LA SCUOLA? NON LA CAPISCE NEANCHE UN CANE! (prima parte)
Data: Domenica, 21 novembre 2004 ore 15:02:12 CET
Argomento: Rassegna stampa


LA SCUOLA? NON LA CAPISCE NEANCHE UN CANE!(prima parte)

 

 

Leggiamo insieme l’ultimo ironico e amaro libro di Paola Mastrocola? Si intitola “La scuola raccontata al mio cane” e narra le disavventure di un’insegnante nostalgica.

L’esordio è già abbastanza significativo: “Sono un’insegnante di lettere e vorrei continuare a fare il mio mestiere. Fino a sette o otto anni fa riuscivo, adesso non più. Peccato, perché era un bel mestiere.” Che cosa è dunque capitato nella vita di questa professoressa torinese, e per certi versi in quella di tutti i docenti? Semplicemente si è avviato un processo di riforma della scuola, necessario ma forse avventato e poco ragionato, che ha prodotto effetti devastanti.

La parte che vi presento, la prima di una sorta di narrazione a puntate, riguarda una parola tanto diffusa quanto di sapore oscuro che domina all’inizio di ogni anno scolastico…ecco a voi il progetto Accoglienza…

 

“ Lessi la circolare: gli insegnanti delle classi prime erano invitati a fare la “settimana dell’accoglienza”, ovvero a non fare lezione per tutta la prima settimana di scuola, al fine di agevolare il più possibile un ingresso sereno dei ragazzi nel nuovo mondo delle scuole superiori. Pensai che fosse uno scherzo dei miei colleghi. E invece era tutto vero.

In tutte le scuole superiori d’Italia stava avvenendo più o meno questo: la “commissione accoglienza” (cioè una decina di colleghi che si erano riuniti ogni giorno per i primi quindici giorni di settembre) aveva prodotto il cosidetto “progetto accoglienza”, ovvero un piano di azione comune, che si sarebbe svolto in contemporanea, in tutte le classi prime e che comprendeva, più o meno, gli stessi ordini, o consigli che dir si voglia:

 

  1. non fare lezione
  2. creare un clima disteso e sereno, mostrandosi amici degli allievi
  3. portarli a visitare l’istituto perché prendano dimestichezza con la nuova scuola
  4. leggere ad alta voce tutto il regolamento d’istituto, commentandone insieme i vari punti
  5. dal terzo giorno iniziare le attività specifiche opportunamente progettate, materia per materia, a patto che non si tratti di lezioni o comunque dello svolgimento di alcun programma

 

Noi di lettere architettammo il “progetto mongolfiera”. Entrai in classe annunciando a i mieie nuovi allievi di prima, che mi guardavano emozionati, impauriti e incuriositi: “Ragazzi oggi disegneremo una grande mongolfiera che si staglierà in un bel cielo azzurro!”

Distribuii fogli e pennarelli e invitai i ragazzi a riunire i banchi e a lavorare in gruppo; quando il lavoro fu terminato appesi l’enorme disegno su una parete della classe.

D’accordo, forse era un’idea criticabile. Forse potevamo pensare a un progetto diverso. Ma ci parve il migliore possibile, perfettamente in linea con le direttive ministeriali.

Credo che molti, tra noi insegnanti di lettere, di vergognarono.

Io ricordo che, tornando a casa, pregavo.

Pregavo Dio che nelle nostre nuove classi non ci fosse nessun ragazo intelligente perché, se ce n’era anche uno solo, noi insegnanti che figura ci facevamo?

Io il primo giorno di scuola facevo Virgilio.

Ma questo qualche anno fa, prima della Riforma, quando nessuno ci diceva che cosa fare il primo giorno di scuola e ognuno di noi se lo costruiva come voleva. Adesso non si può più. Strano, nella nuova scuola dell’autonomia ci tolgono completamente l’autonomia. Paradossi del mondo moderno.

Entravo in classe e ai miei nuovi allievi leggevo Virgilio, in gnenre l’inizio dell’Eneide. Naturalmente in latino, e in metrica. Lo so che nessuno capiva niente, ovvio, nessuno aveva fatto ancora latino e quei pochi che l’avevano fatto non possedevano certo gli strumenti per capire al volo Virgilio. Non volevo umiliarli, lo giuro, né farli sentire a disagio. Volevo solo dar loro l’idea di una grandezza, il balenare di un punto di arrivo molto alto, una specie di zenit a cui lo studio li avrebbe portati. Era come dire: avete scelto una scuola in cui si fa latino, bravi, faticherete per anni, farete cose difficili e a volte anche noiose, ma tutto questo vi porterà un giorno a leggere, capire e tradurre nientemeno che  Virgilio!

Mi sembrava che Virgilio fosse la migliore “accoglienza” di questo mondo.

E adesso perché mi fanno fare la mongolfiera?”

 

E adesso perché ci fanno fare la mongolfiera?!E dov’è finito Virgilio?

 

                                                             Silvana La Porta

 

 

 

 

 

 

 







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