LIBRI- AUTISMO: ''Pulce non c'è'' di Gaia Rayneri
Data: Domenica, 22 novembre 2009 ore 18:32:37 CET
Argomento: Recensioni


  Torino 24 settembre 2009
Qualcuno doveva raccontarla, questa storia: non era nemmeno importante che lo facessi io, ma mi premeva troppo che gli altri la conoscessero». Gaia Rayneri ha 23 anni, corti capelli castani, occhi grandi e irrequieti. La «storia» è vera, purtroppo: quella di Pulce, sua sorella autistica, allontanata dalla famiglia quando aveva 9 anni per presunte molestie sessuali subite dal padre, riportata a casa mesi dopo perché non era vero nulla. «Ma i miei genitori non si sono ripresi ancora adesso. Sono stati colpiti a tradimento: quando soffri per un figlio handicappato pensi di aver già dato, quanto a dose di sfortuna nella vita - aggiunge sarcastica -, non ti aspetti proprio di essere anche incriminato per pedofilia».

Niente retorica né lacrima facile in Pulce non c’è, appena uscito da Einaudi Stile Libero (pp. 228, e17), scritto da Gaia con il nome di Giovanna e gli occhi dell’epoca, ragazzina tredicenne che oscilla tra rabbia e allegria, tra l’angoscia per la sorella, la preoccupazione per i compiti di epica, i dubbi su come vestirsi. Con il rifiuto dello stile «da telenovela» e una capacità d'entrare nei fatti sorprendente: un ingresso a pieno titolo nella «scuola torinese» dei giovani autori che intercettano il malessere dei coetanei, capostipite il Paolo Giordano della Solitudine dei numeri primi, senza dimenticare il Christian Frascella di Mia sorella è una foca monaca. Perché leggendo ci si commuove ma si ride, molto anche. «Mi interessava raccontare i fatti in modo oggettivo - dice lei -. Non mi va di incanalare il dolore nelle solite categorie: rivendico il mio diritto ad avere uno sguardo distorto, un’emozione distante. Ho cercato di non dipingerci come eroi, ma come una normale famiglia, in bilico tra affetto e nevrosi. Il dolore che abbiamo attraversato credo che il lettore lo immagini».

Così insieme al linguaggio burocratico degli assistenti sociali e dei pubblici ministeri, alla retorica della professoressa di lettere, c’è il lessico familiare con tutte le sue stranezze, la madre saltuariamente a dieta e la figlia maggiore che non resiste al fascino delle merendine, il momento della preparazione delle valigie per le vacanze, i piccoli riti che aiutano Pulce a vivere le sue giornate di bambina «diversa» eppure perfettamente integrata. «Accettare mia sorella è stato più facile per me che per i miei genitori - spiega lei -. È spesso così. I genitori sono più apprensivi e angosciati nei confronti del figlio debole, e hanno un’inevitabile sensazione di fallimento, per i fratelli invece l’handicap è un dato di fatto. I miei comunque si sono sempre dati da fare, forse anche perché sono entrambi medici, hanno investito tante energie in mia sorella, non si sono mai arresi».

Incredibile che proprio una famiglia così, unita e preparata anche nella sofferenza, sia stata attaccata dal sospetto. «Ancora più incredibile - dice la Rayneri - perché le accuse sono venute da colleghi, psichiatri e assistenti sociali della stessa Asl dei miei. Una sorta di perdita di lucidità collettiva, dovuta all’interpretazione sbagliata delle frasi di Pulce dette attraverso la “comunicazione assistita”, un sistema per parlare con gli autistici affascinante ma poco attendibile». Dovuta anche, suggerisce lei, al sottile piacere di trovare il mostro sotto casa, tra persone rispettabili. «Una sorta di effetto paparazzi: che certe cose accadano nelle famiglie degradate uno se lo aspetta, quando succede in quelle “normali” l’interesse diventa morboso».

Non ne esce bene, il sistema giuridico e assistenziale italiano, soprattutto per la noncuranza con cui tratta l’individuo, sacrificato alle esigenze (e agli interessi) dell’ordine collettivo. Non a caso tra gli amici immaginari di Gaia spunta addirittura un certo signor Kafka «lungo, magro, inglese, i nomi difficili, dice la nonna, sono tutti inglesi». Per ribellarsi Giovanna-Gaia scrive: «È sempre stato un mio modo di esprimermi, tenevo diari anche se non li chiamavo così, scrivevo racconti, ma ero molto severa con me stessa. Scrivere è auto-terapeutico, serve a metabolizzare il dolore, ma anche a vedere in modo più chiaro cosa è successo. E poi il libro è anche un tentativo di risarcire i miei genitori per tutto quello che hanno passato. Lo stile? Sono stata profondamente influenzata da capolavori letti e riletti mille volte, come Il tamburo di latta di Grass o La vita e il tempo di Michael K di Coetzee: volevo restituire un po’ di quello che mi hanno dato». La pubblicazione è arrivata quasi per caso: «Scrivevo per me, poi sono venuta all’Einaudi come lettrice e l’ho fatto leggere per avere consigli, mi hanno detto di finirlo».

Adesso Gaia ha un nuovo progetto, che riprende un tema appena accennato in Pulce non c’è, quello delle sofferenze di Giovanna con i coetanei, che non la accettano perché è sovrappeso e vestita non alla moda. «Alla fine io ho abbandonato i miei amici immaginari e mi sono fatta risucchiare nel mondo dei “pantaloni attillati”, invece ogni adolescente dovrebbe essere aiutato a mantenere la propria diversità. Non solo gli handicappati, ma chiunque abbia una forma di diversità nella nostra società viene seriamente emarginato, è una forma di violenza terribile, soprattutto sulle donne, a cui si chiede di essere magre e eleganti sempre e comunque. Non a caso ora vivo a Londra per studiare Storia del genere femminile. In realtà non è tanto l’argomento che mi affascina, quando il punto di vista, il modo con cui è trattato. Un po’ da controcultura, forse, anche se la parola è di una banalità terribile, ma quello che detesto dell’università italiana è che sia cos^i accademica. Sono sempre alla ricerca della voce spostata, in fondo, e quella della donna è la voce spostata per eccellenza».

Da grande Gaia-Giovanna non sa ancora se farà la scrittrice: «Ho soltanto deciso che voglio essere felice. Mio padre mi voleva laureata in Legge, forse ha bisogno di credere ancora nella giustizia. Ma io non risponderò alle aspettative di nessuno, solo alle mie».

 

Raffaella Silipo  da La Stampa.it – Libri

Autore: Gaia Rayneri
Titolo: Pulce non c’è
Edizioni: Einaudi Stile Libero
Pagine: 228
Prezzo: 17 euro







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