Troppe responsabilità e niente indennità, i prof iniziano a dire 'no': a rischio le gite scolastiche
Data: Mercoledì, 24 febbraio 2010 ore 07:29:34 CET
Argomento: Rassegna stampa


Troppe responsabilità, nessuna indennità di missione oltre ai rischi legati alla quotidianità. E gli insegnanti cominciano a dire no alle gite scolastiche. E se tutti sono d’accordo che si tratta di un momento importante per i ragazzi, da più parti si fa notare che con i tagli delle risorse sempre più spesso un insegnante parte con troppi studenti su cui ‘vegliare’. Non trascurare il cambiamento di ruolo che investe il professore che va in gita, che di fatto diventa un custode: per loro le responsabilità ''sono enormi''.




 (Adnkronos/Ign) - Troppe responsabilità, nessuna indennità di missione oltre ai rischi legati alla quotidianità. E gli insegnanti cominciano a dire no alle gite scolastiche. E se tutti sono d’accordo che si tratta di un momento importante per i ragazzi, da più parti si fa notare che con i tagli delle risorse sempre più spesso un insegnante parte con troppi studenti su cui ‘vegliare’. Non trascurare il cambiamento di ruolo che investe il professore che va in gita, che di fatto diventa un custode: per loro le responsabilità ''sono enormi''.
Gli studenti aspettano tutto l’anno di andare in gita scolastica che dovrebbe essere soprattutto un’occasione di crescita culturale: per questo fa parte del piano di offerta formativa della scuola. Resta il fatto che per gli insegnanti gita scolastica vuol dire tante responsabilità, quindi tensione e fatica. E anche se l’attenzione è sempre massima, gli incidenti - più o meno gravi - possono sempre accadere.
L’ultimo, gravissimo, in ordine di tempo è quello che ha coinvolto una studentessa 18enne di Roma, Maria Cristina S., morta dopo essere volata dal sesto piano di un hotel di Londra. ''Siamo tutti d’accordo che in gita scolastica i ragazzi devono andarci, perché sono innanzitutto uno strumento fondamentale anche di arricchimento culturale - afferma a IGN, testata on line del gruppo Adnkronos, Domenico Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil - soprattutto perché secondo noi tra ciò che c’è dentro la scuola e ciò che c’è fuori deve esserci un’interrelazione''.
''Dopo di che bisogna che ci siano le risorse: visto che le stanno tagliando, si rischia che le gite saltino. E poi bisogna garantire che ci siano tutte le condizioni di sicurezza per chi partecipa alle gite, sia per gli studenti che per gli insegnanti''. ''Secondo noi, però, anche in una situazione di tagli è importante che le gite vengano fatte - sottolinea Pantaleo - Il fatto è che più si fa avanti e meno siamo tutelati. C’è bisogno di più personale per dare la possibilità agli insegnanti di governare meglio i ragazzi quando sono fuori'', conclude il segretario generale.
''Quando succedono queste disgrazie, il dolore è immenso - dice a IGN Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola - Resta il fatto che le gite scolastiche sono un momento importante per gli studenti e di grande responsabilità per gli insegnanti. Da parte dei quali solitamente non ci sono remore a partire, sia con i più piccoli che con adolescenti di 17-18 anni. Quando accadono incidenti la responsabilità non viene di solito addebitata agli insegnanti, che sono sempre attentissimi, ma è necessario metterli nella condizione migliore per lavorare. Perché loro, quando vanno in gita, stanno lavorando. Invece spesso si trovano a doversi occupare di troppi studenti e questo è un problema. ‘In barba’ alla normativa che prevede un numero massimo di studenti per insegnante, capita che un docente parta con una classe formata da 20 o più ragazzi perché non ci sono fondi necessari a coprire la quota di partecipazione per un altro professore''.
''Ogni volta che un insegnante deve partire per una gita prova chiaramente molta ansia per le responsabilità di cui si carica - dice a Ign Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola - negli ultimi tempi abbiamo notato un intensificarsi delle chiamate al nostro sindacato da parte dei docenti che ci chiedono cosa rischiano in caso di incidente''. ''Noi abbiamo un’assicurazione per gli iscritti che prevede una buona copertura in caso di responsabilità civile - spiega Di Menna - ma il punto è un altro. Alla professione dell’insegnante non viene dato il giusto riconoscimento e il professore va in gita senza neanche avere qualcosa in più sullo stipendio''.
''La situazione è grave e allarmante'' per Pietro Castello, esecutivo provinciale Cobas. ''Ci sono classi - spiega Castello - che sono andate all’estero con un solo accompagnatore. Mi chiedo? E se il professore si sente male, chi si occupa degli studenti? E se uno studente sta male e deve essere portato in ospedale, chi si occupa degli altri?''. ''Il problema è che non ci sono fondi. A questo punto il rischio è che non si vada più in gita - sottolinea Castello - ma noi non siamo d’accordo. Il fatto è che in alcuni casi il secondo professore dovrebbe pagarsi la quota di partecipazione: è inaccettabile''.
''Nel caso della ragazza morta a Londra, bisognerebbe vedere se in gita erano più classi e quanti erano gli insegnanti - conclude Castello - le responsabilità quotidiane sono tante e il personale non è sufficiente. Nel costume generale queste cose incidono e le gite rischiano di diventare sempre meno con il risultato che la scuola si immiserisce nel suo complesso avviandosi verso un degrado complessivo''.
''Noi professori ci sentiamo tutelati, nel senso che il ministero ha dato disposizioni severe in tal senso anche con l’assicurazione aggiuntiva della scuola. Però capita spesso che l’insegnante debba pagarsi la propria assicurazione a proprie spese. E’ come pagare una tassa per lavorare - spiega a Ign Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda - L’insegnante che va in gita lavora 24 ore su 24. Non ci sono soldi, quindi non gli viene pagata neanche l’indennità di missione e poi a spese proprie si deve pure pagare l’assicurazione. Mi sembra un mondo di marziani. Già la responsabilità è enorme. A quel punto gli insegnanti a mio parere non dovrebbero partire''.
''I viaggi di istruzione sono un problema sempre più grande'', fa notare a Ign Giorgio Rembado, leader dei presidi. ''Ci sono due ordini di problemi: il primo sono le responsabilità, le enormi responsabilità degli insegnanti. I rischi ci sono, sono oggettivi e non sempre un insegnante può tenere tutto e tutti sotto controllo, come ad esempio di notte: non è che un professore può andare nelle camere degli studenti - afferma Rembado - inoltre gli studenti, soprattutto quelli più grandi, spesso interpretano la gita scolastica non come un momento di scambio culturale ma come un momento di trasgressione. In questo caso tutto diventa più difficile e il controllo dell’insegnante è quasi impossibile''.
''C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare, e cioè il fatto che il ruolo dell’insegnante in gita cambia visto che diventa una sorta di custode. Un cambiamento che può non essere visto in modo favorevole da parte dell’insegnante'', conclude.








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