Si taglieranno 7.000 cattedre con la riforma
Data: Mercoledì, 10 febbraio 2010 ore 08:22:15 CET
Argomento: Opinioni


Secondo alcune stime i tagli nella secondaria di secondo grado, a seguito della riforma approvata nei giorni scorsi, andrebbero intorno alle 7 mila persone relativamente però solo ai tecnici e ai professionali e già a partire dal prossimo anno scolastico, quando cioè il nuovo ordinamento inizierà il suo percorso. Infatti se nei licei la riforma interesserà solo le prime classi, nei professionali e nei tecnici, oltre alle prime, essa coinvolgerà anche le seconde, le terze e le quarte classi con un procedimento decisamente anomalo rispetto a una equa ragione, perché ridurrà solo l’orario, da 36 ore a settimana a 32, ma manterrà il vecchio ordinamento. Si attende di sapere quali saranno le discipline interessate ai tagli e ai ridimensionamenti, ma la scelta del Miur è fatta e la contrazione di ore farà una mietitura di cattedre e quindi di professori senza precedenti nella storia della nazione, epocale si direbbe. Scelta anomala ma forzosa quella del ministero retto da Gelmini per non incappare nella clausola di salvaguardia che le toglierà il 7% della spesa del Miur, pari a circa 7,3 miliardi di euro, e che dimostra anche, o comunque sibila il sospetto, che la riforma sia stata fatta per risparmiare, poco guardando agli effettivi bisogni della istruzione italiana. In ogni caso a essere colpiti sono soprattutto i professori dei tecnici e dei professionali su cui la riforma passerà come una bufera sradicando appunto circa 7000 posti e in un solo anno. Se poi alcuni di questi insegnanti saranno riconvertiti a fare i ciceroni nei musei, come propone il ministro Bondi, è secondario, mentre gli alunni subiranno anch’essi ridimensionamenti, perdendo ore e materie, scelte a suo tempo all’atto della iscrizione e stipulando un patto che la scuola ora disattende. Ma non finiscono qui le scelte forzose del ministero. Relativamente e solamente al triennio 2010/13 a tutti i docenti, che al 30 agosto abbiano raggiunto i 40 anni di anzianità, viene applicata la legge della quiescenza forzosa. Praticamente devono lasciare il lavoro anche se non vogliono e anche se ancora si discute e si battaglia sull’allungamento dell’età pensionabile. Una legge questa emanata alla fine quasi dell’anno scorso in vista proprio di quanto si stava architettando al tesoro già consapevole, conti alla mano, dei gravosi tagli di fondi imposti al Miur. Tutte queste recisioni tuttavia, se da un lato acquetano le ansie del ministro del tesoro, dall’altro obbligherebbero almeno a dire, sul ceppo della verità, che la percentuale di Pil investita dal nostro paese per la scuola è fra le più basse dell’intera Europa.





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