CONCORSO DIRIGENTI: LA DISCUSSIONE (INDISCIPLINATA) IN SENATO
Data: Giovedì, 19 novembre 2009 ore 11:00:16 CET
Argomento: Comunicati


 

VI PROPONIAMO UNO STRALCIO DEL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA DI IERI IN SENATO SUL CONCORSO DIRIGENTI SICILIA.SI INSISTE SULLA NECESSARIA SEPARAZIONE TRA POLITICA E GIUSTIZIA...LE DECISIONI DELLA GIUSTIZIA, SOSTENGONO ALCUNI, NON DEVONO ESSERE INFICIATE DA PROVVEDIMENTI POLITICI. AL DI LA' DELLA DISCUSSIONE E' DA NOTARE IL MODO VERGOGNOSO E INDISCIPLINATO IN CUI VIENE CONDOTTA...E POI CI LAMENTIAMO DEI NOSTRI ALUNNI...ALTRO CHE SENATO ROMANO...buona lettura by Silvana La Porta

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente,
Il cuore del provvedimento, che a nostro parere (ma anche a quello del relatore) mostra un elemento di radicale e complessa improponibilità, è l'articolo 1, comma 4-quinquiesdecies. Con questa disposizione si stabilisce che le posizioni giuridiche acquisite dai candidati dei concorsi dichiarati vincitori o idonei e assunti in servizio vengono fatte salve. Sennonché, il concorso al quale parteciparono questi candidati è stato annullato con provvedimento definitivo del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana.
Per il nostro sistema di equilibrio di poteri costituzionali, così come il giudice non può sostituirsi al legislatore inventando una norma che il sistema non contiene, del pari il legislatore non può far vivere un provvedimento che è stato annullato dal Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana.
L'articolo 97 della nostra Costituzione stabilisce che al pubblico impiego si accede attraverso un pubblico concorso. Se il pubblico concorso è stato annullato - tanto che è in corso un giudizio di ottemperanza nei confronti dell'amministrazione - non si comprende come si possa far rivivere un concorso che è stato espunto dal nostro ordinamento. Voler insistere caparbiamente su una norma palesemente incostituzionale, perché scardina il sistema armonico disegnato dai costituenti, è francamente incomprensibile. (Brusìo).
PRESIDENTE.Colleghi, ho intenzione di far svolgere al senatore Li Gotti il suo intervento. Se ciò non sarà reso possibile, i lavori dell'Aula saranno sospesi. Credo che lavorare in queste condizioni sia reciprocamente spiacevole.

LI GOTTI (IdV). La ringrazio, Presidente. La pretesa di voler far vivere uno strumento concorsuale travolto da una pronunzia definitiva del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana, assegnando effetti giuridici ad un concorso non più esistente nel nostro ordinamento, è contraria all'armonia costituzionale che assegna alle decisioni della magistratura un valore vincolante anche per il legislatore, a cui si impedisce di intervenire a disciplinare quei diritti che siano stati già esaminati dalla giustizia amministrativa con provvedimento definitivo e che hanno determinato un annullamento del concorso.
Nella sostanza, quindi, si è tutti d'accordo nel ritenere che praticare la strada di approvare il decreto così com'è e poi modificarlo priverebbe il Parlamento di una sua funzione sovrana. Esiste o no un profilo di costituzionalità? Se esiste, l'Assemblea ha il dovere di apprezzarlo e decidere di conseguenza. Non può l'Assemblea voltarsi dall'altra parte, sapendo che esiste un profilo profondo di costituzionalità, ma ignorarne la conseguenza e sottrarsi a una decisione coerente con quei giudizi. Sarebbe veramente contrario al rispetto che dobbiamo a noi stessi, alla funzione di legislatori, alla funzione propria del Senato e, comunque, del Parlamento non adempiere al nostro dovere di verifica della costituzionalità di un provvedimento. Quando si ritiene in maniera condivisa che il provvedimento contiene una norma incostituzionale, abbiamo il dovere di essere conseguenti, per rispetto della norma, della funzione e dell'istituzione che rappresentiamo.
Per questo motivo chiedo che l'Assemblea, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, non proceda all'esame del disegno di legge n. 1835. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

