Scuola pubblica alla ricerca di denaro
Data: Lunedì, 29 marzo 2010 ore 20:47:01 CEST Argomento: Rassegna stampa
C'è sempre
un problema da qualche tempo a scuola, l'ultimo riguarda i
finanziamenti per mandare avanti la baracca che, come i presidi
denunciano, fa acqua da tutte le parti. La ministra Gelmini da un lato
promette fondi: 1.000 euro in media per ogni scuola (pari a qualche
risma di carta e qualche dozzina di penne) e dall'altro rimprovera i
dirigenti di imporre balzelli illegali alle famiglie. Tuttavia deve
decidersi: o stanzia più fondi o consente che i presidi si arrangino
coi contributi.
E' brutto che la scuola pubblica, gratuita, si avvinghi alle tasse, ma
la baracca deve pure puntellarsi e fino a quando non sarà richiesto ai
docenti di provvedere anche a questa abbisogna, qualcuno dovrà pagare.
La singolarità delle dichiarazioni di Gelmini sta sempre al di là del
previsto: invece di chiedere scusa per gli inconvenienti dovuti ai
tagli al suo ministero se la prende con chi non c'entra, anzi con chi
ne subisce le conseguenze.
Ma c'è di più. L'autonomia di ogni singolo Istituto consente di
spiccare dei tributi, per cui dovrebbe essere più cauta o infornarsi
prima di puntare il dito contro i dirigenti. Sconoscenze e paradossi a
cui siamo abituati e infatti la colpa dei mali della scuola ricade
sempre sul "68, sui sindacati e sui professori politicizzati, benché
sulla riforma che porta il suo nome non abbia permesso ad altri,
fuorché a Tremonti, di mettere le mani. Si capisce da qui che la
Gelmini non ama le contestazioni e poco importa se arrivano comunque,
anche nella forma del ricorso al Tar contro la circolare sulle
iscrizioni alla secondaria di secondo grado da parte del Comitato per
la scuola della Repubblica. Dopo le illegalità, sostengono i
ricorrenti, compiuti l'anno scorso nella scuola del primo ciclo,
quest'anno vogliono dare battaglia perché il Miur ha disposto le
iscrizioni senza una base giuridica che è la pubblicazione della
riforma in Gazzetta ufficiale, cosa che avverrà fra qualche mese, ben
oltre il già trascorso 26 marzo, termine ultimo per iscriversi.
Anche in questo caso sarebbe giusto chiedere le scuse per i ritardi,
mentre si avverte solo una sorta di fastidio che è diverso da quello
dei presidi per consentire a tutti gli alunni il tradizionale viaggio
di istruzione: in molte scuole si tassano i docenti, altre chiedono ai
comuni, altre ne fanno a meno e altre ancora dividono salomonicamente
fra chi può e chi non può permettersi l'albergo e il vitto dignitoso.
Pasquale Almirante
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