In arrivo a scuola le Lim, lavagne interattive multimediali: riusciranno i docenti a usarle bene?
Data: Lunedì, 29 marzo 2010 ore 08:59:43 CEST Argomento: Istituzioni Scolastiche
Dopo
l’esperimento di Digiscuola arrivano nelle scuole migliaia di nuove
Lavagne Interattive Multimediali (LIM). Riusciranno i docenti a usarle per
dialogare con la prima generazione di digitali nativi? “Ma
questa roba ti scimmia!!”. È stato il commento divertito di S. C.,
studentessa di un liceo scientifico di Milano, al suo primo contatto
con una lavagna interattiva. In un
ITC di Catanzaro due ragazzini del biennio “portano per mano” i loro
Prof (consapevoli e conniventi) a un uso disinvolto della Lim,
nell’ambito del progetto Digiscuola. (da Educazionepuntozero)
Redazione
“Ma questa roba ti scimmia!!”. È stato il commento divertito di S. C.,
studentessa di un liceo scientifico di Milano, al suo primo contatto
con una lavagna interattiva. In un ITC di Catanzaro due ragazzini del
biennio “portano per mano” i loro Prof (consapevoli e conniventi) a un
uso disinvolto della Lim, nell’ambito del progetto Digiscuola. Tutti
riscoprono per l’ennesima volta la rapidità con cui gli adolescenti si
appropriano di questi mezzi, senza ombra di soggezione, senza leggere
manuali, senza paura di sbagliare.
È forse da qui che bisogna ripartire quando si parla di tecnologie per
la didattica. Dall’assoluta naturalezza con cui si relazionano tutti i
ragazzi, dall’immediatezza con cui metabolizzano una tecnologia nuova,
mai vista prima. Qui sta forse il vero, drammatico digital divide con i
loro Prof.
Come si fa a difendere l’idea di una scuola dura e pura e uguale a se
stessa in un mondo che si allontana a velocità siderale col suo
bagaglio di digitali nativi? I loro comportamenti, il loro modo di
relazionarsi con la realtà, il loro modo di apprendere, il loro modo di
cooperare sono fenomeni che fino a cinque anni fa erano totalmente
inediti. E, quel che più sorprende, questi fenomeni sono onnipresenti
tra gli adolescenti e uniformemente diffusi.
E sul fronte dei docenti? La situazione è l’opposta. Non esiste una
“cultura informatica media”. Si va dall’estremo dei Prof “allergici al
computer” ai Prof smanettoni “di riferimento” dalle competenze
multiformi, cui i Dirigenti Scolastici affidano nel bene e nel male
tutto il processo di introduzione delle tecnologie nella scuola. In
mezzo a questi due estremi ci sta la stragrande maggioranza degli
insegnanti che svolgono al meglio la loro missione ma sono sempre più
impreparati ad affrontare non tanto le tecnologie quanto il temibile
confronto quotidiano con una generazione di alieni che nelle tecnologie
ci sguazzano.
Al primo incontro le Lim sono guardate con sospetto dai Prof allergici,
con sufficienza dagli smanettoni, con curiosità dalla stragrande
maggioranza degli insegnanti. La carica dirompente del “portare la
tecnologia in classe” è abbastanza chiara a tutti. Pare evidente che
questa non sia l’ennesima finta rivoluzione tecnologica che si conclude
con laboratori megagalattici rigorosamente chiusi a chiave. Pare
evidente che se la Lim arriva in classe non si può far finta che non
sia lì. E il Miur preme (giustamente) per evitare che le lavagne
finiscano nei sottoscala o in spazi impropri. La curiosità si trasforma
per metà in viva (e legittima) preoccupazione: quanto tempo ci metterò
ad imparare? quanto tempo ci metterò ad usarla? come gestirò la classe?
che figura ci faccio coi ragazzi se sbaglio?
La variabile del tempo e la variabile del rapporto coi ragazzi sono
dunque i veri nodi culturali, che stanno a monte dell’uso della Lim. La
domanda che viene subito dopo è “ma che cosa ci facciamo con la Lim?”
Alt. Teletrasportiamoci oltre la Manica, e frugando nell’abbondante
letteratura di monitoraggio vediamo che cosa ci fanno con la Lim. La
prima scoperta è di per sé illuminante: non c’è un modello rigido di
riferimento per gli insegnanti britannici. L’uso è totalmente libero,
più o meno intensivo, più o meno di appoggio a un modello didattico
tradizionale, più o meno innovativo. Gli insegnanti ci proiettano sopra
lezioni in powerpoint, immagini, testi e materiali elaborati in classe
coi ragazzi, materiali digitali a corredo di libri di testo degli
editori, software applicativi specifici della disciplina insegnata,
software generici per produrre grafici, tabelle, fogli elettronici,
siti web quando è consentita la navigazione in diretta.
E sembra sensato il non aggiungere complessità a complessità. Il solo
accettare di confrontarsi coi ragazzi in classe e di renderli parte
attiva nell’uso delle Lim è un triplo salto mortale. Già in Digiscuola
ci è parso di scorgere un’insofferenza verso un modello d’uso rigido
calato dall’alto.
Ha senso piegare l’uso delle lavagne ad altri “modelli”, come le
piattaforme di condivisione, i wiki, l’autoproduzione dei learning
object, che c’entrano come i cavoli a merenda? Ma quando mai la
modalità d’uso di uno strumento innovativo si impone dall’alto? Quando
mai l’innovazione vince se ti rende la vita più scomoda?
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