PRESIDENTE. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, nella discussione sulla questione pregiudiziale può prendere la parola non più di un rappresentante per Gruppo per non più di dieci minuti.
COMPAGNA (PdL). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COMPAGNA (PdL). Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione le motivazioni che animano la questione pregiudiziale e ho trovato gli argomenti del senatore Li Gotti molto efficaci, come avvocato, e non ne avevo dubbi. Mi hanno convinto molto meno come senatore. Provo a ricostruire i passaggi del collega per spiegare il motivo di questa mia affermazione.
Il senatore Li Gotti si è attaccato alla relazione del collega Bevilacqua e ne ha dedotto che egli nella sostanza condivide le preoccupazioni di costituzionalità, evocando addirittura le valutazioni che competono al Capo dello Stato.
 Senatore Li Gotti: francamente, non è proprio così. Il senatore Bevilacqua, con molta onestà intellettuale nei confronti della Commissione e dell'Assemblea, ha accennato e richiamato lessicalmente il comma da lei ripreso, però non è intenzione né raccomandazione del senatore Bevilacqua prendere in considerazione in quest'Aula un ruolo del Capo dello Stato... (Brusìo).
PRESIDENTE. Colleghi, intendo consentire anche al senatore Compagna di svolgere il proprio intervento. La prossima volta sospendo la seduta, perché in questo modo non ci sono condizioni di serietà per lavorare, qualunque sia l'argomento. E questo è anche rilevante.
COMPAGNA (PdL). Dobbiamo stare molto attenti. Una volta era costume del Senato, in ogni discussione, in ogni atto di sindacato ispettivo, tenere fuori la figura del Capo dello Stato, perché momento e garanzia di potere neutro.Il considerarlo ed evocarlo come colegislatore è improprio. So che è una scelta politica costante su molti argomenti da parte dei colleghi del Gruppo dell'Italia dei Valori, ma è qualcosa che non otterrà mai, chiunque sia il Capo dello Stato, il consenso del nostro Gruppo.
E veniamo al merito del comma 4-quinquiesdecies, visto che l'argomento del senatore Li Gotti è interamente incentrato sul comma a rischio di costituzionalità. Senatore Li Gotti, se quel comma è a rischio di costituzionalità, farne oggetto di questione preventiva di incostituzionalità e sottrarlo alla discussione generale e alla valutazione rispetto agli altri commi, se mi permette, rovescia (appunto, da bravo avvocato) i suggerimenti e le indicazioni del relatore.
Che cosa prescrive tale comma? Il senatore Li Gotti - e mi fa piacere sentirlo da un esponente del vostro Gruppo - afferma che il giudice non può mai sostituirsi al legislatore e aggiunge che, di conseguenza, il legislatore non può resuscitare un concorso espunto dal nostro ordinamento da un organo di giustizia amministrativa. Attenzione, però: questo non può essere un cavillo per richiamare l'incostituzionalità preventiva, perché l'acrobazia del comma - e il relatore lo ha detto esplicitamente - non è resuscitare un concorso annullato, ma far salve le posizioni giuridiche dei vincitori e degli idonei del concorso, vale a dire fare qualcosa, ope legis, di assai più discreto di quello che per tantissimi anni si è consumato con cinismo sui cosiddetti precari della scuola.
C'è un precedente che ha cercato di fare guerriglia nei confronti del Governo: quando il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha rivendicato alla propria giurisdizione la formazione delle graduatorie provinciali degli insegnanti voleva di fatto commissariare il Governo, schiaffeggiare il ministro Gelmini, dettare i tempi ultimativi e a suo modo ricattatori, come se la giustizia amministrativa si servisse del precariato per una sua guerriglia ancora più cinica di quella che ha portato per moltissimi anni ad alimentarlo.

