Docenti e presidi contro le occupazioni
Data: Mercoledì, 25 novembre 2009 ore 00:00:00 CET
Argomento: Comunicati


In un editoriale in prima pagina del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, acuto osservatore della società italiana, coglie la novità nella scuola di un diverso atteggiamento da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici nei confronti delle rituali manifestazioni di protesta degli studenti delle superiori, che si esprimono soprattutto con occupazioni ed autogestioni, interrompendo per un periodo non breve l’ordinato svolgimento dei corsi. Dopo anni di supina acquiescenza, in alcuni casi di implicito consenso, talora con la conferma autorevole dei responsabili del ministero (la proposta per esempio del ministro Berlinguer di autorizzare ogni anno una settimana di autogestione nelle scuole), finalmente si comincia a dire basta a queste forme di infantilismo politico, promosse per lo più da una minoranza di studenti contro il diritto allo studio della maggioranza dei loro compagni. E Battista nel suo articolo lo riconosce, anche lui consapevole dell’inutilità di questo rituale di proteste che di in anno in anno si ripete e non produce alcun risultato, anzi frustra anche gli stessi studenti contestatori. Però alla fine del suo editoriale, quasi contraddicendosi, mostra un atteggiamento di maggior comprensione verso gli studenti, i quali evidenziano un disagio ed un malessere nel loro stare a scuola, a cui va data una diversa risposta, che non sia “di rancore e di appello all’ordine da parte degli insegnanti”.
Va riaffermato invece quel principio di autorità (non di autoritarismo!) che dal’68 in poi era stato messo in discussione e che solo negli ultimi tempi comincia ad essere praticato (e lo diciamo senza alcun timore di passare da reazionari): il ritorno al voto di condotta, la verifica settembrina del recupero dei debiti, la revisione dello statuto degli studenti, le iniziative contro il bullismo. Le prese di posizione di questi giorni contro le occupazioni sono appunto il frutto di un clima diverso nelle scuole, ove il rispetto delle regole, il senso di responsabilità per lo studio cominciano a valere com’è giusto che sia. Se ai primissimi segni di una ritrovata fermezza da parte di presidi e docenti si teme che la scuola si “abbandoni al rancore” contro gli studenti, ciò significa avere un'idea molto vaga degli ultimi decenni, che hanno visto gli insegnanti spogliati (e spogliarsi) del loro fondamentale ruolo di guida. Se poi come chiede Battista bisogna ritrovare un “senso alla scuola, in cui gli studenti possano sentirsi parte decisiva e centrale”, sarebbe già tanto se si recuperasse il Dna della scuola italiana, in cui il rigore dei saperi disciplinari ed il riconoscimento dei meriti nello studio garantiscano una vera partecipazione alla vita scolastica e costituiscano il lievito di una vera crescita democratica degli studenti.

Sempre dal "Corriere della Sera di oggi, la situazione del "fronte antioccupazioni" in un servizio di Fabrizio Caccia e Annachiara Sacchi.

"La Stampa" dà invece largo spazio alla sentenza di un tribunale canadese, che in seguito a una battaglia legale deì genitori di due ragazzi, li ha liberati dal dovere di fare i compiti. Sacrosanto il sarcasmo con cui Paola Mastrocola commenta da par suo la vicenda sulla prima della "Stampa". (GR)

da www.gildavenezia.it







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