Un ammonimento: così si è concluso il procedimento contro i due dirigenti che avevano disatteso il minuto di silenzio.
Data: Lunedì, 01 febbraio 2010 ore 13:44:26 CET Argomento: Rassegna stampa
Nel novembre scorso alcuni quotidiani hanno pubblicato notizie e commenti relativi all’istruttoria disciplinare a cui siamo state sottoposte, la collega XXX ed io, dal Ministero della Pubblica Istruzione, per non avere promosso, nelle scuole da noi dirette, la commemorazione dei soldati morti il 18 settembre scorso in Afghanistan. Poiché nel nostro paese, e sui nostri giornali, qualsiasi fatto subisce un subitaneo oscuramento, proviamo a dire com’è finita. La Direttrice Regionale, durante le vacanze natalizie, ci ha “comunicato” che: 1) abbiamo ignorato non una circolare, ma infranto la legge sui cerimoniali di Stato e un’ordinanza del Governo; 2) che non possiamo riferire alla stampa senza autorizzazione, in forza della fedeltà dovuta (al contratto, alla Nazione, alla amministrazione pubblica, al Governo in carica?); 3) che abbiamo sforato rispetto all’autonomia dirigenziale e degli organi collegiali. La nota chiude con un ammonimento a recedere in futuro da tali comportamenti e ci allerta rispetto alle ricadute di questi atti sulla valutazione del nostro operato complessivo. Dunque, una “censura”. Peccato che questa modalità non sia prevista fra le sanzioni disciplinari e che tutto il procedimento sia stato viziato da continue violazioni formali.
Noi siamo alla fine della carriera, ma tutta la vicenda serve ad ammonire i più giovani, proprio mentre il ministro Brunetta cambia le regole nella Pubblica Amministrazione, al passo con la controriforma scolastica. Lo scopo è stato ampiamente raggiunto. In questi mesi ci hanno sostenuto i genitori, le associazioni professionali e pacifiste, le organizzazioni sindacali (con qualche prudenza), i docenti, ma i nostri colleghi più giovani di servizio ci hanno fatto timide telefonate di conforto e di ammirazione “per il coraggio”. I piccoli fatti risultano essere sintomi di gravi malanni: quando la paura serpeggia si è già verificato un cambio di regime.
Seguono firme
|
|