Il
disagio dei docenti catanesi nei confronti del fenomeno dilagante del bullismo
nelle scuole.
E' giunto il momento
di passare dalle parole ai fatti e, per questo, i docenti chiedono una maggiore
collaborazione da parte di esperti e psicologi per cercare di recuperare gli
studenti ad un comportamento civile. (da
www.lasicilia.it)
Prof. Renato G.
Bonaccorso
r.bonaccorso@cannizzaroct.it
I docenti catanesi si sentono «soli di fronte
alla piaga dilagante del bullismo». Non
bastano gli incontri, serve «una maggiore
collaborazione da parte di esperti e
psicologi dei servizi sanitari del territorio
che ci affianchino in un percorso di recupero
dell’adolescente bullo e dell’adolescente
vittima». Manca, insomma, «un
adeguato riconoscimento sociale e il
supporto necessario in termini di risorse
finanziarie e di lavoro di rete».
A distanza di due mesi, e dopo l’ennesimo
episodio di criminalità minorile
che ha avuto come vittima un minorenne
aggredito e picchiato dal "branco" alla
ricerca di soldi e "fumo", torniamo a
parlare dei cosiddetti "Circoli di qualità",
messi su nelle scuole dall’Ufficio scolastico
provinciale su input di quello regionale,
per avviare un programma di formazione
che aiuti i teenager bulli. Si tratta in
pratica di un osservatorio permanente in
4 scuole capofila: l’istituto magistrale
statale Lombardo Radice, la scuola media
Dante Alighieri, il circolo didattico Pizzigoni
e l’istituto comprensivo De Amicis
di Tremestieri. Bene, dopo 2 mesi di incontri
il Csa di Catania, a cura della dottoressa
Angela Rapicavoli, referente provinciale
del progetto, ha stilato una relazione
che tiene conto della partecipazione
alle attività. Ed è proprio da questa relazione
che è emerso il disagio di una
parte di docenti.
«Spesso il bullismo è confuso con generici
comportamenti devianti e/o veri e
propri reati - spiega la dottoressa Rapicavoli
-. Molti docenti (che agli incontri
hanno partecipato insieme a dirigenti
scolastici, rappresentanti dei genitori e
personale ata, ndr.) hanno infatti espresso
il desiderio di non essere lasciati soli
nella gestione di situazioni problematiche
che spesso esulano dall’apprendimento,
ma che tuttavia ne condizionano
l’esito». Lo scollamento diffuso tra alcuni
dirigenti scolastici e il personale docente,
o tra questi ultimi e le famiglie degli
studenti, esasperano il malessere e il
senso di minaccia e di solitudine di cui è
investito il sistema scolastico.
Durante il corso che s’è svolto al Lombardo
Radice, che prevedeva la partecipazione
degli istituti superiori, la presenza
è stata molto bassa. «La scarsa collaborazione
e l’assenza dei dirigenti scolastici,
dei rappresentanti dei genitori e degli
alunni hanno contribuito a determinare
nei docenti il vissuto di essere lasciati soli
nell’affrontare situazioni problematiche
- dice la Rapicavoli -. Sono emerse
stanchezza, sfiducia e demotivazione.
Negli incontri di gruppo i docenti hanno
dato voce al disagio che deriva dall’instabilità
del posto di lavoro, dall’insufficiente
e discontinuo coinvolgimento dei servizi
sanitari del territorio». Tali problematiche
sono apparse come predominanti
rispetto alla percezione del bullismo.
«Per due volte sono state descritte
situazioni in cui la vittima era un rappresentante
Ata o un docente in balia di
classi ingestibili e non adeguatamente
supportato dal dirigente scolastico».
Di recente è stato inviato a tutte le
scuole siciliane un questionario che presto
sarà compilato e consegnato ai Csa. I
risultati saranno resi noti nel corso di
un convegno che si terrà tra febbraio e
marzo prossimi. Viene chiesto se nella
scuola è stato costituito il "circolo di qualità";
se sono state messe in atto azioni
volte a prevenire e contrastare i fenomeni
di bullismo; quali metodologie sono
state utilizzate a livello di scuola e di rete
per contrastare le azioni bullistiche
degli alunni; se sono state coinvolte le famiglie
in caso di bullismo; quali modalità
ha individuato la scuola per pubblicizzare
la funzione del circolo di qualità
dentro e fuori l’istituzione scolastica.
VITTORIO ROMANO (da www.lasicilia.it)