N. 45, 29 marzo 2002
SOMMARIO
1. Il Consiglio dell'INDIRE si e' dimesso
2. Cosa faranno gli autoconvocati della Commissione De Mauro
3. Un futuro per gli istituti comprensivi
4. Consiglio di Stato e supplenze nelle paritarie, rimane un quesito
5. Ancora no ai maestri laureati in presidenza
6. Il dirigente e' mobile, anche se non vuole
7. Presidenti di commissione obbligati ma non troppo
8. Scuole in USA, piccolo e' bello
1. Il Consiglio dell'INDIRE si e' dimesso
Come avevamo anticipato (v.TuttoscuolaNEWS n. 42 del 14 marzo), il
Consiglio di amministrazione dell'Indire (ex-BDP) di Firenze, si e'
dimesso su invito del ministero, con effetto immediato, cessando
dall'incarico con due anni di anticipo.
Nel comunicato stampa ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_45-1.doc )
diramato dall'istituto si parla di "chiara imposizione politica" e si
evidenzia come non siano state "avanzate contestazioni di merito
relative alla gestione dell'istituto".
I consiglieri uscenti (era assente la prof. Farinelli) si augurano
comunque che la decisione, assunta con senso di responsabilita', torni
a vantaggio dell'Istituto.
Il Consiglio, presieduto dal prof. Lucio Guasti e composto dalla
Prof.ssa Fiorella Farinelli, dal maestro Mario Lodi, dal Prof.
Francesco Palumbo e dal Prof. Giuseppe Tognon, era stato nominato
nella primavera 2001 dal Governo Amato.
Identica sorte, conseguente allo spoil system, era toccata nel
settembre scorso al Consiglio di amministrazione dell'Invalsi
(ex-Cede) di Frascati, presieduto dal prof. Benedetto Vertecchi,
invitato dal Miur a dimettersi.
Come per l'Invalsi, e' probabile che il consiglio dell'Indire non
resti in carica per l'ordinaria amministrazione in attesa della nomina
del nuovo CdA, ma venga prontamente sostituito da un Commissario ad
acta.
2. Cosa faranno gli autoconvocati della Commissione De Mauro
Primo appuntamento 'ufficiale' il 12 aprile, giorno in cui gli
autoconvocati della vecchia commissione De Mauro scopriranno le carte.
Come anticipato da TuttoscuolaNEWS (v. n. 43 del 18 marzo), un gruppo
di componenti della commissione (50 su quasi 300), incaricata a suo
tempo dal ministro De Mauro di definire i curricoli per la nuova
scuola di base prevista dalla legge 30/2000 sui cicli, ha deciso di
incontrarsi per assumere eventuali iniziative. La pattuglia di questi
"irriducibili" firmatari conta su altre adesioni, viste anche le
attenzioni politiche suscitate.
Tra le indiscrezioni che trapelano circa le iniziative che verranno
proposte ce n'e' una che appare clamorosa: la costituzione di un
"punto" di consulenza sul tema dei curricoli, soprattutto per la
scuola di base. Gli esperti autoconvocati potrebbero cosi' dar vita ad
una specie di S.O.S.-curricoli, dove essi stessi potrebbero diventare
consulenti "a titolo gratuito" delle scuole che lo chiederanno.
Come si ricordera', i curricoli avrebbero dovuto sostituire i
programmi ministeriali d'insegnamento con l'arrivo dell'autonomia
scolastica (1° settembre 2000), ma l'approvazione tardiva della legge
sui cicli consiglio' di mantenere transitoriamente i "vecchi"
programmi didattici con la possibilita' per le scuole di integrarli
con una propria quota di curricolo pari al 15%.
Nel frattempo la Commissione insediata dal ministro De Mauro procedeva
all'elaborazione dei curricoli della scuola di base che il ministro
approvava nel febbraio 2001 per l'avvio dall'anno scolastico in corso.
Riforma e curricoli sono stati bloccati dal ministro Moratti che, dopo
l'approvazione della legge-delega, dovra' avviare nuovi lavori di
elaborazione dei curricoli. Se ne parlera' dunque, se tutto va bene,
dal 2003-2004. A meno che la provocazione degli autoconvocati non
inneschi sperimentazioni e forme di "deregulation" negli istituti.
Staremo a vedere.
3. Un futuro per gli istituti comprensivi
Il gruppo di lavoro coordinato dal prof. Bertagna aveva raccomandato
lo "sviluppo ulteriore del modello degli istituti comprensivi" ed un
migliore raccordo tra scuola elementare e scuola media; il ministero
aveva assicurato l'Anci (associazione dei comuni italiani) che non
intendeva interrompere la positiva esperienza degli istituti
comprensivi. Ma nel testo di disegno di legge approvato dal Consiglio
dei ministri il 14 marzo scorso, di loro - degli "istituti comprensivi
non compresi" - e' scomparsa ogni traccia. Se ne parlera' forse in
sede di decreti legislativi di attuazione della legge delega, ma i
responsabili dei comprensivi non ci stanno a rimanere confinati nel
limbo senza certezze sul futuro.
