ADERIRE AL FONDO INTEGRATIVO O NO? ESPERO, IL TORMENTO DEGLI INSEGNANTI
Data: Giovedì, 13 gennaio 2005 ore 17:55:35 CET
Argomento: Comunicati


ADERIRE AL FONDO INTEGRATIVO O NO? ESPERO, IL TORMENTO DEGLI INSEGNANTI

In forse il futuro economico di migliaia di lavoratori della scuola statale. E questa volta non si tratta dei soli precari. Se da oggi riprende l’appello per gli studenti, per chi lavora è tempo invece di fare qualche serio calcolo sulla propria anzianità di servizio. Sono diecimila i lavoratori di ruolo ed oltre 3 quelli assunti a tempo determinato alle prese, entro il prossimo 25 aprile, con una novità in fatto di previdenza scolastica. E’ questa la scadenza per la presentazione dei moduli di adesione al cosiddetto Fondo Scuola "Espero". Un termine che non ha risparmiato, in questi giorni, maligne battute contro il ministero da parte di numerosi dipendenti ormai esasperati dall’incessante pioggia di provvedimenti che da mesi si sta abbattendo sul servizio scolastico nazionale. Ironia a parte, Espero è un fondo nazionale per la pensione complementare riservata a tutto il comparto dei dipendenti pubblici della scuola: docenti, personale educativo, amministrativi, tecnici di laboratorio ed ausiliari. Sia di ruolo che precari.
Il funzionamento, simile a quello di altri enti previdenziali integrativi, prevede una contribuzione accessoria da parte del lavoratore versata a favore della cassa Espero nella misura dell’1 per cento e trattenuta sia dallo stipendio ordinario che dalla tredicesima mensilità e dall’indennità integrativa speciale. Stessa contribuzione spetta, ed in misura uguale, al datore di lavoro - le scuole - che, in via transitoria, garantiranno per un anno un ulteriore versamento dell’1 per cento a favore di quei lavoratori che aderiranno ad Espero entro i primi dodici mesi di attività del fondo.
Secondo il parere dei sindacati questa innovazione voluta dal MIUR, il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca in accordo con l’ente previdenziale Inpdap ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze, non sarebbe però una proposta indirizzata liberamente ai lavoratori quanto, piuttosto, un vero e proprio "monito" rivolto a tutto il personale perché valuti attentamente la propria posizione contributiva prima della pensione.
Ecco perché la Uil Scuola, ad esempio, ha già in programma a partire dai prossimi giorni una capillare campagna informativa su tutto il territorio locale.
«Chi non farà bene i calcoli si troverà in futuro a fare i conti con una pensione da fame», ha commentato senza mezze misure Fernando Filippi della Uil-Scuola, «il problema non si pone per coloro che sono stati assunti a decorrere dal 2000, visto che il cosiddetto Tfr o Tfs (trattamento di fine servizio ndr) per loro non esisteranno più al termine dell’attività lavorativa. Per questi dipendenti l’adesione ad Espero diventa una scelta obbligata nel tentativo di recuperare la perdita del Tfr attraverso una migliore rivalutazione della pensione al momento di abbandonare la cattedra».
«Diversa e più complessa, invece, la casistica che si presenta per molte posizioni di lavoratori che hanno maturato una media anzianità e che si trovano ad avere, ad esempio, poco meno di 18 anni di servizio», ha spiegato Filippi. «Per questi, infatti, rimane la libera scelta sull’adesione. Ma se si opta per il riconoscimento del Tfr anziché per il fondo integrativo, al termine della scuola ci si potrebbe trovare ad una rivalutazione della pensione soltanto del 60% rispetto al valore attuale, calcolata sulla reale contribuzione effettuata negli anni dagli istituti».
Diverso, infine, il caso rappresentato da quei dipendenti con una anzianità di servizio superiore ai 20 anni per i quali, stando sempre al sindacato, rimarrebbero invariati i diritti fino ad oggi acquisiti sia in termini di "buona uscita" che di pensione.
E mentre si fanno i conti con le prossime scadenze in calendario - entro il 15 febbraio gli scrutini del primo quadrimestre e per il 31 gennaio il termine ultimo di presentazione delle iscrizioni al prossimo anno scolastico 2005-2006 - Espero si sta trasformando, per molti, in un ulteriore motivo di malcontento e spaccatura tra i lavoratori della scuola.
Roberto Peretti" 







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