Non c’è pace nella tormentata navigazione del concorso DS. E quando Itaca felice?
Data: Venerdì, 29 gennaio 2010 ore 17:17:34 CET
Argomento: Opinioni


Si potrebbe definire un colpo di scena nel corso della bizzarra commedia del concorso per presidi annullato dal Consiglio di giustizia amministrava della Sicilia nel novembre scorso. Il Tar di Palermo, al quale i 426 dirigenti si erano rivolti per chiedere la sospensiva della sentenza che prevedeva la ripetizione del concorso, ha dato loro ragione, censurando addirittura la stessa ipotesi dell’Ufficio scolastico regionale della rinnovazione di tutta la procedura concorsuale. Il Tar dispone infatti di rinnovare solo le fasi viziate e quelle successive senza tuttavia togliere efficacia a tutti gli altri atti ritenuti legittimi. Ha pure riconosciuto che sarebbe stato “irragionevole e illogico annullare interamente un procedimento” che necessita solo rinnovare le fasi alterate senza ripetere le prove scritte, fornendo le indicazioni su come si può conservare l’anonimato su queste prove senza bisogno di rifarle. Contestualmente all’uscita delle sentenza del Tar gli uffici legali, a cui i vincitori del concorso si erano rivolti, stanno affilando le armi per evitare ai loro clienti un salto nel buio, visto che la ripetizione degli scritti e dell’orale, insieme con tutti gli altri docenti esclusi, rischia di creare una sorta di lavatrice al termine della quale ci sarebbe stato un altro sicuro asciugatoio col relativo diverso appendi panni. A questo punto è difficile capire cosa succederà e se i docenti che si erano appellati al Cga si arrenderanno o addirittura se si troverà una via intermedia. Alcuni di questi professori infatti stanno pensando di proporre una soluzione alternativa che in breve così si può sintetizzare: 1)un colloquio/concorso sull'esperienza maturata per i dirigenti con almeno un anno di servizio, compreso l'anno in corso, per ottenere la conferma nel ruolo di dirigenti e nelle loro sedi, nel rispetto, in continuità, di tutti i diritti acquisiti; 2) inserimento in coda alla graduatoria ad esaurimento già esistente, con la possibilità di scegliere la sede in ambito nazionale, dopo il superamento di un corso di formazione trimestrale e di un colloquio/concorso sui contenuti del corso , per i concorrenti che hanno consegnato entrambi gli scritti e non hanno superato le prove concorsuali. In ogni caso tutta la faccenda ha un sapore kafkiano perché, da un lato viene accertato che alcuni temi dei vincitori del concorso sono carichi di errori, che altri non sono stati neanche letti e che quindi tra questi dirigenti ci sarà un manipolo di persone poco competenti, mentre la scuola, e questa nuova scuola, pretende personale preparato, e dall’altro, constatati pure vizi di forma e di composizione della commissione stessa, si lascia correre, consentendo quindi che il merito, che si pretende da tutti, per questi presidi sia solo una parola vana. Un assurdo simile è difficile capirlo, benché ci rendiamo conto che gli attuali dirigenti, la maggior parte dei quali ha studiato e sa fare bene il suo lavoro, non possano, ed è comprensibile, mai digerire di entrare di nuovo nella centrifuga di un nuovo giudizio che ha sempre delle incognite e a loro esclusivo danno, né possono gettare la spugna senza lottare sino allo stremo. Ma c’è tuttavia un altro dato, quello che luccica nella quasi convinzione della inefficacia della giustizia, sia in riferimento alla procedura concorsuale, che è stato accertato non essere giusta, e sia in fase di sentenza amministrativa, che non ha saputo correggere gli illeciti. Finirà questa disfida? In ogni caso mi pare inutile ripetere una banalità, ma la voglio gettare: tutto questo bailamme non si sarebbe verificato se l’amministrazione avesse vigilato con rigore, sia nella composizione della commissione e sia nei doverosi controlli, perché la legalità non si declama solo quando per una stupida svista o per un errore involontario non si entra nelle graduatorie o non si ottiene un riconoscimento o un trasferimento o una qualunque altra richiesta che viene inoltrata per via gerarchica. Tuttavia a rigore di lapalissiana logica legale anche questa sentenza del Tar di Palermo è un giudizio emesso da un Corte per cui, al di là di ogni possibile commento, deve essere rispettoto e accettato. Attendiamo tutti di attraccare finalmente a Itaca felice.

PASQUALE ALMIRANTE







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