Il taglio delle cattedre? Per l’Aprea: riguarda la docenza italiana complessivamente, non semplicemente i precari.
Data: Mercoledì, 24 febbraio 2010 ore 18:53:11 CET Argomento: Opinioni
Sul “Il sussidiario.net” è uscita una intervista a
Valentina Aprea alla quale si è chiesto se i novi regolamenti sulla scuola
cancelleranno i precari e quindi se corrisponde al vero che non ci
saranno più posti per loro o almeno pochissime speranze per entrare. La presidente della Commissione
cultura ha risposto subito che questa è notizia tendenziosa e falsa
perché….
Ma è proprio vero?
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org
Sul “Il sussidiario.net” è uscita una intervista a Valentina Aprea alla
quale si è chiesto se i novi regolamenti sulla scuola cancelleranno i
precari e quindi se corrisponde al vero che non ci saranno più posti
per loro, o almeno pochissime speranze per entrare. La presidente della
Commissione cultura ha risposto subito che questa è notizia tendenziosa
e falsa perché il “problema, se così vogliamo chiamarlo, delle materie
e degli insegnamenti che cambiano riguarda sia gli insegnanti precari
sia quelli titolari. Abbiamo davanti a noi un periodo in cui dovremo
riqualificare la professionalità dei nostri docenti, alla luce delle
nuove aggregazioni disciplinari, e prevedere delle nuove classi di
concorso. Quindi questo riguarda la docenza italiana complessivamente,
non semplicemente i precari”. E poi aggiunge: “Certo, la riduzione
degli orari nei corsi di studio comporterà un impiego minore dei
docenti. Questo però non ha nulla a che fare con la stabilizzazione dei
precari, perché comunque è un provvedimento che non va a intaccare le
norme del turn over nella scuola italiana. Mano a mano si creeranno dei
posti di lavoro, chi ha acquisito il diritto all’incarico a tempo
indeterminato manterrà tale diritto. Se poi ci si vuole riferire alla
formazione iniziale dei docenti, la quale prevede nuovi percorsi di
formazione e di abilitazione per insegnanti di ogni ordine e grado, va
detto che innanzitutto questo Regolamento non può riferirsi al nuovo
anno scolastico, perché non coincide con la riforma e non è ancora
passato al vaglio del Parlamento. Sono comunque previste delle norme
transitorie, per le quali non sarà possibile azzerare i diritti
acquisiti.” Di fronte a queste dichiarazioni non si capisce dove
starebbe la notizia tendenziosa e falsa scritta da un giornalista de
l’Unità. Forse un uso diverso delle parole, più dirette, più precise
può dare un odore diverso all’articolo, ma il concetto chiave è lo
stesso: riduzioni di posti per tutti e in primis di chi è precario ed è
ancora davanti all’ingresso della scuola in attesa di entrare.
Infatti il ragionamento contestato e dichiarato falso è semplice:
se oltre 6mila docenti di ruolo rimarranno senza posto già a partire
dal prossimo anno scolastico, per causa dei nuovi regolamenti, che ne
sarà dei supplenti, senza contare l’ecatombe di 140mila posti
complessivi nel triennio? E anche se per alcuni di loro ci potrà essere
la possibilità di lavorare, quanti saranno coloro che non lo potranno
fare perdendo il dannatissimo punteggio, a parte lo stipendio per
continuare a vivere? Però la parlamentare del governo la prima cosa che
fa è negare la stretta evidenza e poi aggiunge che il problema riguarda
la docenza nel suo complesso e quindi: mal comune mezzo gaudio e se
soffrono gli anziani perché non anche, e soprattutto, i precari? Per
loro infatti, secondo l’Aprea, il turn over ci sarà sempre e lo dice
come se fosse una conquista del ministero di Gelmini e delle leggi del
suo governo, tralasciando sempre la questione principale e cioè che
questa gente dovrà stare alle dipendenze dello stato a chiamata e a
seconda le necessità, come la colf stagionale: all’occorrenza e fermo
restando che la scuola non è un ammortizzatore sociale, ma una azienda
con lavoratori co.co.co in sintonia col liberalismo di maniera, quello
contestato perfino dal Papa. E si scorda ancora di aggiungere (ma forse
l’avrebbe dovuto chiedere l’intervistatore) che se i tempi medi per
entrare prima della riforma erano di qualche lustro, da ora in poi
saranno di qualche ventennio, viste le contrazioni e viste le
graduatorie. Ma va ancora più a fondo quando dice con grande sicurezza
che saranno previste delle norme con cui si manterranno i diritti
acquisti. E non c’è già una legge antica che lo prevede? Perché ha
bisogno di ripeterlo? Tranne che non ci siano già le avvisaglie o per
modificarla o per integrarla a seconda le necessità del Miur e di
Tremonti. E allora dove si annida la falsità di quell’articolista
che ha detto, con altri termini, la stessa cosa che l’Aprea dice?
Intanto subito l’accusa di falsità, di tendenziosità, di faziosità e di
remare contro, come è d’uso fare contro gli oppositori che per il
semplice fatto di contestare o essere in disaccordo sono o comunisti o
bugiardi.
PASQUALE ALMIRANTE
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