5 in condotta: ma non dovrebbe Gelmini chiedere scusa per un fallimento così pesante della scuola di cui lei è la ministra? E invece…
Data: Martedì, 09 marzo 2010 ore 09:22:57 CET
Argomento: Opinioni


Secondo Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura alla camera, la ministra Gelmini avrebbe diffuso dati sbagliati sulle reali insufficienze in condotta dei ragazzi, esagerandone in negativo i dati. Tuttavia dal responsabile più alto della scuola pubblica ci saremmo aspettati, anche se i dati fossero stati realmente negativi, delle diverse dichiarazioni e soprattutto una acquisizione diretta di responsabilità perché l’istruzione dipende dalla Gelmini e quindi anche scuse universali per un fallimento così macroscopico del suo dicastero.

Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org


Secondo Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura alla camera, la ministra Gelmini avrebbe diffuso dati sbagliati sulle reali insufficienze in condotta dei ragazzi, esagerandone in negativo i dati. In realtà non sarebbero in aumento i 5 ma in netto calo soprattutto alla ex scuola media (-1,7%): “unico riscontro con le dichiarazioni del Ministro è l’aumento dei ragazzi che insieme ad insufficienze nelle materie riportano anche quella nel comportamento, mentre sono in netto calo coloro che ottengono il solo 5 in condotta.” Ma la parlamentare aggiunge un’altra considerazione: perché la ministra ha enfatizzato quelli negativi, stravolgendoli addirittura?  “Per avallare l’idea”, dice Ghizzoni, “che la scuola pubblica stia fallendo la propria missione e che è pertanto legittimo ogni intervento teso a manometterla.” E in effetti non si può non essere d’accordo perché dal responsabile più alto della scuola pubblica ci saremmo aspettati, anche se i dati fossero stati realmente negativi, delle diverse dichiarazioni e soprattutto una acquisizione diretta di responsabilità perché l’istruzione dipende dalla Gelmini e quindi anche scuse universali per un fallimento così macroscopico del suo dicastero. Invece la ministra è uscita subito con la solita accusa al solito sessantotto, causa di tutti i mali benché siano passati 40 anni, e poi con un panegirico al ritornato rigore e alla riscoperta serietà, come se nella scuola prima di lei tutto sia stato all’insegna della baldoria e della cuccagna. In realtà (ed è stata la stessa Gelmini a dirlo durante un convegno a Milano) il progetto del suo ministero, e del governo nel suo complesso, è di favorire la scuola privata, espandendo nella intera nazione il cosiddetto “modello Lombardia” dove si danno voucher (uguali per tutti e anche a chi non ne ha bisogno) alle famiglie per iscrivervi i ragazzi, anche se quelle di eccellenza sono naturalmente per pochi. Un po’ come succede nelle cliniche private, fermo restando però i vincoli di legge solo per le strutture pubbliche. Una scelta di chi governa lo Stato, ma basterebbe dirlo chiaramente, senza ricorrere a questi mezzi che comunque distorcono la realtà e la professionalità dei docenti. Ma forse c’è pure, in questo atteggiamento di perenne accusa contro la scuola dello stato, un latente messaggio all’opinione pubblica per giustificare i tagli delle cattedre, l’introduzione del maestro unico, una riforma della istruzione manchevole, inadeguata e anche poco propensa alla promozione sociale, se si considera che già a 13 anni si costringe un ragazzo a scegliere l’indirizzo senza possibilità di ripensamenti soprattutto dalla istruzione tecnico-professionale a quella liceale. In ogni caso, se si vuole migliorare l’offerta formativa della scuola pubblica, occorrono investimenti, aggiornamento dei docenti, promozione di nuovi modelli di didattica di cui da qualche anno si discute e che vengono già sperimentati in alcune nazioni d’Europa.
PASQUALE ALMIRANTE








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