Come avevamo previsto (v.TuttoscuolaNEWS n. 43 del 18 marzo), gli
istituti hanno preso l'iniziativa e con una lettera aperta (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_45-2.doc ) ai parlamentari della
Repubblica hanno chiesto attenzione e assicurazioni per il loro
futuro. Per saperne di piu' contattare
istituticomprensivi@didaweb.net.
Ricordiamo che questi istituti - che organizzano unitariamente scuole
materne, scuole elementari e scuole medie - rappresentano oggi, con
3.284 unita' funzionanti, il 40% delle istituzioni della scuola di
base (il restante 60% e' rappresentato dalle direzioni didattiche e
dalle scuole medie).
4. Consiglio di Stato e supplenze nelle paritarie, rimane un quesito
Il nostro precedente servizio (v. TuttoscuolaNEWS n. 44 del 25 marzo)
sulla sentenza che ha ritenuto costituzionalmente fondata la legge che
riconosce punteggi identici per supplenze prestate dai docenti sia in
scuole paritarie che in scuole statali, ha suscitato interessi
contrapposti e anche dubbi di qualcuno sulla attendibilita' e la
fondatezza della sentenza stessa. Mettiamo a disposizione dei lettori
il testo integrale della sentenza del Consiglio di Stato (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_45-3.doc ), affinche' possano
farsene un'idea personale. Precisiamo solamente che il Consiglio e'
intervenuto in sede giurisdizionale (non si trattava di un semplice
parere) e ha preso a riferimento la legge 333/2001 che per l'appunto
aveva equiparato i punteggi di supplenze nella statale e nella
paritaria.
Il nostro servizio ha anche richiamato l'attenzione di molte testate
per l'interrogativo che poneva circa la futura valutabilita' nella
carriera statale delle supplenze prestate in scuole paritarie.
Precisiamo i termini di quest'ultima questione, ricordando che esiste
una norma (art. 485 di riconoscimento dei servizi
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_45-4.doc ) contenuta nel Testo
unico delle disposizioni sulla scuola che, tra i servizi pre-ruolo
utili per la ricostruzione di carriera degli insegnanti statali
immessi in ruolo, comprende, tra gli altri, anche i servizi prestati
in scuole pareggiate e in scuole parificate.
Si tratta di scuole private che sono state oggetto di particolare
riconoscimento da parte dello Stato nell'ordinamento che ha preceduto
la legge sulla parita' (n. 62/2000). A maggior ragione, nel nuovo
regime paritario, i servizi prestati dal 2000-01 dovrebbero trovare
uguale riconoscimento nella carriera dei docenti assunti nei ruoli
statali.
Se in precedenza la previsione riguardava un numero ristretto di
persone, nel nuovo regime paritario il beneficio potrebbe riguardare
migliaia di persone. Capito il problema? Sara' necessario un
chiarimento che potrebbe essere portato in sede di contrattazione per
il rinnovo del contratto di lavoro nel comparto scuola.
5. Ancora no ai maestri laureati in presidenza
Ai docenti di scuola elementare, anche se laureati, non possono essere
conferiti incarichi di presidenza, nemmeno per le direzioni
didattiche.
Il ministero dell'Istruzione, nell'anticipare i contenuti dell'annuale
ordinanza sugli incarichi di presidenza (dovrebbe essere l'ultima
volta dell'attuale ordinamento), ha precisato, contrariamente a quanto
sembrava convenuto da tempo con i sindacati di categoria, che le
regole stabilite dall'ordinanza dello scorso verranno riconfermate,
con la conseguenza di lasciare esclusi dagli incarichi i docenti di
scuola elementare.
L'anno scorso, mentre per la prima volta era stato consentito
(ordinanza n. 81 del 4 maggio 2001) che i docenti di scuola secondaria
potessero ricevere incarichi di presidenza anche nelle direzioni
didattiche (dove era stato abrogata la reggenza di altro direttore
titolare), incomprensibilmente non era stato previsto il contrario,
lasciando quindi completamente esclusi dagli incarichi gli insegnanti
di scuola elementare perfino nel proprio settore, pur se provvisti
della laurea richiesta e, soprattutto, pur con specifica esperienza
maturata "in casa".
Sembrava che tale sperequazione fosse stata eliminata; invece i
sindacati hanno rilevato con sorpresa che il MIUR ha confermato
l'inspiegabile esclusione, come gia' avvenuto in precedenza.
Gli stessi maestri laureati - nonostante l'evidente contraddizione
delle norme - potranno tuttavia partecipare al prossimo concorso
ordinario per dirigenti scolastici.
