Sms e segnalazioni: ma è proprio una così cocente novità?
Data: Giovedì, 21 gennaio 2010 ore 11:00:00 CET
Argomento: Opinioni


Come al solito è stata messa grande enfasi nel dare l’annuncio che a partire da questo gennaio le famiglie possono essere avvisate via sms o E-mail delle assenze del figlio a scuola, previa autorizzazione e in modo del tutto volontario. Il messaggio che viene lanciato dal ministro Brunetta è chiaro: noi, che siamo degli ottimi padri di questo Stato, facciamo le cose serie e diciamo alle scuole, che vogliono essere rigorose come noi, di controllare anche le minime defezioni degli alunni, come il marinare la scuola, e poi subito di allertare le famiglie per prendere i provvedimenti dovuti: ordine dunque all’interno dell’ordinato. E così dopo il dieci in condotta, i grembiulini, i voti in decimi un altro tassello al riordino della scuola viene posto, in attesa degli applausi del pubblico già mal disposto verso i fannulloni e i disertori dal lavoro. E uno Stato onnicomprensivo, come quello sognato da Brunetta,  non può che non avere a cuore i destini dei suoi cittadini e in primo luogo di quelli che iniziano a guardare il mondo dai banchi delle scuole, tanto da introdurre questa altra brillante novità sfruttando le nuove tecnologie. Tuttavia per chi è avvezzo alla scuola sa benissimo che anche questa uscita è pura e semplice propaganda, mista a un pizzico di populismo. Da che esiste una presidenza efficiente, un consiglio di classe attento e vigile quando le assenze dei ragazzi diventano sospette immediatamente si è sempre avvisata la famiglia coi mezzi più comuni e tradizionali come una telefonata. E non solo. E’ successo parecchie volte che questo stesso mezzo non si è voluto usare proprio per evitare di innescare meccanismi contrari al più comune buon senso, come la mancanza di fiducia, sia nei confronti del ragazzo e sia della famiglia che ne è la diretta responsabile. Infatti capita pure molto spesso che siano i genitori a comunicare alla scuola l’assenza del ragazzo per uno dei motivi più frequenti come la malattia o esami e cosi via. Compito della scuola è pure quello di educare alla cittadinanza nel senso della presenza dello Stato con tutte le sue regole e le sue leggi i cui esempi più immediati sono il registro, gli orari, le gerarchie, compreso l’alzarsi in piedi quando entra il docente o togliersi il berretto. Tutto questo disciplinare tuttavia non può e non deve diventare un assillo o una forma di controllo della libertà individuale come i regimi autoritari pretendono o i vecchi collegi di gesuitica memoria. Margini di libertà e di fiducia devono essere concessi altrimenti la scuola diventa una sorta di prigione, un luogo dove si smarrisce la individualità e la concezione di sé. E’ vero che sono ragazzi minori e quindi soggetti ancora alla patria potestà, ma è anche vero che si cresce assumendosi responsabilità via via sempre più pesanti e complesse. Avvisare dunque per ogni assenza che viene fatta può risultare controproducente e diseducativo, al di là della uscita del ministro che non ha innovato nulla, né ha detto una cosa diversa da ciò che i docenti già non sapessero per antica sapienza e valutazione. Anzi, il ribadirlo con toni trionfalistici, quasi di nuova conquista sociale e di progresso, induce alla irritazione proprio perché questa prassi faceva parte dell’ordinario andamento didattico disciplinare delle scuole che sanno bene quali rischi si corrono quando la vigilanza viene a mancare. In fatto di assenze inoltre agli alunni che hanno superato il 18^ anno è consentita l’auto giustificazione, nel senso che possono loro stessi giustificarsi nel prescritto libretto in ottemperanza alla  legge sulla maggiore età. Non vorrà forse il ministro che la scuola chieda il consenso anche a questi alunni affinché vengano loro inviati Sms o E-mail quando risultano assenti?

 

PASQUALE ALMIRANTE

 







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