania dello studio. Parla di Lega, degli
immigrati di Rosarno. Ma anche di sant'Ambrogio e sant'Agostino.
Come nasce lo spettacolo?
Dal mio intervento durante lo sciopero dei migranti del primo marzo.
Una manifestazione straordinaria, molto partecipata. In quell'occasione
ho narrato l'origine della razza umana, la sua nascita in Africa per
poi allargarsi a tutta la terra. Mi sono detto: dobbiamo andare avanti,
fare altro. Ci siamo messi in moto e siamo arrivati allo spettacolo che
giovedì prossimo porteremo in scena.
Uno spettacolo sull'immigrazione, a favore dei migranti. In questo
momento e in terra lombarda è davvero in controtendenza.
Sì, perché mentre in altre nazioni si avanza, penso agli Stati uniti,
che sono riusciti a eleggere un presidente nero, da noi c'è una
recessione pazzesca, che genera odio e la paura dello straniero. Una
sopraffazione dell'uomo sull'uomo che mi sconvolge. Ripenso a vari
fatti di cronaca degli ultimi tempi e rabbrividisco. A come i neri di
Rosarno venivano sfruttati, al fenomeno del caporalato. A quei
lavoratori africani che hanno dovuto minacciare di darsi fuoco per
farsi pagare gli stipendi. Ma anche a quella violenza terribile su
bambini fatta in quella scuola veneta dove i ragazzini sono stati
lasciati a pane e acqua perché i genitori non riuscivano a pagare la
retta. Sono tutti segnali di come siamo caduti in basso dal punto di
vista culturale.
Con la Lega che fa incetta di voti alle elezioni...
Perché falsifica la realtà storica dei fatti. Con questo spettacolo
voglio smontare tutte le falsità, le furbizie travestite da cultura che
portano avanti. E lo faccio andando a fondo nelle nostre tradizioni.
Perché le radici padane non sono quelle della Lega, ma sono fatte di
solidarietà e accoglienza. La storia insegna che a Milano è sempre
stato così. Penso a sant'Agostino, un nero che è diventato quello che è
stato. E poi sant'Ambrogio. Il più famoso vescovo di Milano era
arrivato a dirsi favorevole alla comunità dei beni. E se un campagnolo
veniva in città e aveva un mestiere era subito integrato nel tessuto
della città, difeso a costo di guerre. La Lega queste cose non le dice,
anzi rigira la storia a suo piacimento. Posso raccontare la storia dei
monfortini?
Prego.
È un fatto che risale all'anno mille o giù di lì. Gli abitanti di
Monforte d'Alba erano catari. Per questo il vescovo di Milano ha mosso
guerra contro di loro. Quando hanno perso, sono stati obbligati a fare
una scelta. O abbracciare una croce, o saltare nel fuoco. Molti di loro
coerentemente hanno scelto la condanna a morte. È da questa storia che
nasce poi nella toponomastica milanese corso Monforte. Pensa che
l'unico sindaco leghista di Milano, Marco Formentini, voleva che quella
zona fosse dedicata alla Padania. Senza capire il vero significato, che
è quello di un riconoscimento della libertà. È uno dei tanti esempi
della grettezza culturale di questi personaggi.
Ma basta ridare cultura al popolo per invertire questa tendenza, con le
forze più razziste del panorama politico che aumentano i loro consensi?
Non basterà, ma è necessario provarci. Noi come sinistra abbiamo
consegnato il popolo in mano a questa gente.
Appunto, la sinistra. Dov'è?
Più che altro dove dovrebbe essere. La strada da imboccare è semplice,
e i fatti dimostrano che è quella giusta. Abbiamo vinto dove siamo
tornati a fare quello che facevamo prima. Dobbiamo stare in mezzo alla
gente.
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