6. Il dirigente e' mobile, anche se non vuole
Ministero dell'Istruzione e sindacati scuola (Anp, Cgil, Cisl, Uil e
Snals) hanno firmato il 26 marzo l'intesa sulla mobilita' dei
dirigenti scolastici.
Con la dirigenza e' finita l'inamovibilita' dei capi d'istituto, che,
non avendo piu' la titolarita' di sede, per la prima volta non
potranno piu' esercitare il diritto al trasferimento; da dirigenti
sono infatti preposti ad una istituzione mediante incarico del
direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale. Potra' esserci
mobilita' libera anche contro il loro gradimento.
In prima applicazione pero' non sara' cosi'. Per quest'anno i
dirigenti rimarranno sulle attuali sedi di servizio (non con
titolarita' ma con incarico) e potranno comunque richiedere di essere
preposti ad incarico per altra sede vacante, esprimendo preferenze e
gradimenti.
Il dirigente che ottiene il mutamento di incarico non potra' avanzare
ulteriori richieste per tre anni, salvo casi eccezionali giustificati
da gravi situazioni.
I dirigenti potranno anche richiedere mobilita' professionale (cioe'
passaggio da un settore formativo ad un altro) con obbligo di
frequenza di appositi moduli formativi con esame finale. Per esigenze
di servizio comunque il direttore generale potra' assegnare il
dirigente ad altra sede secondo valutazioni discrezionali.
7. Presidenti di commissione obbligati ma non troppo
Dietrofront. Richiedere la presidenza delle Commissioni degli esami di
Stato non e' piu' un obbligo.
La circolare ministeriale n. 23 del 28 febbraio scorso sulla
composizione delle commissioni per gli esami di Stato 2002 (per la
prima volta interamente composte da docenti interni) aveva
categoricamente previsto a carico dei docenti e dei dirigenti
scolastici l'obbligo di presentare la scheda personale per la
designazione a presidente di commissione.
L'obbligo di presentazione della scheda (mod. ES-1) e di adempimento
dell'incarico era stato rafforzato da una severa diffida: "Si rammenta
che la partecipazione ai lavori delle commissioni rientra tra gli
obblighi inerenti lo svolgimento delle funzioni proprie del personale
della scuola salvo le deroghe consentite dalle norme vigenti. Non e',
pertanto, consentito rifiutare l'incarico o lasciarlo, anche nel caso
di nomina in sede non richiesta o in commissioni operanti in settori
di istruzione diversi da quelli di servizio". Dunque, obbligo di
presentazione della scheda e obbligo di presiedere, se nominati.
Dopo le proteste e le reazioni, il MIUR con nota prot. 6219 del 26
marzo ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_45-5.doc ) e' corso ai
ripari precisando - con una conversione di 180 gradi - che la
presentazione obbligatoria della scheda non significa obbligo di
accettare la presidenza; anzi, la presentazione della scheda non e'
nemmeno obbligatoria.
8. Scuole in USA, piccolo e' bello
Una recente ricerca condotta negli USA (ripresa dall'inserto di
Repubblica di lunedi' 25 marzo 2002) avrebbe dimostrato che a parita'
di altre condizioni le scuole di piccole dimensioni riescono ad
ottenere risultati educativi nettamente migliori di quelli che si
registrano nelle scuole piu' grandi. I livelli di preparazione degli
allievi sono piu' elevati, gli insegnanti piu' motivati e i genitori
piu' soddisfatti.
Tuttoscuola ha approfondito la notizia nel sito della McKinsey che
pubblica la ricerca (per scaricarla occorre registrarsi all'indirizzo
www.mckinseyquarterly.com ), ed ha fatto i seguenti riscontri: per
scuola "piccola" si intende, per esempio, una scuola secondaria con
600 allievi distribuiti su quattro gradi; la soddisfazione degli
insegnanti e' legata al fatto di poter seguire gli allievi per piu' di
un anno (cosa che non avviene quasi mai nelle scuole americane piu'
grandi); sarebbe considerato un grande successo il fatto di portare il
tasso di conseguimento del titolo finale (graduation) sopra il 70% (si
parte da medie attorno al 50%); i costi sono notevolmente piu'
elevati, perche' non si realizzano le economie di scala consentite
nelle scuole piu' grandi, e servono piu' tutors e insegnanti
specializzati.
L'impressione che si ricava dalla ricerca e' che per molti aspetti gli
americani cerchino di costruire un modello di scuola piu' vicino a
quello dei Paesi europei, come la Francia e l'Italia, che assicurano
una maggiore continuita' dell'offerta, all'interno di scuole di
dimensioni ragionevoli e con un personale docente piu' stabile.
Buona Pasqua a tutti i lettori di "Tuttoscuola"!
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