Bologna: Disabili anche 5 per classe, un regalo della Gelmini ai disabili
Data: Mercoledì, 10 febbraio 2010 ore 09:05:09 CET Argomento: Rassegna stampa
E questi sono i casi estremi di una situazione che ancora il Cad,
Coordinamento Associazioni Disabili, sta elaborando a mano a mano che
arrivano dagli istituti della Provincia rapporti sulla presenza dei
disabili nelle classi.
Un dato, questo, che il Cad da tempo chiede all’Ufficio scolastico, il
quale però non l’ha mai fornito. Per questo a novembre il coordinamento
delle associazioni di disabili si era attivato per trovare con le
proprie forze quei numeri fondamentali perché nelle scuole sia ancora
possibile fare integrazione dopo i tagli disastrosi del ministro
Gelmini.
Così, i volontari delle associazioni, carta e penna in mano, hanno
scritto a tutti gli istituti della provincia chiedendo questi dati. A
qualche mese di distanza il coordinamento ne sta venendo a capo, come
spiega la responsabile Fiammetta Colapaoli. Ma ancora mancano i dati di
alcuni istituti. Poi si potrà fare un’analisi attenta e puntuale della
situazione bolognese, che, tuttavia, pare essere comunque migliore di
altre zone.
DANNI SI SOMMANO A DANNI
Questi tagli nuocciono moltissimo agli studenti disabili. Perché, alla
forte diminuzione di insegnanti di sostegno, si somma oggi, anche alle
scuole superiori, un’ingente riduzione del tempo scuola, appunto. «Gli
istituti più gravemente attaccati dalla riforma delle superiori sono i
tecnici e i professionali, che a Bologna sono le scuole frequentate al
60% dai ragazzi disabili», riferisce Colapaoli. Vada sé che una
significativa riduzione del tempo scuola «non può che influire
negativamente sui ragazzi disabili».
I loro tempi di apprendimento, infatti, sono «diversi », perché diverso
è «il loro approccio alle cose, che parte dal concreto per arrivare
all’astratto», spiega Colapaoli. Concreto che «significa laboratori»,
per esempio: quelli che la riforma taglierà, riducendo le ore delle
materie cosiddette professionalizzanti o d’indirizzo. «In una scuola
dove resta solo spazio per la memorizzazione di nozioni e dati i
disabili non trovano spazio. Se poi i numeri di alunni disabili per
classe sono superiori al dovuto ad un insegnante non rimangono più
strumenti per l’integrazione», sottolinea la responsabile del
coordinamento.
Che di una cosa è certa: «Mi pare che si stia realizzando il progetto
organico del centrodestra di creare una scuola d’élite, i licei, per il
resto si intende formare operai, poco qualificati, da inserire nelle
fabbriche per contrastare l'immigrazione i lavoratori stranieri».
In quest’ottica si inserisce per Colapaoli anche il contratto di
apprendistato: «Consentire di assolvere all'obbligo scolastico con
l’apprendistato significa sfruttare i minori e bloccarne l’istruzione».
Se da un lato è evidente che i disabili «non troveranno nessuna azienda
che faccia loro un contratto di apprendistato», è altrettanto evidente
che «sarà sempre più difficile per una famiglia di operai mandare un
figlio all’università».
Togliendo infatti un anno al corso completo di studi, il passaggio al
quinto diventa una sorta di «scalata destinata pochi vincenti».
Un impedimento che invece la formula del 3+2 negli istituti
professionali aveva superato «garantendo il libero accesso
all’università a tutti».
Chiara Affronte
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