''COMPLETAMENTE MATTO'' - CHARLES BUKOWSKI
Data: Sabato, 12 dicembre 2009 ore 00:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Completamente  matto
 
Va  bene, so che siete stanchi di
Sentirla
Ma  che ne dite di un’ultima volta?
Tutte  quelle minuscole stanze in tutte quelle città
Andando  da una città all’altra
Da  una stanza all’altra
Terrorizzato  e nauseato da com’è la gente.
Era  uguale in ogni posto
Migliaia  e migliaia di miglia passate
A  guardare da un finestrino di un bus Greyhound
Ascoltandoli  parlare, guardandoli,
le  teste, le orecchie,
il  modo di camminare.
Questi  erano alieni giunti da qualche al di là
Parallelepipedi  perpendicolari senza vita
Mi  affondavano la lama nello stomaco
Persino  le ragazze adorabili
Con  l’occhio astuto, i corpi magici e molli
Erano  solo un anticipo su un
Miraggio
Un  trucco a buon mercato della vita.
Ho  vagato di stanza in stanza
Di  città in città
Nascondendomi,  cercando, aspettando…
Per  cosa?
Per  niente tranne
L’irresponsabile  e negativo
Desiderio
Di  almeno
Non  essere uguale a
Loro.
Amavo  quelle vecchie stanze
I  tappeti consunti
Il  bagno in fondo
Al  corridoio
Persino  ratti e
Topi  e bagarozzi
Erano  buoni compagni…
E  lungo la strada
Non  so come scoprii
 
La  musica classica.
Avevo  un vecchio giradischi.
 
E  invece di mangiare
Usavo  i miei quattro soldi
Per  comprare vino scadente
E  dischi.
E  m’arrotolavo sigarette,
fumavo,  bevevo,
ascoltavo  musica
al  buio.
Ricordo  una notte
Speciale
Quando  Wagner davvero
Scoperchiò  il soffitto
Della  mia stanza.
Ebbro  di gioia
Mi  tirai su
Dal  letto
Piantato
con
Le  braccia alzate
Al  soffitto
E  colsi la mia immagine
Nello  specchio
E  di me non era rimasto
Più  niente
Uno  scheletro d’uomo
Giù  da 200 libbre
a
130
con  le guance scavate.
Vidi  questo macabro teschio
Che  mi fissava
Ed  era così
Ridicolo
E  così
Simpatico
Che  cominciai a ridere
E  dentro lo specchio
L’immagine  rise con me
E  diventò
Buffo  e sempre più buffo
Mentre  alzavo più in alto
Le  braccia
Al  soffitto.
E  in quelle vecchie
Stanze
Per  mia fortuna
C’erano  vecchie padrone di casa gentili
Con  il Cristo appeso
Sul  muro delle scale
Ma  ciononostante
Sempre  molto gentili.
 
“mr  chinaski, il suo affitto è
in  ritardo, va tutto
bene?”
“oh  sì, molte grazie”
“sento  suonare la musica
giorno  e notte
lei  sta
seduto  nella sua stanza
giorno  e notte
con  le persiane abbassate…
va  tutto bene?”
“sono  uno scrittore”
“uno  scrittore?”
“sì,  ho appena inviato qualcosa
al  ‘new yorker’
sono  certo che molto presto
si  faranno sentire”
chissà  come
se  dicevi
che  eri
uno  scrittore
avrebbero
sopportato
ogni  sorta di scuse
specie  se eri
nei  tuoi
primi
vent’anni.
(più  tardi, sarebbe stata
dura
vendergliela
come  avrei
scoperto)
ma  amavo quelle
piccole  stanze in tutte
quelle  città
con  tutte
quelle  padrone di casa
e  brahms
e  sibelius
e  Šostakovic
e  ives
e  sir edward elgar
e  le sonate di chopin
e  borodin
beethoven
hayden
handel
mussorgskij
ecc.
Adesso,  chissà perchè, dopo
Decenni  di
Quelle  stanze
E  lavori da rompersi il
Culo
E  dopo aver gettato via
Letteralmente  40 o 50
Libbre  di manoscritti
Respinti
Ritorno  ancora a una
Piccola  stanza
Qui
Per  raccontarvi
Ancora  una volta
Il  prodigio della
Mia  follia
Di  allora.
Ora  la differenza
Consiste  in questo
Che  mentre la mia scrittura non è
Cambiata  granchè
La  mia fortuna
Sì.
Ed  era
In  quelle stanze
Alla  mezza luce delle
Quattro  di mattina
Che  un uomo ridotto
Sullo  scaffale del nulla
Era  abbastanza giovane
Allora
Per  rimanere giovane
Sempre.
Stanze  di
Gloria.

 

CHARLES BUKOWSKI







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