I
precari della scuola bocciano la riforma della secondaria superiore. Diversi i
punti della riforma che non convincono per le negative ricadute sulla didattica,
oltre che sull'occupazione. Daniele Ditta dal sito del quotidiano "La Sicilia"
di Catania.
Renato G. Bonaccorso
r.bonaccorso@cannizzaroct.it
Denunciato il rischio di ricadute occupazionali e di organizzazione della didattica
PALERMO. Azzeramento
dei corsi di sperimentazione,
diminuzione del numero
di ore per singola disciplina, riduzione
dei quadri orari nei licei e in pari percentuale
delle cattedre, innalzamento del
rapporto alunni-docenti. La riforma delle
superiori, che entrerà in vigore a partire
dal prossimo anno scolastico (2010-2011), non piace ai precari della scuola di
Palermo, che ieri hanno denunciato i
possibili rischi, a livello nazionale, sia in
termini di ricadute occupazionali sia di
organizzazione della didattica.
Una «cura dimagrante» che sta mobilitando
il fronte dei precari, pronto anche
ad azioni eclatanti. Domenica prossima
è in programma a Napoli l’assemblea
nazionale dei precari della scuola. «In
questa sede -hanno anticipato i docenti
- proporremo delle nuove forme di protesta.
Una di queste potrebbe essere lo
sciopero degli scrutini, che farebbe slittare
la valutazione di fine anno ed eventualmente
gli esami di maturità».
Ritornando al riordino delle superiori,
secondo stime calcolate parametrando
la situazione esistente alle bozze di riforma
sin qui note, dal 2010 al 2013, la riduzione
dei quadri orari oscillerebbe nei licei
dal 10 per cento del Classico al 12 dello
Scientifico, fino al 18 del Linguistico.
Sempre nello stesso periodo, il numero
delle cattedre si ridurrebbe di 11.500
unità. Nel dettaglio, questi potrebbero
essere i «tagli» delle cattedre per tipologia
di liceo: Classico (-2.100), Scientifico
(-5.400), Linguistico (-800), Scienze
Umane (-2.000), Artistico (-1.200).
I dati, o sarebbe meglio dire le proiezioni,
sono stati diffusi ieri dai «Precari
della scuola in lotta» di Palermo. «Una
scuola seria e di qualità, come quella
che vuole il ministro Mariastella Gelmini,
- ha detto la professoressa Barbara
Evola, che insegna Lettere al liceo scientifico
"Croce" - non può essere una scuola
con più alunni, in cui diminuiscono le
ore d’insegnamento, le materie d’indirizzo
e in cui vengono tagliate le attività laboratoriali.
Dopo questa riforma i parecchi
precari rimarranno fuori e raddoppierà
il numero dei docenti perdenti
cattedra. Una situazione che penalizzerebbe
soprattutto le Regioni del Sud,
dove il bacino dei precari è già elevato».
Ad oggi però le certezze sono ben poche:
la riforma, dopo la discussione in
commissione Cultura, ha da poco cominciato
l’iter parlamentare in Senato.
«Tutto ciò - ha sottolineato Luigi Del Prete,
insegnante di sostegno al Liceo artistico
"Catalano" di Palermo - ha fatto slittare
le iscrizioni a fine marzo, con il paradosso
che alle scuole medie si sta facendo
l’orientamento in base a delle bozze
di riforma. Nessuno, infatti, sa ancora
dire ai ragazzi con certezza quali materie
dovranno studiare alle superiori». Ma
l’analisi di Del Prete non si ferma qui:
«Aumentando il numero di alunni si determina
una sostanziale dequalificazione
del lavoro in classe, anche a discapito
del processo di integrazione degli studenti
diversamente abili».
DANIELE DITTA (da www.lasicilia.it)