Mi si consenta di svolgere un'ultima considerazione. Devo dare atto al Governo, al ministro Gelmini e al ministro Sacconi di avere avuto al momento giusto, per salvare l'ordinato svolgimento dell'anno scolastico (anch'esso è un valore costituzionale), la sensibilità di presentare un provvedimento senza promettere e senza praticare, né in quest'Aula né con il sindacato, prassi di vendita delle aspettative. Per molto tempo la questione dei precari è stata trattata con ignobile cinismo, a volte anche per colpa nostra, dei nostri emendamenti e delle nostre collusioni lobbistiche e sindacali, con rilasci di indulgenze, immissione in ruolo ope legis, promesse a vuoto.
Questa volta si cerca di fare ordine. Se il decreto morisse, e morisse preventivamente, senza lasciare quegli ulteriori percorsi di ordinamento che competono al giudizio e alle valutazioni di costituzionalità (me lo consenta, senatore Li Gotti), non sarebbe una vittoria, né per il Parlamento né per l'ordinato percorso dei giudizi di costituzionalità.
Dal punto di vista concreto e senza demagogie, sottolineo che il provvedimento ha cercato di salvaguardare una misura concreta per coloro i quali avrebbero perduto la supplenza annuale. Il relatore ci ha riferito che sono 15.000 persone. Si tratta, dunque, di un modo per preservare e garantire la continuità di un rapporto con la scuola, rispetto al quale forse avevano, se non qualche diritto, qualche aspettativa più che legittima.
Non solo. Grazie alla sensibilità del ministro Sacconi, i due Ministri hanno anche attivato una collaborazione con alcune Regioni affinché fosse possibile destinare ai precari anche risorse regionali. Allora, senatore Li Gotti, se per la prima volta nella storia di tanti anni scolastici non si fa della gestione del negoziato più turpe, egoistico e particolaristico dei ruoli del personale l'unica questione di politica scolastica sempre all'ordine del giorno, non penso sia una vittoria delle prerogative parlamentari. Ritengo che nelle nostre prerogative parlamentari dobbiamo utilizzare l'onestà e la precisione con la quale la Commissione ci ha sottoposto il provvedimento. Poi, la maggioranza rispetterà quella «indicazione di blindatura», volta a non far morire il provvedimento. E, ovviamente, l'opposizione non farà altrettanto. Ma cedere a una cancellazione preventiva, fare irrompere fuori dalle circostanze di unità di tempo, di luogo e di azione la questione preventiva di costituzionalità significherebbe far del male alla nostra scuola e non fare del bene a noi stessi. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

