A proposito di Presa diretta del 14 febbraio sulla “Scuola fallita”.
Data: Lunedì, 15 febbraio 2010 ore 16:47:02 CET
Argomento: Opinioni


Guardando bene si capisce che, anche relativamente alla scuola, il Governo di destra ha una diversa visione del mondo rispetto alla sinistra, mettendo all’angolo definitivamente chi crede che in fondo siano tutti uguali. Non ci sentiamo tuttavia di dare giudizi politici, ma ciò che nel programma televisivo di Rai3, Presadiretta, è uscito, dà l’idea di ciò che questo esecutivo avrebbe della scuola.
Lasciando da parte il dramma documentato dei precari, con la valigia e i passeggini in giro per i vari provveditorati dell’Italia del nord, colpisce la netta differenza fra la scuola pubblica e quella privata della Regione Lombardia di Formigoni (Pdl) al cui modello, come si ricorderà, la ministra Gelmini ha fatto pochi giorni addietro riferimento:  occorre esportare il modello Lombardia nel resto d’Italia. In cosa consiste è stato spiegato: dare un voucher alle famiglie, senza nemmeno presentazione dell’Isee e tre volte più sostanzioso se si sceglie il privato, da spendere dove esse vogliono, un po’ come succede nella sanità. E come la sanità le scuole private non hanno tutti gli obblighi del pubblico, compresa l’accoglienza dei ragazzi diversamente abili, l’iscrizione di chiunque ne faccia richiesta e pure il reclutamento dei docenti. La cosiddetta libertà di scelta educativa si estrinseca infatti in questo, altrimenti che scelta libera sarebbe?
Intanto si scelgono i docenti che corrispondono a quel progetto culturale preteso dalla utenza di riferimento, senza graduatorie e punteggi, ma solo sulla base dello specifico indirizzo ideologico della scuola e quindi con chiamata diretta, come gli appalti dell’Aquila; e anche le iscrizioni rispondono a questa logica, sia perché si possono anche rifiutare, non avendo nessun vincolo, e sia perché un musulmano osservante mai iscriverebbe il figlio in una scuola cattolica e viceversa. Ma c’è pure una pre-selezione in riferimento al censo, per cui l’impressione che si ha è quella di implementare il privato, come si è fatto con le cliniche, e lasciare tutto il resto al pubblico, al quale però non vengono dati finanziamenti né sostegno, come si è visto nella trasmissione (il Nautico e l’Agrario di Messina) e come si legge ogni giorno sui giornali. L’eccellenza è garantita a chi può permetterselo e la sufficienza, ma anche la mediocrità, alla istruzione  pubblica dove si raccoglierebbe la massa e dove le spese di gestione devono tuttavia prevedere una offerta formativa egualitaria, diversificata, puntuale ma generalizzata e senza soldi.
Una concorrenza sleale, è stato detto a Presa diretta, ma che viene regolarmente accettata perché “privato è bello” e perché la classe dirigente si incominci a selezionare già dalla scuola, deprimendo la pari opportunità e le uguaglianze sociali che invece sono garantite dalla Costituzione. La evidente sorpresa è stata cullata dal paragone con la sanità e siccome essa sta risultando un business per alcune categorie di medici e di imprenditori, niente di strano che lo stesso obiettivo si voglia raggiungere con la scuola. Una sorta di impresa da dove ricavare profitti ma dove viene pure garantito un servizio ottimo solo per chi ha soldi e solo per certe categorie, lasciando al pubblico di sbrigarsela alla meno peggio. Emblematica è stata la dichiarazione di quella mamma che non si è posto neanche il minimo dubbio sulla iscrizione della figlia: nella scuola privata, senza alcun problema. Chissà cosa avrà pensato quel precario trasferito dalla Sicilia a Torino, costretto a lasciare moglie e figlio?  
PASQUALE ALMIRANTE







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