REGOLAMENTI GELMINI: ora serve un percorso di studi convincente per i licei
Data: Mercoledì, 17 marzo 2010 ore 18:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Non
si tratta del superamento dei difetti che si sono accumulati nel
sistema in questi trent’anni, ma sono l’indicazione dei riferimenti
essenziali cui guardare per avviare l’effettiva ristrutturazione del
sistema.
Proponendosi questo compito bisogna essere
consapevoli che gran parte della tradizione culturale che
caratterizzava la scuola italiana e che rappresentava il riferimento
unitario forte, anche se spesso non più pienamente consapevole, è
andato disperso. (da Il sussidiario.it)
Redazione
redazione@aetnbent.org
Ad una prima osservazione del riordino liceale e non solo, sembra
che i regolamenti approvati contengano le indicazioni cui la scuola
secondaria italiana dovrà iniziare a conformarsi a partire dal prossimo
settembre. Vanno accolti come il tentativo di ridare al sistema
formativo secondario un quadro a partire dal quale possa essere
governato. Non si tratta del superamento dei difetti che si sono
accumulati nel sistema in questi trent’anni, ma sono l’indicazione dei
riferimenti essenziali cui guardare per avviare l’effettiva
ristrutturazione del sistema.
Proponendosi questo compito bisogna essere consapevoli che gran parte
della tradizione culturale che caratterizzava la scuola italiana e che
rappresentava il riferimento unitario forte, anche se spesso non più
pienamente consapevole, è andato disperso. Il rigore formale, oggi
invocato, e a volte praticato, non è in grado di riempire questo vuoto.
Per questo un impegno particolare deve essere dedicato a identificare
il nucleo attorno cui si struttura il percorso di apprendimento, ma
anche di crescita personale, che viene proposto agli adolescenti.
Questa è la sfida più interessante che questo snodo del riassetto
liceale propone alla scuola, con tutta una serie di osservazioni in
positivo e critiche che possono essere fatte. Si tratta di riconoscere
nel contesto in cui la scuola è collocata una risorsa importante per il
raggiungimento degli obiettivi formativi e di apprendimento della
scuola stessa. In questo va posta un’attenzione particolare, perché i
licei non hanno quasi mai espresso quest’attenzione nei confronti del
territorio e delle sue risorse.
Altro spazio di lavoro consiste nella consapevolezza che deve
percorrere gli insegnanti che gli insegnamenti non possono essere
pensati (e presentati) come comunicazione di saperi separati, ma come
specificità che concorrono a fornire saperi, abilità e competenze
necessarie al raggiungimento di un obiettivo unico. In questo, compito
fondamentale è l’effettiva attenzione al profilo in uscita proposto per
ogni percorso di studio previsto. Entrando ancor più nella
proposta dei quadri orari si può notare come vi sia una vera e propria
introduzione di maggiori spazi dedicati all’asse dei linguaggi
matematico-scientifici. La materia di fisica inizia ora nella prima
classe nel liceo scientifico, così è anche per scienze. Che cosa
significa? Si tratta qui di flettere la docenza da un sapere
disciplinarista ad un’attenzione metodologica mirata ad un sapere che
possa usare spazi laboratoriali e multimediali: un vero e proprio
percorso propedeutico alle discipline per degli studenti “alle prime
armi”. Questo succede al liceo scientifico, similmente al classico dove
vi è un’espansione del tempo scuola dedicato alla scienza ed alla
matematica, e – in generale – anche negli altri percorsi liceali.
Come sarà possibile, però, proporre un convincente percorso di studi?
Le attuali strutture collegiali, consigli di classe e dipartimenti
disciplinari, non sembrano poter reggere ancora. È forse il caso di
pensare ad un luogo dove i docenti siano protagonisti della costruzione
del percorso didattico e formativo funzionale al profilo di uscita
dello studente. Per questo il coinvolgimento è decisamente più efficace
in una “équipe di sezione” che affianchi l’azione del Dipartimento
disciplinare e del Consiglio di Classe.
È lo spazio idoneo per una programmazione per profili e competenze in
uscita il più possibile condivisa dai docenti e capace di definire un
significativo percorso quinquennale. Ciò implica che i docenti
diventino capaci di progettare collegialmente un percorso formativo che
garantisca tappe successive e progressive di apprendimento.
Da ultimo una considerazione realistica sul fatto che utilizzando i
margini dell’autonomia e della flessibilità organizzativa nelle quote
percentuali e con tutti i vincoli legati alla impossibilità di
determinare con delle scelte autonome degli esuberi non si sia in grado
di modificare scuola per scuola i contenuti dell’attività didattica ed
educativa.
( Da Il sussidiario.it- Giancarlo
Sala, preside del liceo classico e scientifco "Banfi" di Vimercate)
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