MAZZATORTA (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla questione pregiudiziale credo sia opportuno fare alcune premesse anche di carattere metodologico. Siamo spesso chiamati a discutere di questioni pregiudiziali in cui si ripetono stancamente alcuni elementi e si fanno affermazioni apodittiche.
Sicuramente all'interno della questione pregiudiziale al nostro esame si rilevano due argomentazioni che possono essere ricondotte ad una sorta di apoditticità di tipo metodologico. La prima riguarda la carenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza che un decreto‑legge deve possedere ai sensi della nostra Costituzione. Credo che l'urgenza di provvedere in questa materia, al fine cioè di garantire la continuità e la qualità di un servizio essenziale come quello scolastico educativo, sia nella natura delle cose, nei fatti. (Brusìo).
PRESIDENTE. Senatore, mi scusi se la interrompo, ma continua il brusìo in Aula, per cui riprenderà il suo intervento alla ripresa dei lavori.
Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10,07, è ripresa alle ore 10,12).
Proviamo a riprendiamo i nostri lavori.
Senatore Mazzatorta, ai fini del computo del tempo, il suo intervento inizia da ora.
MAZZATORTA (LNP). La ringrazio, signor Presidente.
 Stavo cercando di ragionare sul primo punto esposto nella questione pregiudiziale sottoposta al nostro esame questa mattina, che riguarda la carenza dei presupposti di cui all'articolo 77, secondo comma, della nostra Carta costituzionale. Credo che già il preambolo del decreto-legge chiarisca bene che tali presupposti ci sono tutti nel provvedimento, laddove parla di «consentire una maggiore efficienza in termini di risparmio di tempo e di risorse nel conferimento delle supplenze, al fine di garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010». Ritengo che garantire la continuità e in particolare la qualità di un servizio essenziale per la nostra società qual è l'attività didattica dimostri, ad ogni buon conto, che l'urgenza di provvedere è davvero insita nel provvedimento, soprattutto laddove si va ad incidere su un anno scolastico in corso quale quello avviato da diversi mesi.Sul punto della carenza di presupposti costituzionali di necessità ed urgenza credo quindi non ci sia materia del contendere: esso viene sicuramente rispedito al mittente e non può essere sottoposto alla nostra valutazione.
Il secondo punto sollevato nella questione pregiudiziale illustrata dal senatore Li Gotti riguarda la presunta violazione della legge ordinamentale n. 400 del 1988 sotto il profilo della presupposta eterogeneità delle disposizioni contenute nel provvedimento rispetto al suo titolo. Ebbene, credo che da una lettura attenta del provvedimento, anche alla luce delle modificazioni intervenute alla Camera dei deputati, risulti di tutta evidenza che il contenuto del provvedimento è perfettamente omogeneo e corrispondente al suo titolo: non esistono al suo interno disposizioni che riguardino altri servizi o altri settori; si tratta di disposizioni che riguardano solo ed esclusivamente, ripeto, il servizio scolastico ed educativo per l'anno scolastico in corso. Quand'anche vi fossero comunque dubbi e perplessità di questo tipo, come ha sostenuto egregiamente il senatore Li Gotti, il tema verrebbe poi affrontato da un'eventuale pronuncia della Corte costituzionale.
Politicamente, abbiamo oggi il compito di procedere alla discussione del disegno di legge in esame, e sul punto politico credo sia opportuna una riflessione anche da parte mia, essendo stato in Commissione giustizia relatore sul parere in merito al decreto-legge oggi in conversione ed avendo sostenuto in tale sede, con il consenso unanime della Commissione, l'incongruità dell'articolo 1, comma 4-quinquiesdecies dello stesso.
Certamente la Commissione giustizia ha riflettuto a lungo su questo comma inserito nel passaggio alla Camera dei deputati e ha ritenuto doveroso segnalare un'anomalia di questa disposizione rispetto ad un sistema ordinamentale che deve garantire la separazione dei poteri e, quindi, il rispetto da parte del potere legislativo di eventuali pronunce giurisdizionali legittimamente adottate. In quest'ottica noi abbiamo approvato un parere in cui veniva chiaramente indicata come soluzione non corretta quella espressa dall'articolo 1, comma 4-quinquiesdecies, del provvedimento in esame proprio perché si trattava di una norma che poteva determinare l'annullamento degli effetti di provvedimenti giurisdizionali legittimamente adottati.Ciò non toglie però che oggi siamo chiamati proprio a ragionare su questa norma, che è una delle tante contenute all'interno di questo provvedimento, e già da un'analisi seppur superficiale del fascicolo degli emendamenti si nota come ci siano tante proposte, del relatore ma anche di altri colleghi senatori, su questo tema del famoso corso-concorso selettivo di formazione per il reclutamento dei dirigenti scolastici che ha portato alla formulazione di questa disposizione inserita in sede di esame alla Camera dei deputati.
La formulazione della questione pregiudiziale, quindi, come diceva il senatore Compagna, in qualche modo cerca di anticipare il dibattito politico in una sede non corretta. La questione pregiudiziale non può essere accolta, ma aprirà finalmente il dibattito all'interno dell'Aula su questi argomenti e anche su questa norma inserita nell'ambito del provvedimento. Ciò non toglie che il dibattito politico serve proprio all'approfondimento, all'esame, all'analisi di tutte le disposizioni contenute e quindi contribuiremo tutti, ciascuno nel proprio ruolo, maggioranza ed opposizione, alla riflessione e al ragionamento su tutte le disposizioni, nessuna esclusa. Credo che alla luce di queste motivazioni possiamo anticipare il nostro voto contrario alla questione pregiudiziale proposta dal Gruppo dell'Italia dei Valori. (Applausi dal Gruppo LNP. Brusìo).
PRESIDENTE. Colleghi, si deve continuare a sospendere la seduta? Non è normale: chi non vuole seguire esca. Si sta discutendo una questione pregiudiziale su un provvedimento importante che riguarda la scuola.
RUSCONI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUSCONI (PD). Signor Presidente, vi è grande delusione e amarezza da parte nostra perché non si doveva, con il buonsenso di tutti, arrivare a questo punto della discussione con il rischio di vanificare il provvedimento. Io non sono un esperto di materie giuridiche, ma voglio ricordare, come capogruppo del Partito Democratico in Commissione che ieri abbiamo dato disponibilità a votare questo provvedimento stralciando quel comma entro mezzogiorno e a riportarlo all'esame della Camera. La maggioranza ha dato all'inizio la sua disponibilità, abbiamo sospeso il dibattito e poi alle ore 18 è ritornata sui suoi passi e ha detto che per ragioni interne avrebbe votato contro il parere della Commissione giustizia. Poiché qualcuno dei senatori intervenuti ne fa parte, vorrei darne lettura: «(...) con la condizione che sia soppresso il comma 4-quinquiesdecies dell'articolo 1, introdotto dalla Camera dei deputati, dal momento che non appare corretto un intervento legislativo diretto a determinare il mero annullamento degli effetti di provvedimenti giurisdizionali legittimamente adottati». Chi ha parlato prima e fa parte della Commissione giustizia si ricordi di quello che ha votato. (Applausi dal Gruppo PD).
Ho profondo rispetto e non citerò il Presidente della Repubblica, per l'autorevolezza che ha. Voglio però ricordare che stamattina il relatore ha citato questo rischio riferendosi al Presidente della Repubblica; ieri più volte l'ha citato il Sottosegretario in rappresentanza del Governo in Commissione. Io non lo citerò perché ho profondo rispetto dell'autonomia del suo ruolo, ma forse si dovrebbe rivolgere alla maggioranza.
Si parla sempre di terzietà e si ricorda fin troppo giustamente che la magistratura deve applicare e non interpretare le leggi. In questo caso il Parlamento modifica un giudizio definitivo della giustizia amministrativa rispetto ad un concorso di cui autorevoli esponenti siciliani della maggioranza ieri hanno detto che ci sono tutte le prove per l'annullamento.
Esprimo la mia delusione; è incomprensibile la volontà di esporre al rischio forte di far annullare i pochi sostegni ai precari. In realtà, in questo provvedimento si opera una limitazione al nostro piano triennale di assunzione dei precari. Questi ultimi preferirebbero essere assunti piuttosto che aiutati.Quindi il voto è favorevole alla questione pregiudiziale, in modo da evitare la decadenza di tutto il provvedimento. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Metto ai voti la questione pregiudiziale QP1, presentata dal senatore Giambrone e da altri senatori.
 Non è approvata.

