SCUOLA FAR-WEST:IMPENNATA DI BULLISMO
Data: Domenica, 07 marzo 2010 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


Compagno di classe marchiato a fuoco, colpi di pistola in aula magna e studente picchiato dal branco e ripreso con il telefonino: questi gli ultimi episodi di violenza nelle scuole che riportano ancora una volta in primo piano il fenomeno del bullismo. Per qualcuno molte volte si tratta solo di bravate tra ragazzi, per altri invece si è di fronte ad un problema di dimensioni sociali sempre più gravi.
STUDENTE MARCHIATO A FUOCO, SIAMO NEL SELVAGGIO WEST? - Le pagine di giornale in questi giorni hanno sottolineato la vicenda dello studente dell’istituto Albe Steiner di Torino, marchiato con un ferro rovente a forma di “M” su un braccio da due suoi compagni di classe. Una notizia che, a leggerla così nuda e cruda, fa quasi rabbrividire tanto da pensare “ma a che punto si è arrivati?!”. Curioso, invece, è notare la reazione dei genitori, che comunque hanno denunciato i due studenti, e degli stessi ragazzi implicati nella vicenda: tutti parlano di un gioco, nessuna volontà di far male.

UN GIOCO CHE SI E’ SPINTO TROPPO OLTRE - “Non volevamo fare del male, davvero. Non ci siamo resi conto che quello scherzo poteva essere così pericoloso. Doveva essere solo un gioco”, così, i due “aggressori” di 14 anni, hanno commentato il loro gesto, una bravata insomma. Ma dello stesso parere anche la vittima; il loro compagno infatti non sembra essersela presa per l’incauto gesto sottolineando, anche lui, che si è trattato solo di un gioco. L’unico problema è che questa volta qualcuno si è fatto male e neanche poco: un’ustione di secondo grado, 20 giorni per guarire e una cicatrice che forse andrà via solo con una operazione di chirurgia plastica.

NON SI SCHERZA CON IL FUOCO - Ma allora cosa è successo veramente? Si è trattato o no di bullismo? Secondo quanto affermato da Alessandro Militerno, l’ispettore a cui è stato affidato l’incaricato di fare chiarezza sull’accaduto, “Il fatto sembra rientrare in una dinamica di giochi di cui gli stessi allievi non pare comprendano la rilevanza”. Alla luce, poi, del fatto che l’Albe Steiner non sembra nuovo a questo tipo di inconvenienti visto che già nel 2006 un disabile era stato aggredito e filmato durante le lezioni, sembrerebbe, quindi, che è vero che, secondo gli studenti quello è stato visto come un gioco, il punto è che forse, questi studenti come anche molti di altre scuole italiane, non si rendono conto del limite che passa tra uno scherzo e una aggressione.

SPARA AD UN COMPAGNO, MA NON VOLEVA FAR DEL MALE - E proprio ieri uno studente del liceo scientifico di Foggia, il Volta, ha sparato ad un suo compagno con una pistola ad aria compressa mentre si trovavano nell’aula magna dell’istituto per vedere la proiezione di un film. Anche in questo caso, secondo quanto riportato da un rappresentante di istituto subito dopo il fatto, viene ribadita la non intenzione di fare del male sottolineando che chi ha sparato è “un bravo ragazzo”. Questa volta, per fortuna, la conseguenza di questo gesto incosciente è stata solo una lieve ferita al sopracciglio, ma le conseguenze avrebbero potuto essere ben più serie. Eppure dovrebbe bastare un po’ d buon senso per capire che certi gesti, anche se fatti con tutta l’innocenza di cui si è dotati, potrebbero essere pericolosi. E allora, cosa sta succedendo alle nuove generazioni?

 

PICCHIATO E FILMATO - Ma di episodio allarmante da annotare ce n’è un altro: la settimana scorsa, a Rrosignano Monferrato, in provincia di Alessandria, 8 ragazzi, tra i 16 e i 14 anni, hanno picchiato un loro compagno di scuola e hanno ripreso il tutto con il cellulare. E questo, senza ombra di dubbio, non è stato uno scherzo e l'intenzione di fare del male c'era tutta.
BULLI ANCHE DOPO LA SCUOLA - Per gli esperti il bullismo sta diventando un’emergenza sociale ed ecco i dati che lo confermano: più di sette ragazzi su dieci hanno subito le prepotenze di un bullo, o le hanno viste subire a un loro amico. E il problema non termina con la fine della scuola. Secondo Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Neuroscienze all'Ospedale Fatebenefratelli di Milano, basandosi su un dato della Procura di Milano, il 45% dei bulli a scuola viene poi condannato per tre diversi crimini entro i 24 anni di età.

IL VOTO IN CONDOTTA NON BASTA - Ma allora che soluzione adottare? Tra le riforme del Ministro Gelmini sicuramente ricordiamo l’introduzione del voto in condotta che tanto ha fatto discutere, ma è sufficiente questo strumento? Secondo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei Minori, “le istituzioni scolastiche sbagliano di grosso se pensano di risolvere questa dilagante fenomenologia soltanto a colpi di voti in condotta o attraverso protocolli meramente burocratici, senza provvedere ad adottare organicamente materie come l’educazione ai media, visto e considerato che il fine di ogni atto di devianza è precipuamente quello di finire in rete”. È necessaria quindi una “sinergia tra scuola e famiglia” per frenare quello che, continua Marziale “si continua a denominare impropriamente bullismo, quando, invece, è da considerarsi a tutti gli effetti criminalità”.

da www.skuola.net

 







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