BUGIE SULLE LINGUE NELLA (NON) RIFORMA TREMONTI - GELMINI
Data: Lunedì, 22 marzo 2010 ore 07:47:11 CET Argomento: Opinioni
Il Consiglio dei Ministri ha approvato in data 4 febbraio 2010 il
riordino delle scuole superiori che prende avvio dal prossimo anno
scolastico. Nei mesi scorsi, quando la rete ci consegnava versioni
anche molto diverse tra loro sulle ipotesi di riforma, LEND aveva messo
in evidenza l’azione di propaganda del ministro che non solo elimina
dal curricolo obbligatorio l’insegnamento della seconda lingua
straniera, ma indebolisce anche l’insegnamento della lingua inglese.
Ieri, però, dalla propaganda sulle lingue nelle ipotesi di riforma
siamo passati alle bugie. Infatti con l’approvazione della riforma si
parla - anche su molti organi di stampa - di un potenziamento
dell’insegnamento delle lingue straniere nella riforma delle superiori.
Così non è.
Nei sei licei previsti dalla riforma resta una sola lingua straniera
(“Lingua e Cultura Straniera”) nel curricolo obbligatorio. Non si parla
di Lingua Inglese, è vero, ma quante scuole sceglieranno una lingua
straniera diversa dall’inglese?
Solo al Liceo Linguistico una seconda
e una terza lingua straniere vengono insegnate per cinque anni, mentre
nel Liceo delle Scienze Umane la seconda lingua straniera è presente
nella opzione “economico-sociale” per tre ore alla settimana per cinque
anni. In nessun altro liceo è prevista la seconda lingua straniera. Per
quanto riguarda il Liceo Scientifico tradizionale, l’inglese era
presente nel curricolo per cinque anni con un quadro orario che
prevedeva 3 ore alla settimana al primo, al terzo e al quarto anno e 4
ore settimanali al secondo e al quinto anno Con la Tremonti -
Gelmini gli alunni del Liceo Scientifico avranno tre ore di lingua
inglese per cinque anni ovvero studieranno meno inglese. Restano i
docenti madrelingua solo nel Liceo Linguistico, ma non viene più
garantita la compresenza con il docente.
Molti commenti insistono sulla validità della proposta CLIL, ovvero
“l’insegnamento, in lingua straniera, di una disciplina non linguistica
(CLIL) compresa nell’area delle attività e degli insegnamenti
obbligatori per tutti gli studenti o nell’area degli insegnamenti
attivabili dalle istituzioni scolastiche nei limiti del contingente di
organico ad esse annualmente assegnato” - è quanto recita il nota bene
scritto in calce ai quadri orari approvati in Consiglio dei Ministri.
Ma anche su questo punto non prendiamoci in giro: non è possibile
utilizzare questa formula per parlare di potenziamento delle lingue
straniere nella scuola superiore italiana. Innanzi tutto, perché il
CLIL verrà introdotto in una scuola dove gli studenti avranno studiato
per tredici anni solo la lingua inglese. Come possiamo credere che essi
possano studiare, ad esempio, storia in tedesco quando per cinque anni
hanno studiato solo inglese? E ancora chi sono i docenti CLIL? Tutti i
documenti dicono chiaramente che l’insegnamento di una disciplina non
linguistica in lingua straniera sarà affidato ad un docente di
disciplina. Un’opzione che potrebbe anche essere ottimale ma, non ci
sono, nel nostro Paese, molti docenti di discipline non linguistiche
con le competenze linguistiche necessarie per insegnare la loro materia
in lingua straniera. Forse ci si affiderà al solito piano di formazione
con il quale preparare almeno 20 mila docenti di discipline non
linguistiche per l’insegnamento CLIL nella scuola superiore italiana. È
questo che vogliamo chiamare “potenziamento delle lingue straniere”?
Negli Istituti Tecnici si prevede la Lingua Inglese per cinque anni nel
curricolo obbligatorio per 99 ore all’anno (ovvero tre ore alla
settimana). La seconda lingua è prevista nell’indirizzo
Amministrazione, Finanza e Marketing e nell’Indirizzo Turismo dove è
prevista anche una terza lingua nel triennio. Per quanto riguarda gli
Istituti Professionali la seconda lingua è prevista solo nell’indirizzo
Servizi Socio-Sanitari, Enogastromia e Ospitalità alberghiera e
nell’indirizzo Servizi commerciali.
Tutto questo accade nel nostro Paese in aperta violazione con quanto
previsto dall’Europa. La risoluzione del Parlamento Europeo del 24
marzo 2009 – solo per citare uno dei documenti più recenti - dal titolo
“Il multilinguismo: una risorsa per l'Europa e un impegno comune”
raccomanda, tra le altre cose, “agli Stati membri di includere nei
programmi scolastici lo studio facoltativo di una terza lingua
straniera dal livello della scuola secondaria”. Nella scuola italiana
scompare la seconda lingua straniera. Nella scuola italiana non si
rispetta il diritto al plurilinguismo.
Nella scuola italiana con la (non) riforma Tremonti - Gelmini ci
allontaniamo definitivamente dall’Europa e rendiamo i nostri giovani
più deboli.
Ma forse è proprio questo l’unico scopo perseguibile da un piano di
risparmi e di tagli generalizzati.
Silvia Minardi - lend (lingua e nuova didattica) presideirene@tiscali.it
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