Il Fatto: L'”epocale” riforma della scuola non è ancora in vigore
Data: Lunedì, 01 marzo 2010 ore 08:23:30 CET Argomento: Rassegna stampa
L'”epocale” riforma della scuola non è ancora in vigore: le procedure
giuridiche in uno stato di diritto vanno rispettate. Mancano il parere
della Corte dei Conti, la firma di Napolitano, la pubblicazione in
Gazzetta. Ma tutti, in un blob di disinformazione e di arroganza, si
comportano come se lo fosse. Le scuole superiori stanno orientando i
ragazzi su piani di studio che ancora non sono legge. Una parte degli
insegnanti - fatalista, disillusa, disinteressata – rinuncia a
qualsiasi resistenza ideale contro un progetto che, impoverendo la
scuola e la cultura, ricadrà sulle loro impreparate spalle. Gelmini,
esecutrice di una prova di forza volta soltanto a soddisfare i diktat
di Tremonti sui 10.000 posti di lavoro da tagliare il prossimo anno, è
già pronta a nuove forme di intervento brutale, primo fra tutti il
reclutamento dei docenti. Tutti i pareri sulle “nuove superiori” degli
organismi di controllo e consultazione hanno sottolineato che il
governo ha delegato a se stesso o al ministero in maniera eccessiva la
regolamentazione di materie che avrebbero richiesto interventi
legislativi o iter più complessi del semplice decreto amministrativo.
“Si mantiene il carattere non normativo, a differenza di come aveva
suggerito il Consiglio di Stato, su temi strategici quali i programmi
di studio, la valutazione e l'autovalutazione del sistema scolastico,
la organizzazione di tutte le cattedre a 18 ore, che significa
annullare le supplenze. E si ribadisce la deroga al potere
regolamentare che la legge aveva attribuito al Governo nel suo insieme
e non al singolo ministro” così chiarisce l'avvocato Mauceri.
Oltre ai docenti che verranno falcidiati, pagheranno i ragazzi e le
famiglie, disorientate dalla farragine delle notizie e
dall'impreparazione delle scuole a dare senso al confuso contenitore
approntato frettolosamente dal ministero per fare cassa. A meno di un
mese dalla chiusura delle iscrizioni, le scuole non hanno ancora
notizie precise sugli indirizzi di studio che verranno loro
effettivamente attribuiti direttamente dal ministero, violando il DPR
sull'autonomia. Ma non è questa la sola prevaricazione: una norma del
'99 assegna, infatti, ampia competenza alle Regioni sul piano
dell'offerta territoriale; Regioni che avranno inoltre un peso
strategico nella definizione degli esiti (qualifiche, diplomi) e delle
interazioni (accordi con le agenzie formative) relative all'istruzione
professionale. È critica l'assessore all'Istruzione del Piemonte
Pentenero: “stiamo responsabilmente approntando quanto ci compete, ma
con esplicita riserva, considerando la grave incertezza normativa
generale. E questo solo per non colpire ulteriormente le famiglie”.
L'auspicio è che arrivino analoghe prese di posizione da parte di altre
Regioni. Non tace – per fortuna – la Cgil scuola, che mette in dubbio
la legittimità dell'operazione. Inoltre, come spiega Silvia Ristori:
“denunceremo la riduzione di orario inflitta alle classi seconde, terze
e quarte di tecnici e professionali: è una totale violazione del patto
formativo siglato con studenti e famiglie». E non tace nemmeno questa
volta Per la scuola della Repubblica, che annuncia un convegno a Roma
per il 20 marzo, insieme al Coordinamento delle Scuole Secondarie e al
Coordinamento Insegnanti Precari. Controinformazione per sottolineare e
rendere pubbliche queste italianissime anomalie.
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