I motivi per cui Chrome OS potrebbe avere successo
Data: Mercoledì, 25 novembre 2009 ore 16:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Passato l’hype iniziale per Windows 7 è ora il sistema operativo targato Google atenere banco nei forum e nei gruppi di discussione. Commenti positivi e negativi si susseguono a ruota, la maggior parte dei quali probabilmente poco fondati visto l’attuale stato embrionale del sistema, sicuramente destinato a cambiare radicalmente, e la carenza di informazioni “fondamentali”. Speculazioni sul successo o sul flop sputano ovunque, previsioni cataclismi che di dominazione dell’universo IT da parte di Google si contrappongono all’inizio della fine che sarebbe dettato da un eventuale fallimento del sistema operativo di Mountain View. Sempre secondo alcuni.

Le motivazioni valide per questo ipotetico fallimento di sicuro non mancano. Supporto vincolato ai soli SSD, impossibilità di installare applicazioni esterne, dipendenza dalla rete e installabilità solo su sistemi “Google Approved” sono tutte ottime argomentazioni in favore del flop della piattaforma. Al contrario i sostenitori fanno leva sulla velocità di boot, la sicurezza intrinseca di un sistema auto aggiornante, l’essenza open source del progetto ed il supporto a piattaforme consolidate quali i vari servizi online offerti da Google e Microsoft. Come vedete quindi c’è molta carne al fuoco, e una ottima possibilità per tutti di “schierarsi” e decidere da che parte stare: Chrome OS sarà un fallimento o un successo? Io dico che non fa differenza.

Il concetto alla base di Chrome OS è forse il primo tentativo di creare qualcosa di veramente innovativo ed orientato al futuro.Sicuramente un futuro non prossimo ma quantomeno un futuro plausibile,se non certo. La disponibilità di banda al giorno d’oggi non si può di sicuro definire ottimale, ma non per questo ci si deve fossilizzare e continuare a pensare di dover “limitare” l’utilizzabilità del proprio  sistema plasmandolo per un utilizzo locale. Da quando esiste il concetto di network remoto c’è sempre stata la filosofia dell “inserire il proprio pc nella rete”, di collegarlo per fruire localmente dei servizi remoti messi a disposizione dai gestori e da chi altro.

La filosofia di Chrome OS è invece quella del “inserire la rete nel proprio pc”, svincolando e decentralizzando la gestione di documenti, files e risorse in generale. Con l’avvento di tag, librerie e catalogazione avanzata il concetto di cartella è destinato a diventare obsoleto, lento e macchinoso. Un motore di ricerca associato ad una attenta catalogazione delle risorse faciliterà il reperimento delle informazioni, siano esse locali o remote. Perché davvero non fa differenza dove sono memorizzate queste informazioni, basta che siano reperibili sempre e velocemente. Attualmente Chrome OS promette una gestione totalmente online dei propri documenti, ma non ho dubbi che questa filosofia sia destinata a cambiare, permettendo uno storage locale con a seguito una sincronia remota dei propri “averi digitali”. Ed io francamente non vedo l’ora che questo sogno diventi realtà, svincolando il sistema operativo dall’hardware sul quale lo si esegue, “virtualizzandolo” in un certo senso all’interno di un browser (perché Chrome OS non è altro che un browser) in grado di farmi scrivere documenti, gestire foto, vedere film, ascoltare musica, chattare con gli amici, telefonare e quant’altro, in qualsiasi parte del mondo, dovunque io sia. Sono questi gli utilizzi di un computer general purpose, che corrisponde ad una grossissima fetta di mercato dei PC “standard” ed alla quasi totalità del mercato netbook. Curiosamente ma non troppo, se rileggete l’elenco di utilizzi che ho appena stilato vedrete un trend curioso: Google Docs, Google Calendar, Picasa, YouTube, Google Music, Google Talk, Google Voice… sono tutte realtà gia esistenti -più o meno- che attendono solo di essere centralizzate. Ed è qui che entra in gioco Chrome.

L’annunciata inclusione di tutte le features di Chrome OS anche all’interno del browser standalone, possibilità di cui francamente si parla pochissimo, riveste secondo me un ruolo fondamentale e pionieristico, una vera rivoluzione perché si riallaccia al concetto espresso prima di “virtualizzazione dell’ambiente di lavoro”. La possibilità di condividere lo stesso ambiente su computer diversi, su sistemi diversi, in uffici diversi, ma mantenere la stessa base di informazioni (in quanto memorizzate nel cloud) è una possibilità che apre incredibili orizzonti di portabilità, o meglio di reperibilità.

E riallacciandosi all’idea del cloud come storage centralizzato, un orizzonte futuro sul quale non ho ancora visto speculazioni è il concetto di “cloud privato”, che in ambito aziendale sarebbe una manna dal cielo per amministratori di rete e tecnici e non avrebbe grossi limiti dettati dalla disponibilità di banda. Capiamoci, il concetto di terminale e di client diskless non è una novità, ma l’infrastruttura di supporto ha un costo comunque rilevante ed una utilizzabilità tutto sommato limitata a certi ambiti. La virtualizzazione della workstation, al contrario del singolo accesso a terminale, è tutt’ora un concetto di difficile applicazione sia per questioni tecniche che pratiche, avendo a che fare con grosse moli dati da trasferire al client per renderlo operativo. L’approccio di Chrome OS a questa problematica risolve brillantemente anche questo problema, permettendo quindi di gestire macchine desktop in un ambito aziendale in maniera incredibilmente flessibile e, non smetterò mai di dirlo, svincolando il sistema operativo dalla macchina su cui viene eseguito e creando in contemporanea una reale multiutenza, garantendo la privacy locale e la sicurezza dei dati memorizzati al 100% nel cloud aziendale. Un sogno.

In conclusione, Chrome OS avrà successo? Poco importa. Se non sarà Chrome OS ad avere successo lo avrà il suo successore, o quello dopo ancora, che magari non si chiamerà nemmeno Chrome o non sarà nemmeno sviluppato da Google. Il punto è che Chrome OS ha cambiato e cambierà il modo di pensare al sistema operativo, ai dati e, probabilmente,all’informatica in generale. Da qui a 20 o 30 anni magari, ma succederà. Valutarlo come sistema utilizzabile al giorno d’oggi è francamente irrilevante ed è comunque piuttosto difficile visti i grossi limiti dell’infrastruttura delle telecomunicazioni attualmente utilizzata per trasportare dati a livello mondiale (leggasi Internet).Chrome OS ha ed avrà il merito di aver introdotto una piccola grande rivoluzione nel modo di concepire l’informatica, per la prima volta“facente parte della rete” e non semplicemente “collegata alla rete”.Anche quando non si è realmente collegati. (da downloadblog.it)

Diego Martin







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