GIAMBRONE (IdV). Chiediamo la controprova.
PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.
INCOSTANTE (PD). Presidente, controlliamo con attenzione!
PRESIDENTE. I senatori Segretari sono qui per controllare. (Commenti del senatore Garraffa). Prego i senatori Segretari di controllare. Comunque togliamo le tessere di chi non è presente. (La senatrice Segretario Amati effettua il controllo tra i banchi della maggioranza). Ha svolto il controllo, senatrice Amati?
AMATI, segretario. Non ancora.
VOCI DAI BANCHI DELLA MAGGIORANZA. Basta!
PRESIDENTE. Le tessere di chi non è presente vengono tolte.
Il senatore segretario Stiffoni è incaricato di fare il controllo sull'altro lato dell'emiciclo. Senatore Di Giovan Paolo, c'è una luce accesa in più. (Commenti del senatore Garraffa).

Le tessere dei senatori non presenti vengano tolte. Senatrice Amati, tolga le tessere di chi non è presente, che verranno consegnate alla Presidenza. (Proteste dai banchi del PD).
GARRAFFA (PD). Senatrice Amati, tolga la scheda!
PRESIDENTE. Senatore Garraffa, la senatrice Amati non ha bisogno di aiuti o di assistenza. Stia tranquillo, e resti pure seduto al suo posto. (Scambio di battute tra i senatori Garraffa e Bevilacqua al centro dell'emiciclo). Senatore Garraffa, la richiamo, stia al suo posto.
Non è approvata. (Applausi dal Gruppo PdL).
Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Pardi. Ne ha facoltà. (Brusìo).
La prego di attendere un attimo, senatore Pardi. Invito i colleghi che non sono interessati alla discussione ad uscire rapidamente dall'Aula in modo da procedere con la discussione generale.
PARDI (IdV). Signor Presidente, il disegno di legge in esame è un piccolo limitato specchio della condizione deforme... (Brusìo).
PRESIDENTE.Colleghi, in queste condizioni il collega non può svolgere il suo intervento. Prego coloro che non sono interessati di uscire dall'Aula.
PARDI (IdV). Presidente, questo è lo specchio dell'interesse che il Parlamento manifesta per la scuola! (Applausi della senatrice Negri. Brusìo).
PRESIDENTE. La prego di attendere ancora, senatore Pardi, in attesa che si determinino le condizioni per procedere nell'intervento.

