Alessandra
Belfiore sul quotidiano "La Sicilia" di ieri (16 gennaio) fa il resoconto del
convegno tenutosi all’ITI "Marconi" - dal titolo "La riforma del II ciclo.
Attese e timori". (da www.lasicilia.it)
(foto D'agata)
Renato
G. Bonaccorso
r.bonaccorso@cannizzaroct.it
"L’ottimismo è il profumo della vita", diceva il
noto "poeta" Tonino Guerra. E’ questo lo spirito
che sembrava aleggiare ieri pomeriggio tra
i relatori del convegno - organizzato dal bimestrale
Scuolainsieme, all’ITI "Marconi" - dal titolo
"La riforma del II ciclo. Attese e timori".
L’incontro ha centrato l’attenzione sul tema
scottante della riforma dell’istruzione secondaria
di II grado e dell’istruzione tecnico-professionale,
in particolare. Quella che a molti
appare la più urgente.
C’è chi da giorni non esita
a parlare di
svolta epocale,
come il prof.
Giovanni Zen,
intervenuto
ieri pomeriggio
in qualità
di massimo
esperto sul
campo del
riordino dei
tecnici. Il punto
riaffermato
da tutti a gran voce è la rivalutazione dell’istruzione
tecnico-scientifica che da anni, da
secoli addirittura, è protagonista di una lotta
senza quartiere nei confronti delle discipline
umanistiche. "Siamo al 38° tentativo di riforma
del II ciclo, da Gentile in poi - spiega il prof.
Zen -. Abbiamo finalmente ottenuto la possibilità
di ripensare l’offerta formativa, spostando
il fulcro della nostra attenzione sulla questione
dell’apprendimento e sulla centralità
dell’alunno". Parole d’ordine che da anni la
fanno da padrone negli ambienti e nelle istituzioni
scolastiche. "Il compito di rimodulazione
effettiva dell’offerta formativa, e il bagaglio
delle effettive competenze acquisite da ciascun
allievo, mirerà all’inserimento dei ragazzi
nel mondo del lavoro. Un mondo del lavoro
che chiede di scommettere e mettersi in
gioco, abbandonando la logica del posto fisso".
E a proposito di posto fisso, sempre più distante,
impossibile non legare l’argomento
della riforma dell’istruzione secondaria ai tagli
annunciati e già attuati, che si incrociano a
doppio filo, direttamente o indirettamente,
con lo già scottante problema del precariato.
La riforma prevede, infatti, una riduzione dell’orario
settimanale da 35 a 32 ore e la scomparsa
vera e propria di alcune discipline, come
ad esempio Trattamento testi, per alcune
scuole tecniche. "E’ chiaro che 4 ore in meno
settimanali, moltiplicate per ogni classe di
ogni istituto, avranno delle palpabili conseguenze
sull’impiego, così come la sparizione
di alcuni insegnamenti - spiega il direttore
dell’ufficio scolastico regionale, Guido Di Stefano
- Comunque, non
condivido il fatto di valutare
una riforma soltanto
in base alle ricadute
che avrà sui posti di
lavoro. Un riordino era,
comunque, necessario e
il Ministero deve compiere
delle scelte in base alle risorse e al tetto
di spesa disponibile. Le risorse, in questo momento,
mancano e su questo è necessario regolarsi".
"Tuttavia - chiarisce immediatamente Alberto
Felice De Toni, presidente della Commissione
per lo sviluppo dell’istruzione tecnica e
professionale - chi ha concepito la riforma in
sé e per sé non c’entra nulla con la decisione
dei tagli alle risorse". La riforma vera e propria
non partirà a settembre. Dal 1° settembre,
per le classi prime, ci sarà l’avvio del percorso.
Gli anni scolastici saranno organizzati non
più in biennio e triennio, ma in 2+2+1. "E non
è casuale - spiega ancora De Toni - Chissà che
fra 10 anni non si decida di tagliare anche
l’ultimo anno, giungendo, secondo il modello
europeo, a un percorso formativo di 12 anni
non più di 13". Ancora molti i punti da chiarire.
Non resta che aspettare l’avvio del prossimo
anno scolastico.
ALESSANDRA BELFIORE (da www.lasicilia.it)