Istruzione alla deriva e giovani senza riferimenti
Data: Luned́, 01 marzo 2010 ore 10:00:00 CET
Argomento: Opinioni


I valori classici della cultura, l’importanza dell’istruzione e quel sano buonsenso popolare che vedeva in un dottore, un laureato, qualcuno degno di rispetto poiché espressione di abnegazione, merito e raggiungimento di un obiettivo, sono stati soppiantati dal nulla, dal vuoto pneumatico dell’indifferenza derivazione del male di vivere.

Questi sono i fatti, la conoscenza non è più un valore. Il conseguimento dei titoli più alti non ha più alcuna importanza sociale e non desta nessun interesse o fascino nei giovani. Per i nostri poveri ragazzi un archeologo è uno squilibrato che si diverte a scavare per terra, un ricercatore medico una specie di disadattato che vive curvo sul microscopio, un paleontologo (per quei pochissimo studenti che sanno chi sia) un povero illuso che ha perso il senno. 

Purtroppo la demolizione dello stato di coscienza via etere ha indiscutibilmente dato i suoi amari frutti. Poi la distruzione dell’unica istituzione che poteva ancora dare un futuro ai nostri giovani, che poteva insegnare loro l’amore per la conoscenza, l’ardore per la letteratura, la passione per la fisica ed il trasporto per la matematica, insomma che poteva trasformare giovani insicuri in medici avveduti, ingegneri innovativi, storici appassionati, filosofi di alto livello e letterati di chiara fama, ha dato il colpo di grazia. Il colpo finale è stato inferto, l’istruzione è stata umiliata, i docenti messi alla berlina ed ai nostri giovani non è rimasto più alcun riferimento, più alcun modello da seguire. Non ci sono più mentori, non c’è più nessuno da ammirare.

Poveri sventurati adolescenti si illudono di poter diventare ricchi e famosi pur non avendo alcun talento o peggio non facendo minimamente fruttare quelli ricevuti dalla vita. Ecco la generazione grande fratello ed ora più propriamente la generazione face book. Ecco il trionfo dell’idiozia, dello sfacelo e dell’inevitabile fallimento.

La peste del terzo millennio è il culto dell’effimero, dell’illusorio e dell’irrealizzabile. La peste del terzo millennio è la tragica illusione del successo facile, della ricchezza spudorata caduta dal cielo e del poter vivere senza il minimo sacrificio, il minimo sforzo.

Questo è il peso che dovremo portare tutti noi per esserci illusi che la democrazia sia un qualcosa di già conquistato e come tale eterno. Questo è il peso che dovremmo portare per esserci illusi di non essere tutti coinvolti.  

DA AGORAVOX ITALIA

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