Gelmini: «Presidi, attenti ai bilanci Non chiedete soldi alle famiglie»
Data: Mercoledì, 24 marzo 2010 ore 14:38:05 CET Argomento: Rassegna stampa
Intervista
alla ministra Gelmini: «Stanzieremo
10 milioni per spese correnti. La riforma? 'La scuola e' pronta per attuare la riforma
delle superiori. Un ulteriore rinvio non aveva alcun senso''.
(Da Il Messaggero)
La minsitra fa le sue dichiarazioni e
ostenta sicurezza, contrariamente a quanto sostengono tanti presidi e
tante scuole in lotta con tagli e con le difficoltà legate alle
iscrizioni.
Redazione
ROMA - Due giorni al termine delle iscrizioni per i licei e tecnici.
Sarà il debutto delle nuove superiori e c’è chi teme il caos. Ministro
Gelmini, la scuola è pronta ad attuare le novità previste dalla riforma?
«Io penso di sì. Da tempo la scuola sta elaborando una riforma organica
delle superiori. Questo riordino è frutto anche del lavoro fatto dal
governo di centrosinistra per i tecnici e dal governo Moratti per i
licei. Ora è giunto il momento di passare dalla riforma alla sua
applicazione e credo che si sia in grado di partire dal primo
settembre. Un ulteriore rinvio non avrebbe avuto alcun significato».
Lei ha parlato di riforma epocale. Cosa risponde a chi sostiene che ci
si è limitati a «tagliare» ore, sperimentazioni e cattedre?
«E’ una critica pretestuosa. Non nego che il governo abbia intrapreso
un’opera di razionalizzazione, prevista nella Finanziaria, che ha
portato a una riduzione degli sprechi e dei posti in pianta organica.
Ma questo non c’entra nulla con la riforma della scuola. Noi stiamo
realizzando un rinnovamento culturale, pedagogico e contenutistico:
siamo usciti da una scuola autoreferenziale, burocratica e quantitativa
e vogliamo ripartire dalla centralità del progetto educativo. Una
scuola che valorizzi i talenti degli studenti, consenta percorsi
flessibili e riduca la dispersione. Vanno in questo direzione la
modernizzazione del sistema dei licei e la rivalutazione
dell’istruzione tecnica, non più di serie B».
Più lingue straniere e matematica anche ai licei, ma perché meno
geografia?
«In realtà non abbiamo eliminato la geografia fisica, le ore alla media
sono rimaste le stesse. Semplicemente abbiamo accorpato nella storia,
almeno in parte, la geografia antropica. E’ in linea con gli altri
paesi europei, nessuno vuole togliere valore e peso specifico alla
geografia».
Il licei musicali saranno 28, la maggior parte al Nord. Come mai?
«Alcune sperimentazioni erano in atto e le abbiamo prese per buone. La
competenza su dove dislocare i licei musicali è delle Regioni. Per
adesso sono 28, ma il lavoro sarà completato dopo le elezioni
regionali. Nulla esclude che all’indomani del voto ne saranno istituiti
altri».
Come si può realizzare una riforma senza risorse? Il timore è che le
ore in più di lingua straniera o di matematica saranno effettuate solo
se l’organico lo consente, e così per il resto.
«E’ una sciocchezza. Non abbiamo carenze di organico. Semmai il
problema opposto, quello di programmare l’inserimento dei nuovi
insegnanti. Questo timore appartiene alla demagogia che viene
utilizzata per attaccare la riforma».
C’è un grande squilibrio nel sistema dell’istruzione tra Nord e Sud. La
riforma cerca di colmare questo gap e in che modo?
«Esiste questa discrepanza, ma riteniamo di poter elevare lo standard
qualitativo medio puntando a un rilancio del Mezzogiorno che non può
prescindere da un rilancio dell’istruzione. L’accordo siglato dal
ministro Sacconi sulla formazione professionale e la riforma
dell’istruzione tecnica sono provvedimenti che aiutano in particolare
il Mezzogiorno».
I presidi denunciano: non abbiamo un soldo in cassa, non siamo in grado
di garantire le spese correnti. C’è chi chiede contributi volontari
alle famiglie.
«Una task-force del Ministero si sta occupando del problema.
Sicuramente per il prossimo anno dovremo stanziare risorse per le spese
ordinarie, una cifra da quantificare, saremo nell’ordine di 10 milioni
di euro. Viene però da chiedersi come mai, a fronte di risorse limitate
per tutti, alcune scuole chiedono il contributo volontario alle
famiglie e altre no. Qui entra in gioco la capacità gestionale dei
dirigenti. Sicuramente c’è una rigidità nell’impostazione del bilancio,
magari le scuole sono in sofferenza per le spese correnti e hanno
residui attivi inutilizzati. Noi vogliamo introdurre la massima
flessibilità nella gestione delle spese, sarà il dirigente a decidere
le priorità. Ma con troppa leggerezza si chiedono contributi alle
famiglie. Sono assolutamente contraria, va evitata questa prassi un po’
lamentosa e in pochi casi giustificata. La scuola pubblica non deve
costare».
Nella campagna elettorale per le regionali è stato sfiorato in qualche
modo il tema della scuola?
«Gli elettori devono avere ben chiaro che in alcune questioni
fondamentali, come lo snellimento della burocrazia, l’efficienza della
scuola e della sanità, è fondamentale la convergenza e la
corresponsabilità tra lo stato nazionale e quello regionale. Questo
voto ha un grande significato politico».
Dopo una competizione così agguerrita, ritiene che sia alto il rischio
astensionismo?
«Il rischio dell’astensionismo si vince passando dalla politica degli
insulti a quella dei contenuti. Ha contribuito sicuramente a inasprire
il clima l’esclusione delle liste del Pdl: nel Lazio questa tornata
elettorale è caratterizzata da un vulnus della democrazia. E’ stato
messo in discussione un principio costituzionale che è il diritto di
voto. Tutto questo per un formalismo più che per un vizio di forma. Ho
apprezzato comunque il coraggio, la determinazione e l’ottimismo della
Polverini che lo stesso è andata avanti». di MARIA LOMBARDI
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