Il prof che i ragazzi non vogliono rottamare
Data: Giovedì, 25 marzo 2010 ore 00:05:00 CET
Argomento: Redazione


"l' animale giovanile" e io mi sento ancora in grado di farlo. Per un po' , non per sempre: voler rimanere a tutti i costi sarebbe una perversione». Basterebbe una mini proroga. Ma sarà dura: con 40 anni di contributi versati, Guido Panseri, docente sessantunenne al liceo Berchet di Milano, ha poco da sperare: a settembre dovrà dire addio (per legge) a studenti e colleghi. I suoi ragazzi non l' hanno presa bene: da qualche giorno annunciano battaglia contro la «rottamazione del Pans». E da Facebook implorano: «Giù le mani da Guido». Campagna «antipensionamento» nel liceo classico in cui studiarono Luchino Visconti, Andrea De Carlo, don Lorenzo Milani. Manifesti appesi ai muri, magliette con volto del «rottamato», commenti, lamentele contro «la burocrazia e le leggine stupide». Panseri non si scompone: «Bisogna saper cogliere il momento di staccare. Ma la coercizione è inaccettabile». Bastano queste poche parole per aprire il dibattito sull' età pensionabile, sulla necessità di lasciare il posto ai giovani, sul mestiere dell' insegnante. Potere fascinatorio del «Pans», rivelano i suoi allievi. E in effetti, navigando su Internet, stupisce come questo docente, definito ancora oggi «sex symbol, eroe, mito», possa piacere tanto da avere 500 fan e due gruppi su Facebook. Davide Cusani, allievo nel 1984, racconta: «Nota del Pans sul registro: Cusani procede verso il nulla didattico... Un genio!». E via così, gli studenti degli anni Ottanta e quelli del 2010, i commenti di allora e quelli di adesso: «Facciamo sentire che Guido non si tocca!». Che soddisfazione però. Panseri alza le spalle come se fosse tutto normale: «L' insegnamento ha a che fare con l' affectus, è la connessione tra ciò che trasmetti e il modo in cui ti relazioni con lo studente. È mente e carne: senza questi due elementi diventi un mero trasmettitore di nozioni, esattamente l' opposto di quello che dovrebbe essere un insegnante». Anima e pancia di un veterano del Berchet. Che insegna storia e filosofia con l' entusiasmo di un novizio, che non disdegna le gite («il viaggio di formazione è fondamentale, da Cartesio a Goethe»), che tiene lezioni pomeridiane per il quartiere (le prime risalgono a oltre vent' anni fa con il ciclo «nel segno del porco»), che guadagna poco più di duemila euro al mese e continua ad amare il suo lavoro «anche se la professione si è irrigidita». Panseri presenterà ricorso contro il pensionamento coatto («La notifica è arrivata fuori tempo massimo»). E non molla. Chi ha firmato per andare via, invece - «volevo evitare l' umiliazione della coercizione» - è Massimo Curli, docente di «Costruzioni» all' istituto Angelo Secchi di Reggio Emilia, altro «veterano giovane» con sostenitori accanitissimi su Facebook. I ragazzi e i professori, un' alchimia strana. «Gli studenti - commenta Panseri - riconoscono la passione. La soddisfazione più grande? Sapere che altri, grazie a te, vedranno cose che tu non vedrai». La lotta «per tenere il Pans» continuerà nei prossimi giorni. Innocente Pessina, preside del Berchet (è stato lui a scrivere sotto al manifesto del rottamato: «Danno anche gli incentivi?»), si limita a dire: «Panseri è un bravo professore. Ma se insegniamo educazione alla legalità, se diciamo che le regole vanno rispettate anche quando non ci piacciono, poi dobbiamo essere coerenti». Annachiara Sacchi

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