ARDI (IdV). Signor Presidente, il disegno di legge in esame offre un piccolo limitato specchio della condizione deforme in cui si trova ad operare ormai la scuola italiana. Su questo aspetto svolgerò alcune brevi considerazioni di carattere generale mentre la collega senatrice Carlino avrà modo di intervenire su alcuni elementi più specifici.
 La scuola è stata progressivamente deformata da una sequenza di provvedimenti occasionali, temporanei, che si rincorrevano uno dopo l'altro, che hanno svilito nel complesso il carattere della funzione docente. Non esiste scuola seria se non si riconosce alla funzione docente un carattere fondamentale nella trasmissione della cultura e soprattutto nella costruzione dialettica della capacità di esercitare il ragionamento critico.
La condizione della scuola è segnata, da decenni, da una massa crescente di precari. Esiste una prima generazione di precari originari, che stiamo praticamente dimenticando e che era già numerosa, estesa, e in cui già allora ‑ parlo di un decennio fa, forse persino di più - il precario tipo, o la precaria tipo, visto che c'era una maggioranza femminile, arrivava all'immissione in ruolo quasi alle soglie della pensione. Ho presenti moltissimi casi, conosciuti da me personalmente, e, poiché ho sempre vissuto nel mondo della scuola, sia pure dal lato dell'università, ne ho una cognizione precisa. Questa classe originaria di precari di prima generazione è stata soppiantata da una seconda classe di precari originatasi con le SSIS (scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario).
Le SSIS hanno rappresentato in un certo senso una forma di inganno istituzionale; hanno invitato nuovi docenti a partecipare a corsi a pagamento, quindi onerosi, per poter fruire ad un certo punto di un punteggio. Questo punteggio, quando raggiunto, ha collocato chi usciva dalle SSIS in condizioni di prevalenza rispetto ai precari della prima generazione che, dopo aver lavorato decenni nella scuola, sono stati superati nel punteggio da quelli che uscivano dalle SSIS. Si è innescata in questa maniera una tipica, classica guerra tra poveri, perché nel frattempo ovviamente i docenti erano diventati o poveri o poverissimi. Questa sequenza di generazioni è stata ad un certo punto bloccata dal fatto che si è pensato di interrompere le SSIS.Oggi noi abbiamo da 130.000 a 180.000 docenti precari (a seconda di come li calcoliamo) distribuiti in tutti i vari tipi di supplenze; essi rappresentano la raffigurazione fisica della degradazione della funzione docente. Eccetto alcuni casi in cui il prestigio del singolo docente riesce ad emergere, è impressionante vedere come sia crescente il disdegno delle generazioni di scolari nei confronti dei docenti.
In tutto il Paese, sono molte le scuole dove gli scolari arrivano in automobili molto più lussuose di quelle con cui arrivano i docenti (l'ho visto con i miei occhi). Questo significa di fatto porre le premesse per una sorta di fine progressiva della continuità didattica, perché di anno in anno i docenti vengono spediti in un posto o in un altro; vengono sostituiti, si avvicendano. Il mito originario della continuità didattica, per cui un docente poteva rimanere nella scuola per tutta la durata del corso di studi di una classe o di una sezione, è ormai un mito inesistente: la continuità didattica non esiste più, è bene saperlo. Basta fare una breve indagine sociologica per vedere che le classi di anno in anno affrontano docenti diversi: qualche volta hanno fortuna e gli capita quello bravo; altre volte hanno sfortuna e gli capita un insegnante peggiore di quello dell'anno precedente. Ciò determina a sua volta uno sfilacciamento anche della motivazione. Conosco personalmente casi di docenti che vanno a visitare gli studenti dell'anno precedente per poter godere di un minimo di calore della comunità umana. I bravi insegnanti vengono accolti nuovamente dagli studenti, certe volte con feste, per la gioia di ritrovare il bravo docente che l'anno precedente aveva fatto capire loro qualcosa.
Dove va a finire lo spessore, la dignità della funzione docente quando noi creiamo le condizioni per cui gli insegnanti sono poveri, disadattati, costretti a cambiare scuola tutti gli anni? Dove va a finire il riconoscimento dello status del professore? Il professore non deve essere prestigioso per come si veste o per il tipo di automobile con cui arriva. Ma se noi neghiamo al professore i mezzi minimi della riproduzione familiare, su cosa si poggia, in questa società ormai dominata dalla mania sfrenata dell'immagine, la dignità del docente? Certo, i docenti bravi che sanno spiegare bene e costruire un rapporto con la classe abbattono qualsiasi difficoltà, ma questo è un fenomeno che dovremmo affrontare nella sua globalità.
Termino il mio intervento con una considerazione provocatoria: forse non lo sapete, ma nelle generazioni dei docenti precari dell'ultimo decennio, che si ritrovano senza stipendio, si è diffuso un fenomeno che chiamerei invidia per la cassa integrazione, che gli operai a fatica - e si vuole interrompere pure quella - hanno mantenuto con le loro lotte nei luoghi di lavoro (fabbriche e manifatture): invidia per la cassa integrazione, che manca ai docenti continuamente spostati, annichiliti e privati di quel senso della continuità che è necessario per costruire l'efficacia della loro azione.
Siamo contro questo provvedimento, che non può essere chiamato «salva precari»: il nome giusto sarebbe «salva troppo pochi precari». Ed è per questo che siamo fortemente contrari. (Applausi dal Gruppo IdV).







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